roma a due ruote.

 tra via ostiense e via marconi il tevere passa lento e si prende il cielo dei palazzi alti e dei fili intrecciati dei treni. verso testaccio i murales  fanno svoltare l'occhio sui garage, i bar e  i ponti.

alti semafori piegano le braccia verso il parco ma le macchine sfrecciano e non hanno tempo per ammirare la signora che canta in bici sulla colombo, la ragazza che cammina veloce e stende le gambe sul paletto,   l'arco di piramide, i sampietrini , i balconcini sull'aventino, l'abbraccio del circo massimo.

a piazza sempione lei esce dal negozio, fuma e poggia le tennents sullo scalino, la finestra all'angolo mostra rilievi e dipinti che come fiori danzano tra una casa e l'altra.  

un baretto intorno a piazza dei navigatori racconta una storia d'amore tra tor marancia e ko samui, un angolo di serenità mattutina mentre la città corre senza sosta.

la signora a monte dei parioli scende elegante sull'atrio del portone, sorride mentre cammina, senza che i capelli spostino di un centimetro la pettinatura perfetta.

via della camilluccia si apre spavalda verso il nord, pineta sacchetti mostra le spalle di roma, la sua maestosa altezza circondata da alberi e cupole. 

aurelia, boccea, trionfale, si scende verso prati tra avvocati e cortili popolari, scooter potenti e turisti sorridenti.

lungotevere porta sulle spalle l'intera umanità che si intreccia ad ogni angolo, tra il rosso e il verde, da cola di rienzo si cade con gli occhi sula terrazza del pincio, il sole festeggia la piazza del popolo che brilla di caravaggio e bernini.

trastevere porta sulle strade il profumo dei fornai,  alla balduina una comunità di donne siedono ogni mattina per la colazione, mentre uomini eleganti sfogliano il giornale in attesa del caffè. 

piazza fiume è una sosta tra la vivace nomentana e la pià rilassante villa borghese. 

la salaria porta , tra mille semafori, nel cuore di vicoli primo novecento, fino a sfiorare il sapore d'autunno tra villa ada e villa glori, prima di portare il mento verso corso franci e via flaminia. ponte milvio apre gli occhi dei passanti e guida lo sguardo sulle pedalate sotto gli archi, i quadri sopra il tevere e i bar che fanno  gustare lo spazio  della piazza.

jeans stretti e vans ai piedi, lei fuma mentre parla al telefono,  di fronte lo stadio flaminio, il tram che passa con il 2 sulla testa.

un umanità vasta, colorita, genuina, a volte assente, pensierosa, preoccupata.

ma, tra i gesti di un rumoroso clacson e un braccio tatuato che esce dallo sportello, si infila timido il magico e genuino senso poetico del tutto.


tra i palazzi e le piazze, il cielo ampio e pieno di allegria, la storia che cammina insieme agli scooteroni, le canzonacce romane mostrano chitarre che volano oltre le macchine, l'esistenza scorre ..  ed ogni sosta mi mostra la pazza voglia di godersi la vita.


è tutto li il vero senso di ogni nostra disperata fuga, ansia, paura.

ad ogni semaforo, ad ogni dimenticanza, ad ogni distrazione, roma brilla e ci ricorda di quanto sia bella.

io mi perdo, la vivo con il naso all'insu, gli occhi assetati di rivedere l'immagine che ho appena ammirato.


come in un film, registro scatti e scene, non mi perdo niente di questa corsa, di questa folle descrizione di foto sfocate.

sento la terra vibrare sotto le nostre scarpe, sotto le ruote dei camion e dei bus, sento i sampietrini comunicarci resistenza, le cupole ci riempiono il cuore di immensità, infinito, pace. 





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