Salento.
Questi giorni in Salento sono stati una parentesi interiore che ha aperto nuove porte del cuore. Non mi capitava da tanto di camminare in giro con le mie cuffie lo zainetto e una penna e guardare il mondo senza poi spostare lo sguardo verso dentro.
Gli occhi quando ritrovano l'amore sono fari sul mondo, luce che trova dimora nel proprio riflesso, trovano casa in uno scoglio sul mare, in un angolo barocco, in un foglio lasciato sul tavolo, in una dedica sul libro, in un dipinto.
L'amore è folle, non conosce lentezza. Vola, viaggia, si lancia, strilla, strappa, concede, si concede, è senza freni, è vita, piena vita che spacca le resistenze e scioglie ogni attimo nel per sempre.
Ho vissuto giorni solitari con lo zaino sulle spalle e la mente tra le nuvole. Le bianche pietre di questa città barocca costringono ogni sguardo a salire verso il cielo, tra i balconi e le finestre, i musi della lupa e le porte di ogni ingresso.
Mi sono arrampicato con i pensieri a cercare l'anima di questo posto e non l'ho trovata; Lecce, ha un vestito bianco e antico, ma interiormente ha perso incanto. La mia sensazione è di una zona turistica che guarda all'altro con freddezza e distacco, senza curiosità né interesse. Mi sono ritrovato spinto da persone che saltavano la fila per un caffè, tazzine sbattute, sguardi annoiati, un approccio molto.condizionato da uno stress a cui secondo me una realtà cosi antica e piccola non era abilitata. Si sono ritrovati in pochi anni con milioni di persone ogni giorno, tutti intorno a chiedere cose. Le grandi città vivono uno stress piu pesante ma paradossalmente lo subiscono meglio, è una cultura talmente entrata dentro che lo si gestisce anche col sorriso.
Da lecce sono andato a torre dell'orso, i pullman funzionano benissimo, puntuali ed efficienti.
Salgono tanti ragazzi africani che ogni giorno fanno il viaggio per le spiagge cercando di vendere i loro tappeti, pareo o asciugamani. L'autista scherza con loro, li chiama per nome, saluta i guardiani delle ville dal finestrone, racconta di fare ogni giorno 350 km, lungo la via litorale e zone limitrofe. Dalla parte opposta altri africani raccolgono pomodori nei campi, sotto il sole.
Siede accanto a me una ragazza di milano, è qui per un ritiro di yoga, lavora a Bruxelles al parlamento europeo. Parliamo della realtà italiana, dei preconcetti e la vita stimolante in contesti internazionali.
Scendo in mare, cammino metto le cuffie e vado verso la spiaggia.
L'acqua è trasparente, una piscina che resta una tavola tutto il giorno, sfumature di blu che fanno sognare gli occhi. Nuoto dentro questa bellezza abitata da numerosi pescetti che si intrecciano e mi sfiorano i piedi.
Medito ascoltando le onde, mi perdo in questa beatitudine.
Nel pomeriggio mi sposto a destra, cammino in acqua fino a sentire il soffio delle due sorelle, imponenti rocce sedute in acqua a sorvegliare il panorama intatto e incantato. ogni persona che entra in acqua È un tuffo dell' uomo nella bellezza della vita.
Mi trovo una caletta in fondo, di fronte a queste giganti forme che diventano grotte, resto sdraiato a leggere, poi salgo sopra i sassi piu spigolosi per fotografare i confini di questo mondo magico.
Esco camminando tra le strade isolate, entro con la mente nella casa della gente, cerco un domani nei bambini che dondolano da un altalena, immagino la vita silenziosa di queste zone di mare.
Sul bus del ritorno conosco Elvis, anche lui di Milano, ma di origini albanesi.
Responsabile di una linea di abbigliamento, mi racconta le sue scoperte in puglia, la voglia di evadere dalla vita incastrata negli orari delle multinazionali e delle corse continue, un bisogno di stacco vivendo on the road nella natura della Puglia, tra calette e rocce.
La.sera ci vediamo per una passeggiata nel centro di Lecce; ci raggiunge sua cugina, anche lei albanese che vive qui da anni.
Ci mostra la piazza dove vanno gli universitari, alcuni scorci e vicoli che non conoscevo.
Anche lei mi parla della freddezza di Lecce, mi racconta delle impronte albanesi sulla città, dai simboli alla difesa dai turchi.
Mi parla degli arbereshe, un antica popolazione italo albanese stanziatesi qui dopo la conquista turca dell'Albania. Un'etnia con tradizioni usanze e cultura gelosamente conservate, la punto che fu portata la Chiesa con rito bizantino proprio qui a Lecce. Elvis aggiunge come sia paradossale che proprio qui dove l'accoglienza fu un valore prezioso oggi si sia persa la connessione tra le persone.
Visito Gallipoli, che mi affascina per le sue chiese, i vicoli e le piazza, il castello sul mare ma soprattutto per avere la spiaggia proprio nel cuore del centro storico.
Finisco a Lecce il mio soggiorno in Salento, camminando tra le vie del centro, passo al Duomo poi a Santa Croce, mi fermo ai giardini comunali, scrivo e faccio qualche foto.
Verso l'imbrunire, la luce della città è magica.
Mi fermo in una piazzetta a sorseggiare un bicchiere di Negroamaro davanti alle pietre scolpite sulle chiese e i palazzi.
Rifletto sul senso della profonda libertà, sulle scelte che cambiano per sempre le tue impronte sul mondo.
L'importanza di ridere è un patrimonio non di tutti.
Siedo in bus sulla via del ritorno.
Aspetto che un giorno diventi un momento, un bacio un silenzio, un sogno il risveglio.
In ogni incontro, in ogni sguardo, vedo scorrere la vita.
Ed è quella che amo fotografare.
Per ricordarmi chi sono. E cosa ci faccio qui.
Gli occhi quando ritrovano l'amore sono fari sul mondo, luce che trova dimora nel proprio riflesso, trovano casa in uno scoglio sul mare, in un angolo barocco, in un foglio lasciato sul tavolo, in una dedica sul libro, in un dipinto.
L'amore è folle, non conosce lentezza. Vola, viaggia, si lancia, strilla, strappa, concede, si concede, è senza freni, è vita, piena vita che spacca le resistenze e scioglie ogni attimo nel per sempre.
Ho vissuto giorni solitari con lo zaino sulle spalle e la mente tra le nuvole. Le bianche pietre di questa città barocca costringono ogni sguardo a salire verso il cielo, tra i balconi e le finestre, i musi della lupa e le porte di ogni ingresso.
Mi sono arrampicato con i pensieri a cercare l'anima di questo posto e non l'ho trovata; Lecce, ha un vestito bianco e antico, ma interiormente ha perso incanto. La mia sensazione è di una zona turistica che guarda all'altro con freddezza e distacco, senza curiosità né interesse. Mi sono ritrovato spinto da persone che saltavano la fila per un caffè, tazzine sbattute, sguardi annoiati, un approccio molto.condizionato da uno stress a cui secondo me una realtà cosi antica e piccola non era abilitata. Si sono ritrovati in pochi anni con milioni di persone ogni giorno, tutti intorno a chiedere cose. Le grandi città vivono uno stress piu pesante ma paradossalmente lo subiscono meglio, è una cultura talmente entrata dentro che lo si gestisce anche col sorriso.
Da lecce sono andato a torre dell'orso, i pullman funzionano benissimo, puntuali ed efficienti.
Salgono tanti ragazzi africani che ogni giorno fanno il viaggio per le spiagge cercando di vendere i loro tappeti, pareo o asciugamani. L'autista scherza con loro, li chiama per nome, saluta i guardiani delle ville dal finestrone, racconta di fare ogni giorno 350 km, lungo la via litorale e zone limitrofe. Dalla parte opposta altri africani raccolgono pomodori nei campi, sotto il sole.
Siede accanto a me una ragazza di milano, è qui per un ritiro di yoga, lavora a Bruxelles al parlamento europeo. Parliamo della realtà italiana, dei preconcetti e la vita stimolante in contesti internazionali.
Scendo in mare, cammino metto le cuffie e vado verso la spiaggia.
L'acqua è trasparente, una piscina che resta una tavola tutto il giorno, sfumature di blu che fanno sognare gli occhi. Nuoto dentro questa bellezza abitata da numerosi pescetti che si intrecciano e mi sfiorano i piedi.
Medito ascoltando le onde, mi perdo in questa beatitudine.
Nel pomeriggio mi sposto a destra, cammino in acqua fino a sentire il soffio delle due sorelle, imponenti rocce sedute in acqua a sorvegliare il panorama intatto e incantato. ogni persona che entra in acqua È un tuffo dell' uomo nella bellezza della vita.
Mi trovo una caletta in fondo, di fronte a queste giganti forme che diventano grotte, resto sdraiato a leggere, poi salgo sopra i sassi piu spigolosi per fotografare i confini di questo mondo magico.
Esco camminando tra le strade isolate, entro con la mente nella casa della gente, cerco un domani nei bambini che dondolano da un altalena, immagino la vita silenziosa di queste zone di mare.
Sul bus del ritorno conosco Elvis, anche lui di Milano, ma di origini albanesi.
Responsabile di una linea di abbigliamento, mi racconta le sue scoperte in puglia, la voglia di evadere dalla vita incastrata negli orari delle multinazionali e delle corse continue, un bisogno di stacco vivendo on the road nella natura della Puglia, tra calette e rocce.
La.sera ci vediamo per una passeggiata nel centro di Lecce; ci raggiunge sua cugina, anche lei albanese che vive qui da anni.
Ci mostra la piazza dove vanno gli universitari, alcuni scorci e vicoli che non conoscevo.
Anche lei mi parla della freddezza di Lecce, mi racconta delle impronte albanesi sulla città, dai simboli alla difesa dai turchi.
Mi parla degli arbereshe, un antica popolazione italo albanese stanziatesi qui dopo la conquista turca dell'Albania. Un'etnia con tradizioni usanze e cultura gelosamente conservate, la punto che fu portata la Chiesa con rito bizantino proprio qui a Lecce. Elvis aggiunge come sia paradossale che proprio qui dove l'accoglienza fu un valore prezioso oggi si sia persa la connessione tra le persone.
Visito Gallipoli, che mi affascina per le sue chiese, i vicoli e le piazza, il castello sul mare ma soprattutto per avere la spiaggia proprio nel cuore del centro storico.
Finisco a Lecce il mio soggiorno in Salento, camminando tra le vie del centro, passo al Duomo poi a Santa Croce, mi fermo ai giardini comunali, scrivo e faccio qualche foto.
Verso l'imbrunire, la luce della città è magica.
Mi fermo in una piazzetta a sorseggiare un bicchiere di Negroamaro davanti alle pietre scolpite sulle chiese e i palazzi.
Rifletto sul senso della profonda libertà, sulle scelte che cambiano per sempre le tue impronte sul mondo.
L'importanza di ridere è un patrimonio non di tutti.
Siedo in bus sulla via del ritorno.
Aspetto che un giorno diventi un momento, un bacio un silenzio, un sogno il risveglio.
In ogni incontro, in ogni sguardo, vedo scorrere la vita.
Ed è quella che amo fotografare.
Per ricordarmi chi sono. E cosa ci faccio qui.
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