Viaggio in metro.

Mi diverte viaggiare in metro. Passo, osservo le stazioni che circondano la città.. i vicoli di monti, la piramide egiziana.. quelle che ti lasciano sopra il circo massimo, quelle che ti mettono seduto a guardare l anfiteatro flavio. Che poi, chissà perché, tutto quello che fai, alla fine ti sembra sempre uguale, scontato, normale. Anche se quello che vedi, è una bellezza patrimonio mondiale, che rende felice occhi danesi bulgari russi e cinesi.
Esci dalla porta, osservi chi ti spinge, chi si mette la cuffia, chi legge, chi litiga,chi chiama, chi chiede soldi, chi aspetta chi ha fretta..  chi resta, chi va, chi ha lo zaino di scuola, chi torna da un viaggio, chi ritrova casa, chi non vede l'ora di lasciare, ragazza e città. Chi osserva i binari, i colori degli spot e  i dipinti sui treni. Puoi sentirti in viaggio ovunque,  e te ne accorgi quando apri gli occhi.
Un giovane si guarda dal finestrone, alza lo sguardo, poi il colletto della polo, il suo amico ride, arrivano le ragazze, uno mette il cappuccio e le grandi cuffie sulla testa, le scarpe spostano i testi dei versi rap che li fanno sentire padroni del mondo, come se nessuno dei grandi potrà mai capire quello che sentono loro. I murales dei giovani romani attraversano la città, si gira a piedi, bombolette spray, skate e nessun biglietto in tasca, mamma chiama, lui gira il cappello all' indietro e prosegue il passo, non ha voglia di ripassare la lezione di storia, alza il volume, il cielo del gazometro stende la sua luce sopra la fermata di san paolo,una foto coglie il tramonto nel cuore del ponte che si snoda tra ostiense e garbatella, le birrerie aprono, gli zaini si posano sui tavoli, la siga accende i volti dei ragazzi che aspettano un momento da ricordare per sempre. Arriva lei, e nessuno ha il coraggio di dirle quanto é bella..  la birra resta nel bicchiere,  il capello sposta la riga a toccare la rasatura, parte la musica, si scatta una foto. I giovani comunicano una vitalità che se mantenuta da grandi rende più leggera ogni avventura della vita. Sono lo specchio di ciò che ci manca, di ciò che andrebbe fatto.
Arrivi sotto casa, il tuo amico ti raggiunge, ascolti il disco che vi unisce, poi la strada si apre nel suo spazio colorato di idee e rabbia. Un racconto di una generazione passa attraverso slogan che si salutano su un muro, la Moda dei saluti e dei jeans stretti si perde nella ricerca di una propria identità soffocata da un account Facebook. Un cantante diventa un leader che la politica non sa più trovare, diventa una manifestazione di ideali non cercati, non disperatamente sognati. Le comitive non esistono più. Esistono i gruppi whatsup, i gruppi facebook, le app per incontrarsi. Pochi studenti cercano ancora di uscire dalla moda menefreghista per trovare un senso alle cose più profonde che circondano le scelte della vita di domani.

Il treno passa sotto le finestre, il saluto dei ragazzi incrocia i pugni pieni di anelli e tatuaggi, " bella frate",  il telefono squilla, la musica torna alle cuffie, mamma chiama ancora, perché non le ho detto quanto è bella, lungotevere scorre sotto i motorini e le scritte di amore infinito, nessuno scrive più di rivoluzIone, restano solo ashtag e vip da emulare.

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