In viaggio con me stesso.

 Un viaggio dentro Roma in un pomeriggio di aprile.


Quando esco di casa resto sempre sorpreso dalla luce che mi accoglie. Da un po di tempo ormai sento sempre un aria di magia fuori,  la luce del cielo e le diverse temperature,  le atmosfere le sensazioni scatenano in me un senso di magia, resto catturato sa questa armonia. Ieri, uscendo nel tardo pomeriggio,  ho respirato un silenzio candido, una atmosfera serena, un cielo di un blu caldo intenso, neanche un filo di vento,  la temperatura ideale.
Oggi, più umido, più fresco e rigido,  ma un fresco confortevole, un cielo che lascia chiazze di azzurro dietro ai palazzi quasi a minacciare tempeste,  ma lasciando filtri di sole, nuvole, luci che riempiono l'aria e la vita dei passanti.

La vita è un viaggio con sé stessi.

Vado al bar per un caffè. Massimo il barista mi dice che stanno aprendo un nuovo centro wind. Sua moglie mi racconta le varie bollette e la decisione di togliere telefoni connessioni e altre spese. In attesa della metro scrivo poggiato in un angolo. Leggo qualche pagina del mio libro e osservo la straordinaria umanità che mi gira intorno.

La  ragazza che mi siede accanto ai piedi porta le dottor martins basse, calzini bianchi e jeans neri. Una coppia di stranieri guarda incantata le fermate della metro,  una giovane di colore mi guarda ridendo mentre scrivo, un altra giovane bionda con un gran cappello nero canta camminando.
Arrivo alla stazione di ponte mammolo, l'aria non è delle più tranquille. Ubriachi,  tossici, un miscuglio di razze che si ritrovano a condividere io disagio di vivere.
Fuori bancarelle e autobus. Vado a vedere i murales, poi salgo sul bus che mi porta alla lidl, per fare il volontariato.  Tra i sedili, giovani ragazze nigeriane, diversi gruppi dell'est, altri tipi rasati  con facce non proprio raccomandabili. Alla fermata della Togliatti,  sguardi spenti, volti che chiedono pace, nelle vie intorno al quarticciolo si registra una vita desolata, una roma sconosciuta e sola, abbandonata e affamata.

Mi fermo ad un bar della prenstina, una simpatica ragazza mi dice che l'avenaccino,  cappuccino con latte di avena è molto buono. Io mi rinfresco con una cedrata.  Cammino fino al supermercato.

Incontro una collega che insieme alla figlia ci da una mano con la spesa solidale per le famiglie in difficoltà. La volontaria che è con me mi racconta della vita con i figli, del periodo difficile della pandemia, degli amori adolescenziali e del dolore al braccio. Incontro una ragazA conosciuta ad una mostra dei musei capitolini, bionda sorridente e solare, mi presenta una sua amica e ci lasciano una busta piena di cibo, saponi e olio.

Le saluto e guardo il telefono,  leggo un messaggio che fa danzare il mio cuore. A volte basta vedere un volto su una piccola foto del telefono per capire che la tua vita sarà per sempre legata a quell'immagine li. Sempre.







La spesa solidale va avanti tra conoscenze e risate, scambi e gesti di affetto, gentilezza, condivisione. Sguardi, occhi umanitari, cuore che si gonfia mentre si allunga una mano, si lascia un aiuto,  un sorriso, una pacca sulla spalla.
.famiglie genuine, coppie giovani.. lei fa a lui... " ao, prima spesa insieme.. prossimo passo convivenza !" .. e lui.. " se ciao!!!"
Donne sole, amiche, comitive, signori del circolo di quartiere che si fermano a parlare con noi,  bambine che ci lasciano i pacchi, stranieri e straniere, studentesse che lasciano quello che possono,  in intero mondo che si alza in piedi quando l'amore chiama. Una sola patria che ha come bandiera questo enorme sentimento che unisce quartieri dialetti religioni sesso ideali e scelte di vita.
Quando le persone ci lasciano un aiuto vedo nei loro volti il sereno sguardo di chi ha tolto un peso dal petto e si è lasciato guidare dal cuore.

Cala il tramonto sul parcheggio pieno di macchine in fila.

Ii e Maria torniamo verso casa. Mi fa vedere dove abitava suo marito, dove abitava lei. Mi fa vedere un ombrellino nero con chiazze gialle: " questo me lo ha regalato mio padre poche ore prima di morire. Era il giorno del mio onomastico,  lo ha dato a mia madre per farmelo avere e se ne è andato a ballare al centro anziani. Tornato a casa, si è messo sul divano e si è spento.  Aveva 87 anni. Mai una malattia, mai una medicina,  si è divertito fino all'ultimo secondo."

Roma dopo il tramonto è una poesia da raccontare ai bambini.  Le strade vuote che lasciano entrare la luce del cielo tra le strisce pedonali e i pedoni, le ringhiere dei balconi,  le ville e i portoni, i gabbiani e i tassinari, i tizi fuori al pub,  le bici poggiate al muro.  Roma è un dipinto che cambia luce ogni giorno, e non mi stanco mai di seguirla nei suoi riflessi sempre diversi.

Cammino per gustarmi le ultime luci del giorno, tra le mura e le fortezze, le torri e le piazze.

Vado a letto insieme al mio libro,  sognando un suo abbraccio.













































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