Riprendiamoci la vita.

Questo é il titolo di un film che ho visto pochi giorni fa, regia di Silvano Agosti, secondo me un maestro, una sensibilità straordinaria,  un uomo "illuminato", nel senso buono. Raccontato con cura e passione, è una fotografia di un periodo storico, dal 1968 al 1978, che purtroppo non ho vissuto ma di cui avrei tanto voluto esserne parte.

Trovarsi in un tempo senza muri. Un tempo dove il ballo, il corpo la natura e la fratellanza erano valori semplici, condivisi da tutti. Quel capello lungo, quasi a dire me ne frego delle vostre cravatte dei vostri uffici e le vostre macchine, quel sorriso lanciato in aria, quella mancanza di paura ha fatto la storia. la vera rivoluzione non é cambiare i governi ma cambiare le menti. Oggi non sono rimasti molti a pensarla come quei giorvani coi jeans a campana e le camicie a fiori. Eppure, anche se solo un figlio ha ancora in fondo al cuore un po' di poesia il merito è solo loro.Attraverso la musica, la partecipazione,il risveglio spirituale politico e sociale,un'intera generazione trascinó dietro di sé una società che correva verso quel progresso oggi seduto sulle nostre schiene come un macigno. hanno fermato una generazione per fermare il cambiamento: gli scioperi, i diritti dei lavoratori, il tempo libero per godersi la vita e la propria creatività, la dignità delle donne, i lavoratori sfruttati in ogni angolo del mondo, figli liberi dai padri, mogli dai mariti, animali dai macellai, la natura dal cemento, il corpo dai vestiti, i sogni dai soldi, i sorrisi dai pensieri. Una società di giovani che interveniva per cambiare le università, per smuovere le coscienze impolverate da professori politicanti, per slacciare i legami con il vecchio mondo che incatenava detenuti senza fornire cure assistenza o alternative, che chiudeva donne in casa e menti in chiesa, che paralizzava pazienti con disturbi psichici utilizzando elettroshock e botte. La pace anziché la guerra, l'amore anziché la violenza, la musica anziché la tv, gli spazi aperti anziché gli uffici, le bici anziché le macchine, aiutare il prossimo anziché lavorare dentro fabbriche che sfruttano operai e riempiono di tumori le ossa e i cuori, per aziende che finanziano guerre, povertà, ingiustizie sociali. Poche semplici regole, che proprio la politica ha voluto fermare, perché portavano al bene sociale, al benessere condiviso, allo stare insieme e non contro. Divorzio, aborto, salari, rivendicazioni, tempo libero, voto, assemblee, carceri, ospedali, guerra, ovunque ci fosse ingiustizia c' erano questi ragazzi dai più disprezzati e classificati violenti, sfaticati e drogati. Così sfaticati da portare la musica e il teatro in ogni piazza, la poesia in ogni cuore, i libri in ogni camera, i sogni e le possibilità in ogni pensiero, un pensiero libero senza condizionamenti conservatori e borghesi, senza filtri perbenisti.Hanno così inventato terrorismi  per portare bombe paura guerra e rifondare l' ordine sociale precostituito. Con la paura hanno ripreso in mano la nazione, e così ovunque nel mondo.Abbiamo avuto un' Italia che univa studenti e metalmeccanici, casalinghe e rockettare,  nord e sud, maschi e femmine, bianchi e neri, dove ci si informava per essere,dove si incentivava l'innovazione per diventare più liberi e non più schiavi, dove si viveva in strada e non negli uffici, dove si studiava per la propria vita e non per un posto in banca, dove si cercava un benessere spirituale, dove si viveva di musica e amore, poesia e libri, filosofia e attivismo politico,si pensava che la cultura potesse salvare il mondo. Un mondo di giovani ribelli che non avevano paura di dare un volto alla speranza, mostrarla ai propri genitori e alle televisioni del sistema, alle famiglie che restavano a guardare preferendo di giudicare anziché seguire il vento della libertà. La chiesa piegava le teste dei fedeli e la politica uccideva Moro, la cia si spartiva il mondo su ordine di chi oggi ci mette lo spread sopra le teste, per non farci più avere il tempo di cercare la bellezza. Oggi abbiamo cancellato ogni sogno urlato da quei ragazzi coi capelli lunghi sopra le camicie a fiori e i calzoni a zampa d'elefante, le chitarre sopra le spalle e il sorriso steso sul mondo. Ma abbiamo qualche risultato ottenuto grazie a quei ragazzi, e di quelle battaglie vinte oggi ne possono beneficiare giovani
che forse neanche conoscono l'esistenza del 68. Un periodo storico vissuto con grande coraggio dal miglior esercito mai esistito,  quello della pace. Un esercito che viaggiava in india per calmare la mente e posava fiori sui carri armati del grande capitale, il governo mondiale che arresta ogni tentativo di riflessione. Ad avola furono uccisi operai in lotta, dopo pochi giorni alcuni attivisti tirarono uova contro le pellicce piene di animali torturati, proprio come quei coraggiosi operai in lotta per un salario dignitoso. Oggi abbiamo i social e un infinita paura di uscire per dire chi siamo e cosa vogliamo, il sistema  per controllarci e tenerci buoni mette tornelli e videocamere in strada in metro allo stadio sui semafori e in ogni piazza. Ci illude di essere liberi dandoci un pc e un account gratuito per essere social ma non sociali, né quantomeno socialisti. Ci riempie la vita di tasse rate e multe e  le tasche di carte di credito, soldi inventati e rifiuti mai smaltiti. Quanto avrei voluto vivere quei cortei e sentirmi parte di quella coraggiosa comunità di spiriti liberi, di artisti della vita, di incantati ragazzi dalla bellezza dei sogni, di cantanti spensierati della più autentica ribelle e fastidiosa felicità.


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