Il Giorno del Dalai Lama.

La vita, a volte, ti presenta occasioni quando non le aspetti. Circa un mese fa, volevo tornare al tempio dove risiede il Dalai Lama per avvicinarlo, vederlo bene e toccarlo. Ho sentito che stavo forzando qualcosa che doveva accadere naturalmente, stavo cercando di soddisfare a tutti i costi un mio bisogno. Così ho rinunciato. Un giorno, inaspettatamente, la monaca annuncia:" è un evento, raro, siete fortunati e privilegiati. Sua Santità Il Dalai Lama vuole incontrarvi domani nella sua residenza. " L'esultanza della sala ha fatto sorridere ancora di più il Budda della compassione che dall' alto veglia su di noi. La mattina mi sveglio, meditazione, colazione e poi tutti in cammino. Dal nostro silenzioso bosco giungiamo in città, guardiamo gli altri correre e ci sembrano alieni, le loro urla ci fanno sorridere, il suono dei clacson accompagna il nostro passo lento e rilassato, in completo silenzio. Maglia e pantaloni, senza soldi né telefoni. L'ingresso é sempre toccante, le immagini più strazianti sono quelle dei giovani tibetani che hanno perso la vita dandosi fuoco per richiamare l'attenzione mondiale sull'invasione brutale della Cina. 18 anni, 20, 21.. in alcune immagini ci sono le loro ultime righe: " caro papà, se non posso vivere da uomo libero in un Tibet libero, meglio morire. "
Il giro intorno al tempio è una camminata tra gli alberi, ruotando i mantra che girano ininterrottamente e toccando le bandierine che attraverso il vento trasferiscono al mondo la loro secolare saggezza. È una passeggiata nel verde, tra i colori delle ruote, le bandiere e le foglie,  tra signore tibetane anziane che zoppicando tengono strette nella mano il prezioso mala, il rosario tibetano usato per recitare om mani padme hum. Il silenzio ti cambia le percezioni, dopo 6 giorni senza parlare, piombare nel caos è stato uno shock, ma anche una sfida affascinante. Ci sistemiamo, aspettiamo. Finché arriva il turno nostro. Lo vediamo arrivare in compagnia del suo solito sorriso, si avvicina saluta e si piega verso i nostri insegnanti. Tutti sono intimiditi, fermi. Io dentro di me, dico:" ma quando mi ricapita?" Allungo la mano il più possibile, si gira mi guarda, e la stringe forte, con indimenticabile gentilezza. Ho stretto la sua mano e mi sono ritrovato solo, in completo silenzio, davanti a lui. tutta la folla era sparita dalla mia vista. Una sensazione di gioia e pace assoluta. Poi è iniziato il dibattito, ascoltarlo è sempre illuminante:" Sono un semplice monaco che ogni giorno pratica la realizzazione dell' impermanenza. Quando compio gli anni mi ricordo sempre la natura delle cose. Nascita, malattia, vecchiaia, morte. La relatività dell'esistenza. Compassione significa sentirsi responsabili della vita degli altri. Preferire la loro felicità alla nostra. Fate qualcosa per gli altri. Ciò che potete." Poi rivolto a noi, ci regala saggi consigli come fosse un padre:" voi del Tushita, studiate, impegnatevi, segnatevi ciò che imparate. È importante trasformare le emozioni se volete trasformare la mente, trasformate le emozioni negative in emozioni positive." Torniamo al nostro silenzio, in cammino verso il Tushita. Sorrido ad ogni passo, colmo di gratitudine. Le cose capitano quando plachi i tuoi desideri, Meno chiedi e più ottieni. una vita veramente felice si può vivere solo desiderando la felicità dell'altro.

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