Ancora Marocco.
Al mio lato destro siede un ragazzo marocchino che vive a ponte di nona da quando ha 12 anni. È sposato, ha una figlia. Sua moglie non lavora, è figlia del cugino di sua madre. Mi racconta che in marocco è usanza sposarsi tra cugini, cosi si resta in famiglia e si è piu al sicuro, ma ultimamente lo stanno facendo meno per via dei bambini che nascono malati o con malformazioni. Lui lavora come facchino in un hotel e come magazziniere in un supermercato. Non ha finito gli studi, sta tornando a fez per rivedere sua nonna, che ha 95 anni ed è malata. Vive a roma a casa della madre con sua moglie e la figlia appena nata, si chiama Ryaan, che significa basilico.
Alla mia sinistra siede una programmatrice romana che viene spesso in marocco, ama la Cultura che si respira qui, ha diversi amici dalle parti del deserto.
Mentre scrivo, per le strade di Fes, un interrotto concerto di corna muse circonda l'abitato di un rimto tribale, sembra quasi echeggiare nell'aria la forma di una danza mistica.
Conosco un signore di Fez che vive a roma e lavora in un hotel a bolzano. Una simpatia immediata, allegra, la voglia di conoscere chi va a visitare il loro paese mista a curiosità ed emozione.
Cammino rilassato in attesa dei controlli, ormai viaggiare non mi sposta piu di tanto l'agitazione interiore, mi sembra di camminare tra luoghi visti da sempre pur se non ci sono mai stato. Beato, mi lascio trasportare da questa onda di scoperte senza aspettattive, mettendo a tacere la mente e lasciando che l'anima di goda la strada.
Appena fuori dall'aeroporto di Fes la strada che si incontra è un brulicare di gente, vita, colori. Bambini che giocano, saltano, ragazzi che fanno partite di calcio in strada, chioschi, signore in turbante che siedono ai marciapiedi, ragazze in abtii lunghi colorati camminano agiate per le strade di notte, ragazzi in motorino senza casco, tavole per mangiare, botteghe, gatti, una vita cosi diversa ed eccitante ad ogni angolo che i miei non smettono di osservare quasi rapiti da un ipnosi che ti porta in altri mondi, dove ancora trovi ragazzi passeggiare con anziani, in religioso ascolto, i bambini ridono e ballano, le donne si ritrovano in strada a chiacchierare. È notte, in una strada appena fuori l'aeroporto, ma tutto sembra festeggiare, eppure è la normalità di ogni giorno. Passato il caos di strade diroccate, case abbandonate e ragazzi in infradito che fumano, ci ritroviamo in strade tranquille dove l'architettura arabeggiante tocca con grazia le porte di ogni villino, con archi, colonne e cancelli decorati.
Da qui entriamo nel centro, dove si respira piu tranquillità ma si perde il fascino di quella vita autentica. Hotel, Spa, polizia, caschi sui motorini, shopping center, ristoranti.
Entriamo nel quartiere antico, costeggiamo la fortezza e ci inoltriamo nei vicoli dove signori scurissiml prendono il te agli angoli delle strade.
Passando tra strette viuzze chi mangia panini chi siede sui motorini, barbieri sorridenti ci salutano, è notte ma tutto è aperto e vivo. Musica, ristoranti, chi gioca a pallone, bancarelle. Mi accoglie un ragazzo sorridente con un lungo abito ricamato con tessuti del sahara.
Vivrei ognj giorno parlando una lingua diversa e vedendo visi nuovi, culture altre, posti lontani. Il viaggio mi riporta sempre al cuore, alla vita.
Qui, nei luoghi dello sconosciuto posso essere chi voglio, un me che inizia e mi posso inventare un nome e una nazionalità, una storia e un perché. In viaggio sono sempre nuovo, una parte di me mai esplorata nasce e si muove come non avevo mai visto fare.
Nei luoghi che esploro conosco parti di me che non sono meno affascinanti. L'altro che incontro è cosi diverso da me che mi salta agli occhi la straordinaria chiarezza del nostro condividere il mondo: è il mio fratello mai conosciuto.
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