Roma è felicità.

guardo il cielo dalla finestra dell'autobus, poggio la testa sul sedile e mentre provo a rilassarmi vengo travolto dalla luce del colosseo. Anche in curva, da lontano o da vicino la sua bellezza ti perseguita, spaventa il suo sguardo sui rumore dei moderni passi, non si cura delle mode e del turismo, ha solo una voce, è la voce del mondo: sicura,  potente, calda, che abbraccia tutto. Te ne accorgi guardandolo da colle oppio, oppure da san giovanni, da circo massimo o da piazza venezia; ovunque tu sia, la sua ombra ti avvicina. 


dondolo e mi perdo ascoltando vinicio capossela, attraverso il cuore della città in bus e in tram, sotto le nuvole che poggiano macchie bianche sulle acque del tevere, vedo le foglie cadere sul ponte sisto e mi perdo, nel viaggio.

seguo le orme dei turisti che si fermano all'isola Tiberina, sorseggiano caffè alla trattoria Sora Lella, è un fresco sabato mattino di novembre, splendente di sole.

Roma di mattina, ha una luce tutta sua, è bellezza antica, un'aria silenziosa che calma gli affanni della settimana. Vado su fino al Gianicolo, Porta San Pancrazio, via Garibaldi e infine Accademia di Spagna.

di fronte la chiesa di San Pietro in Montorio Roma mostra tutti i suoi lati più eleganti: le cupole, i tetti, le terrazze, gli alberi e la luce dei balconi sono la cornice di un quadro dell'800, dipinti di un'epoca passata, paesaggi che allietano la vista.

Mi siedo, mangio una barretta di frutta e mi scaldo al sole. Una mostra fotografica dell'Accademia mostra il fuoco delle idee e dei sogni che hanno riempito di speranze e coraggio le strade della nostra storia, dal 68 in poi. Messico, Brasile, stati Uniti, Parigi, Roma, Monaco, Amsterdam .. ogni popolo ha avuto nei suoi giovani migliori la possibilità di cambiare il mondo.

tante cose sono cambiate, altre meno, alcune in meglio, altre in peggio.  quello che è rimasto uguale è un potere che non ascolta altro che la legge del profitto, mentre il popolo imbevuto e impaurito ha smesso di sognare e di scendere in piazza.

Esco dalle sale della mostra e trovo davanti a me la meraviglia architettonica firmata Bramante; un tempietto costruito per ricordare il martirio di Pietro, avvenuto secondo tradizione proprio qui, nel Monte d'Oro.

Un luogo di pace, mistico e magico, che si erge in tutta la sua geniale perfezione, poggiato sulle vette della città, sopra la terrazza di questo colle color giallo oro, ideale luogo di sosta tra un viaggio e l'altro.

Mi siedo, anche le scale imbarazzano per la loro sofisticata armonia, circondano il chiostro e proteggono Pietro.



scendo a Trastevere e mi fermo al Caffè della Scala. Lei è colombiana, ma si sente trasteverina. Da ormai 20 anni a Roma, con un figlio di 11, mi racconta con orgoglio il suo legame con la Madre Terra e la stretta unione con le donne trasteverine che l'hanno accolta e cresciuta.

Arrivo al Museo di Roma di Trastevere e mi fermo a vedere una mostra.

Lisetta Carmi ha 94 anni, con una voglia sempre più forte di ridere e raccontare.

Oggi non più attraverso le sue foto ma grazie alla sua voce: dolce, serena, amorevole e appassionata.
Più della fotografia ha amato la vita. E la vita, con tutte le sue facce e contraddizioni, l'ha voluta mostrare così com'è, nuda, cruda, vera.
L'ha voluta raccontare fotografandola, il modo migliore per dimostrare la verità. Quella che è andata cercando per tutta la sua esistenza. Voleva capire la vita e farla capire al mondo. 
 un intera esistenza passata a raccontare cercando di capire. un cammino che l'ha portata in mezzo ai bambini afghani, africani, palestinesi, indiani, irlandesi.. alle donne siciliane, agli anziani pugliesi, ai travestiti genovesi.
Ovunque ci fosse ingiustizia, sfruttamento o povertà lei ha portato i suoi occhi e lasciato i suoi scatti. Ha fotografato per raccontare al mondo la verità: la verità degli ultimi, dei poveri che sorridono, dei travestiti che amano, dei palestinesi che vengono massacrati. 

Ha percorso la sua vita portando sulle spalle la sua Leica e mettendo il cuore dentro gli occhi.
Un viaggio che l'ha portata un giorno in India da Babaji, un incontro che le ha cambiato la vita per sempre. Ha smesso di fotografare quando Babaji ha lasciato il suo corpo, ma in questa mostra restano i suoi occhi a raccontarci tutto l'amore di quell'incontro.

Ha ritrovato tempo per la musica, il suo primo grande amore. 

una mostra umana, che parla al cuore, che racconta il mondo con gli occhi dell'amore.


L'ho  vissuta con gli occhi di chi ha voglia di imparare a scattare per raccontare quello che ha nel cuore.

Una mostra che termina coi racconti dei bambini che disegnano i loro sogni in memoria delle Leggi Razziali.

" non siamo razzisti perchè noi vogliamo essere felici."


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