Marrakesh.

Io il taccuino e l'aeroporto. Tre immagini che unite insieme hanno la forma della felicità. Mi sento a casa. Guardo il mondo che viaggia e mi sento parte di ogni sguardo, è la risposta piu potente ad ogni guerra, ogni separazione, chi ha imparato a viaggiare sa cosa vuol dire mettersi nelle scarpe dell'altro, bagnarsi dentro la sua pelle, esserne parte. Se impari a sentire con un solo corpo e a parlare una sola lingua realizzi cosa siamo venuti a fare qui, realizzi cosa siamo e di cosa siamo, fai esperienza del puro e sconfinato amore.

Parlo al telefono con mia madre.. mentre un gentile tipo coi baffi ride e mi serve il tè alla verbenia. I momenti di trascurabile felicità, parlare del quotdiano con mia madre che è in italia mentre davanti a me scorre allegra la vita dei mercati nella medina di Marrakesh. " che bello sentirti cosi felice, le foto cosi piene di colori!!" 

Sono nel cuore della medina, a marrakesh. Piove forte sulla mia testa, a scaldarmi è un'umanità che si ferma, chiude le serrande e si mette in preghiera. Resto sotto la pioggai a guardare questa scena, una piazza piena, centinaia di commercianti fermano il lavoro per inchinarsi sul cemento, avvocati, artigiani, fruttivendoli, mendicanti.. uniti, in preghiera. Qui, ogni piu piccola azione del quotidiano ha a che fare col Divino, lo respiri nell'aria, senti questa connessione con qualcosa di piu grande di questo breve periodo che trascorriamo qui con un corpo fatto di ossa destinate a diventare polvere.

Mi diverto ad entrare in questo affascinante mondo. Mi perdo nella jara el fna, tra incantatori di serpenti, maghi, giochi, donnone che fanno tatuaggi o trecce, musicisti, bancarelle di frutta, caramelle, spezie . C'è vita tutto il giorno, la gente ti chiama, non sono mai invadenti, sempre allegri, gentili, col sorriso. A colazione 3 ragazze ki gaurdano e sorridono tra loro sotto i loro turbanti, una di loro mi fa assaggiare una deliziosa sfoglia con le verdure. Al tavolo conosco due ragazze marocchine di origine che vivono a milano, tornano ogni anno nei luoghi di origine ed ora stanno viaggiando insieme. Un anziano berbero, si ferma per parlarmi della sua storia, ogni giorno scende dalle montagne del deserto per lavorare come artigiano del cuoio, gli occhi lucidi dal sorriso saggio, brillano di storie antiche, di tradizioni intatte. Mi fermo tra i signori a bere tè, il loro calore mi commuove, mi fa sentire profondamente riconoscente a questa gentilezza. Prendo un panino vegetariano, una piccola taverna locale, lei sta vicino al mio tavolo, ridendo e servendomi cibo e tè, parla poco inglese ma non smette di ridere e ringraziarmi. Il padre, una persona simpatica e allegra, mi da il benvenuto in marocco, poi ki presenta un tavolo di signore.. loro ridono. Prima di andare via.. mi saluta cosi.." brother, è stato un piacere." 

Si mettono spesso la mano sul cuore, ti stringono la mano, ridono gaurdandoti negli occhi. Qui la vita è rimasta antica, è tutto un brulicare di spezie, tessuti, arte, artigianato, moschee, preghiere, tutto è vecchio spesso abbandonato e povero, ma di un fascino che ti entra nel cuore. Tutto è colorato, vivace, vivo. C'è sempre musica. Prima di entrare ai giardini siedo in un grazioso cortile per una tazza di te. Conosco due ragazze, uan di loro marocchina che vive sul lago di garda. Leila. Parliamo delle nostre giornate a marrakesh, leila mi chiede il contatto, saluto e mi inmergo nel giardino incantato, dove mi lascio trascinare da questa beata sensazione di pace, tra piante di agave, cactus, aloe, percorsi di acqua che bagnano un giardino zen. Una camminata in compagnia della natura e del dolce cinguettio di uccelli. Una donna siede al freddo su una panchina, mi piego per darle qualcosa, apre gli occhi, mi guarda, poi spalanca la mano e richiude gli occhi. Il tramonto sulla moschea, i cavalli, i bambini che corrono, la medina che calma la sua folla, un vento di magia si posa in aria lasciando stendere una sensazione di pace sui volti della gente che riempie questo ritrovo di anime oggi patrimonio culturale. Purifico il mio corpo in un hammam, allegra esperienza tra i simpatici omoni che ridono mentre ci riempiono di gavettoni di acqua calda e fredda, mentre scavano con i loro guanti dentro i pori della pelle. A cena, mi faccio una tajina vegetariana, una signora anziana povera si avvicina a me, le lascio il piatto di verdure. Lei non sa come portarle via, inizia a mangiare vicino a me, mi guarda e ringrazia. Quel momento, è stato come mangiare insieme, io e lei con tutto il suo mondo, profondo e doloroso, con i suoi bellissimi occhi amorevoli.

C" è un turismo sostenibile, consapevole, mi sorridono tutti, c'è una sintonia di vedute mentre ci si incontra tra le vie, i chioschi, le botteghe.. sono viaggiatori che arrivano qui per scoorire una cultura diversa, non tanto per i posti, ma per entrare in un diverso modo di essere e vedere, tradizioni cultura ricchezza storia architettura costumi.. negli occhi dei viaggiatori incontrati qui splende la curiosità di chi ha viaggiato per posti autentici, alla ricerca del profondo contatto con l' essenza di un luogo, respirandone l'anima, il ritmo, il suono, il cielo, i colori della pella e dei palazzi, le pareti interne ed esterne.

Mi perdo tra le vie del mercato, botteghe di ogni genere, ogni souk è un incanto per gli occhi: lampadari, spezie, cappelli, scarpe, cuoio, ceramica, legno, Cuscini, mobili, fotografie, tessuti, abiti, cibo.. ogni angolo può fornire tutte le milioni varianti di un prodotto. In una piazzetta, una graziosa signora mi fa provare i suoi dolci biscotti al cocco e spezie. Divino! Per soli due dhiran. Visito la casa della fotografia nella città vecchia, qui le case sono state colpite dal terremoto, i palazzi in stato di crollo, tra le rovine giocano bambini scalzi. Gli occhi di questa gente sono di una bellezza d8sarmante. Ridono sempre, e mostrano un'espressivitá luminosa, profonda. Tra i souk, trovi chi prega tra i cuscini, chi dorme in grotte scavate nel muro, chi ride cantando, chi corre in mezzo a lampade decorate, colori ovunque, musica, motorini e tanto calore. Una donnona ridendo mi prepara la crepe, un ragazzo mi invita a sedere sulle terrazze che affacciano sul viale principale, si mette una mabo sul cuore per ringraziarmi, ride salutandomi, con un'umanità che mi commuove. Mi sconvolge questa semplicità. Non ci siamo piu abituati. Abbiamo dimenticato la preghiera. Abbiamo dimenticato a vivere tutti insieme, in allegria. Tra spazi piccoli, col sorriso. A fare le cose a mano. Alle tradizioni. Alla vita nei mercati, nelle strade, al divertimento genuino che si respira anche nel semplice spezzare un pò di pane col vicino. Faccio uno spuntino in un bistrot vegan dove si invita i clienti a raccontare storie, anche la propria. Il ragazzo mi mostra i video di altre storie raccontate, in questo locale si offre cibo a chi non può permetterselo, si invita le persone a raccontarsi.

C'è molta povertà nelle strade, ma c'è anche una grande voglia di rinascere, c'è una bellissima umanità che ha voglia di stare insieme, che gioisce nell'accogliere viaggiatori di altri mondi.

Visito il palazzo costruito da un sultano per accogliere studiosi di ogni disciplina e invitare il mondo allo studio e alla conaocenza. Un capolavoro di architettura, cammino nelle stanze di questo palazzo accompagnato da una dolce musica popolare. L' architettura marocchina è segnata in ogni angolo delle strade, cortili botteghe porte giardini palazzi moschee musei.. tutto brilla di arte araba raffinata, ricca di preziose gemme, archi, forme circolari, finestre che come dune creano volte e dolci curve, cammino incantato tra palazzi color sabbia e pane al sesamo venduto da ragazzi solari e radiosi, mi è entrato nel cuore questo mondo che non avevo mai esplorato. Ci sono entrato a piedi nudi, con rispetto e gentilezza, sono stato ricambiato con un bagno di calorosa bontà e amorevolezza.






































































































































































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