Ritorno a casa.
Mia madre si chiama Anna Rosa. Nonna scelse questo doppio nome per rendere omaggio a sua madre e alla madre di nonno. Una parte siciliana di Castelvetrano e l'altra romana di San Lorenzo.
Mio padre invece si chiama Cataldo, nome di uso comune a Rio Nero, in Basilicata, paese di origine dei miei nonni.
Sono due esempi di un Italia che non esiste piu se non nei libri di storia o nei film al cinema.
Mia madre prepara il pesto con pomodorini e olive, i peperoni come sa fare solo lei, le patate, i fagiolini, mi fa trovare calda una baguette morbida da accompagnare alle verdure e all'olio.
Dopo una scorpacciata di mignon che ho preso vicino casa, papà si ritira a riposare con il suo fedelissimo giornale.
io lei e bizio restiamo a parlare di cinema, libri, di eroi dimenticati come Pasolini, Letizia Battaglia, Giorgio Ambrosoli, che hanno lottato per proteggere questa terra da corruzione e malaffare, indifferenza e potere occulto.
Dopo pranzo raccolgo le foto di famiglia per cercare una foto di me piccolo che gioco sotto casa, tra le aiuole. Tra le varie carte, trovo le lettere di Stefano quando vivevo in Belgio, cartoline dei miei viaggi, feste con gli amici, lettere delle ex. Cerco a fondo e trovo un quaderno di mia nonna del 1975, quando ancora dovevo nascere. " voglio raccontare con questo diario la storia della mia vita." Lo mostro a mamma, che rimane sorpresa.
Viaggiamo tra i ricordi delle nostre vacanze a nettuno, in quel grande terrazzo che affacciava sul porto dove venivano tutti gli amici a trovarci per grandi tavolate e lunghi pranzi.
Le vacanze in montagna con il nostro cane ulisse, in Germania dai cugini, in francia da zio, le comunioni, i matrimoni, nonna e mamma al pontile di Fiumicino, Mamma che appena sposata tiene con una mano la testa di Rino, un amico carissimo, con l'altra accompagna i fiori sotto il suo naso in un gesto che esprime una femminilità antica e tenera, protettiva e dolce, che accoglie l'uomo con tutte le sue sovrastrutture e lo guida per mano in un mondo delicato, quasi fatato.
Passiamo 3 ore a ridere ed emozionarsi, commuoverci e ricordare, bizio ritrova vecchi amici, vecchie fidanzate, " aò, me sta a veni na malinconia!!"
io che parlo con nonno, in piscina con zia, in terrazza con nonna, io che gioco a calcio in belgio fotografato dalla signora che mi ospitava e mi aveva trovato una squadra locale, sapendo la mia passione per la pelota.
Mamma cerca disperatamente le foto di Nettuno in cui vengo premiato come miglior calciatore, si ricorda di una giornata emozionante, in cui tutti mi applaudirono e io restai rosso dalla vergogna.
Dopo ore di ricerca troviamo queste foto con mamma splendente, felice e abbronzata, io imbarazzato e timido. Riuscì a fotografare l'attimo che calcio e mando la palla in rete, con portiere battuto.
Si sveglia papà, partecipa anche lui al gioco dei ricordi, un pomeriggio di quelli intimi e pieni di calore, un amore che quasi abbraccia se stesso quando si ricorda che casa è dove tutto nasce e dove tutto si annoda, dove tutto si annoda e tutto si scioglie. Qui nasce tutto, puoi fare mille percorsi e mille viaggi ma tutto ti riporta sempre qui, a dove sei nato, come e con chi, come sei cresciuto, che aria si respirava , che parole e che emozioni ti hanno sfiorato e condizionato il carattere e le difese, cosa ti ha ferito e curato, cosa ti ha protetto e abbandonato.
L'amore, è prendere per mano la casa dove sei nato e cullare i ricordi come un bambino che vuole essere visto e piange per le mancate attenzioni. Se usciamo dal giudizio, se comprendiamo la storia di chi ci ha messo al mondo, le loro sofferenze e i loro strumenti, se entriamo in profondità, con il cuore e non con la mente, troviamo tutte le risposte. Abbiamo scelto noi, prima di nascere, questa casa qui, questi genitori che ci stavano aspettando, con quelle storie familiari e karmiche dietro, con quei caratteri e quelle immagini di amore che hanno formato il loro imprinting, e passato a noi.
Un figlio, che esce da quello schema familiare, cura non solo se stesso e la famiglia intera, ma anche le generazioni che ci hanno preceduto. Chi è consapevole può fare un salto che libera i vincoli di anime appese da troppe vite. Il salto lo si fa perdonando, andando al cuore, comprendendo la storia animica e familiare, sciogliendo i nodi attraverso i gesti e le parole, gli abbracci e la totale accettazione, la gratitudine per essere stati accolti e per averci permesso questa esperienza evolutiva. E, allo stesso tempo, uscire dal vincolo, farsi da parte da quel nodo che bloccava la naturale evoluzione della mia anima che è distinta ma non separata, unica ma connessa alle altre. Esco da quello schema familiare, da quell'imprinting e da quelle immagini impresse nella coscienza collettiva, mi libero dai condizionamenti scegliendo cio che mi indica il cuore e non cio che volevano i genitori perchè abituati a fare cio che volevano o non volevano i loro, scelgo la strada indicata dalla mia anima, che per evolversi e fare questo passo, aveva bisogno proprio di questa famiglia.
Mostro a mio padre la lettera di nonna, si mette gli occhiali e inizia a piangere. Nonna, nel diario parla con dolore di una sorella andata a vivere in america negli anni 20, e mentre leggo quelle parole, mi immergo in una sensibilità ancestrale, un mondo disperso ma ancora integro al mio sguardo, al mio sentire.
Io, Cataldo e Anna Rosa ( per tutti Aldo e Anna ) , usciamo a fare due passi, camminiamo per la via di casa, mamma mi mostra un nuovo negozio di mobili e antiquariato che la incanta. Mi stringe il braccio.. " che bello questo pomeriggio tutti insieme."
Ci fermiamo per un gelato, chiedo ai miei se hanno piu visto Lia, la mamma di Fabio, il mio amichetto del cuore, il primo amico, mi abitava davanti, ed è nato il 10 maggio 1976, un giorno dopo di me.
Ci gustiamo il gelato, un cagnolino viene a giocare da noi, il padrone ci mostra i suoi 5 cani, è andato al canile e il primo che ha visto se lo è preso, l'altro, essendo il piu anziano. " il nostro è un servizio che facciamo per loro, quelli piu anziani non li vuole piu nessuno, finiscono per vivere senza amore. Quello che ti restituiscono è impagabile." Amoz, il piccolo, resta sotto la panchina con noi, e non vuole andare via, finche non viene preso in braccio mentre i suoi occhi profondi come il mare restano a fissarci.
Mentre siamo rilassati a gustarci un pò di vento leggero, arriva Lia, la mamma di Fabio. Ci diamo un grande abbraccio, non la vedo da tanto, non la vedevano i miei, e poco dopo che l'ho nominata, mi appare davanti, una veste rossa, abbronzata di quella saggezza degli antichi, quel sorriso caldo di una donna forte. Mi parla di Fabio, dei nipoti, del quartiere che cambia, mi chiede come mi trovo in un altra zona, se mi sono sposato. Prima di andare via mi da un abbraccio di quelli che non dimentichi, di quelli che ti riportano alle giornate che richiamava il figlio per cena, alle feste in casa, i compleanni festeggiati insieme al figlio. " valè, spero di rivedette, mi ha fatto proprio tanto piacere."
mi giro, e vedo papà che piange.
Papà ormai ha liberato tutta la sensibilità che ha tenuto racchiusa dentro per una vita intera, si è liberato da quella corazza di mostrarsi duro e mai fragile, ora la fragilità è la sua grande forza.
Torno verso casa, rivedo paolo, il ragazzo che abita con me, dice che da giorni sono introvabile. " valè, ma hai fatto un digital detox?"
questo ragazzo credo sia un' anima molto antica, sente come uno grande, agisce e osserva la realta con occhi lucidi, di persona consapevole.
" valè capisco perfettamente quello che dici. Le distrazioni che abbiamo sono troppe, io non ho nessun social, passare del tempo a a scrollare per vedere cosa fanno gli altri non mi interessa. Chi mi dice che senza instagram sono fuori dal mondo io rispondo che posso vivere senza, mi informo da me e spesso so molto di piu di chi sta tutto il giorno connesso. Anche perchè se studi da te, quella conoscenza si imprime piu facilmente nella memoria. Purtroppo la mia generazione nasce con questo, non sappiamo rapportarci a cosa c'era prima e a come fare senza, vorrei fare una delle tue esperienze, dei ritiri in cui stacco per capire anche a cosa posso dare spazio."
- sai paolè, tu sei nato nell'era digitale. La colpa è della mia generazione che non ha saputo combattere un sistema che ci stava piegando dentro una stanza in fondo ad uno schermo, per ribellarci coi like e i commenti anziche nelle stanze dove decidono tutto. Ci danno ogni giorno un piatto nuovo da mangiare e noi ci cadiamo azzuffandoci uno contro l'altro per arrivare prima all'osso. Ci tolgono l'aria con un click e noi ci facciamo i selfie credendoci anche fichi e ribelli. Tu sei una rarità, la tua generazione si è lasciata indebolire da questi strumenti e non si ribella piu, non sa neanche come farlo. Una volta usavano il terrorismo, poi l'eroina, ora hanno trovato una strategia piu subdola, senza mettere bombe ne riempirci di droghe, lasciano che siamo noi farci del male da soli, facendoci credere che siamo liberi con accesso illimitato ad ogni nostra fantasia, liberi di servirli come umili soldati che consumano e la pensano tutti uguali. La vera svolta sarebbe unire la mia generazione con la tua e insieme creare una nuova consapevolezza, è l'unica arma che davvero spaventa il potere, e che farebbe la guerra mondiale pur di non lasciar passare.-
Commenti
Posta un commento