Roma d'estate.

penso alla signora anziana che siedeva dietro la mia stanza, è un mondo che sta scomparendo.

Quella signora, non aveva più amiche con cui parlare, così restava seduta li, in    solitudine, quasi a conservare una tradizione.

È un mondo al tramonto.

Bastava scendere al centro di vallo per accorgersi che il progresso è arrivato anche qui, come una macchia d'olio, che se non viene tamponata, finisce per spargersi ovunque.

Negozi di gioielleria, telefonia, pizzerie, ristoranti, centri commerciali.. è arrivata la società moderna.

Le giovani generazioni che vivono in questi piccoli centri non potranno più portare avanti uno stile di vita tradizionale ormai superato dai tempi:

Vivere insieme, in piccole vie, senza macchine né rumore, giornate intere vissute nella stessa piazza.

Gli anziani che la sera siedono in piazza a parlare o a vedere la tv sono una decina su un paese di 500 persone. Ho avuto come l'impressione che quei volti abbronzati e sorridenti fossero gli ultimi superstiti di un mondo che sta morendo.

Dopo la loro generazione questa vita tranquilla vissuta tra poche famiglie sarà dimenticata. Le piccole città diveranno piene di luci e negozi, i giovani acquisteranno gli articoli più moderni da internet, non ci sarà modo né tempo per vivere in strada. Le generazioni a venire saranno sempre più tecnologiche, chiederanno parcheggi e macchine nuove, autostrade e semafori, telefoni alla moda, centri commerciali e ristoranti.

Quel mondo che ho visto ancora in piedi ad Angellara, con un solo bar in tutto il paese, non potrà più essere conservato. La macchina schiaccia sassi del progresso ha macellato le tradizioni e i riti antichi, ha omologato ovunque ci fosse ancora identità e appartenenza, autenticità e vita semplice, essenziale.

Il progresso non può tollerare l'essenziale, morirebbe.

È stata attuata, ovunque nel mondo, mascherata da progresso, una disintegrazione della vita in comune, in contatto con la natura, del vivere lenti, calmi, a piedi, per le strade del paese che ha le stesse mura di quando fu costruito.

Tra 20 anni,.passando da queste parti, troveremo la piazza vuota, le case diventate palazzi a 7 piani, il bar un negozio di abbigliamento, la Chiesa sostituita da un centro commerciale, i bambini in casa a studiare online.

Di notte, al rientro, facevo sempre una stradina isolata in un'area industriale, tutta in salita fino al paese.

Una sera, un gruppo di 6 o 7 cani con aria non proprio amichevole, si dirige verso di me scendendo dal paese. Quello che sembra il capo branco si ferma al centro della strada, puntando lo sguardo su di me. Resta a fissarmi tutto il tempo, spostandosi piano piano verso di me.

Ormai pronto al peggio, comincio a cercare in un angolo dove arrampicarmi o un viale dove deviare, ma non ce ne sono; proseguo il passo, fino alla fine della salita, per poi voltarmi e trovarlo ancora li, con aria minaccciosa, a fissarmi.

Ecco, in un paese antico, arroccato sotto i monti, dove i cani vivono tutti liberi per la strada, quello che è nuovo, spaventa.

Noi, dalle grandi città alle più piccole, abbiamo accettato tutto il nuovo che ci è stato non proposto, ma imposto.

Ci è stato fatto credere che siamo liberi di scegliere, così liberi che per indurci a spendere ci hanno bombardato con miliardi di pubblicità e finanziamenti.

Ci siamo dimenticati cosa sia il silenzio, la tenerezza, un gesto semplice, la gratitudine, accontentarsi, vivere di poco, aiutarsi.

Siamo dentro storie create sui social, dentro gli stati di whatsup, dentro la vita pubblicata al ritmo di una foto al secondo, miliardi di followers che neanche conosciamo, milioni di amici e non ce né uno che aiutiamo. Twitter, tag, selfie, gruppi, video, stories, influencer, reality.. una vita chiusa dentro uno schermo come se quella fuori sia banale, noiosa, non abbastanza.

Emblema di cosa siamo diventati è la notizia di una donna a Crema che si dà fuoco in mezzo alla strada, filmata dai passanti. Siamo al punto di non ritorno!!

E si diceva che il covid ci avrebbe trasformato la vita in persone amorevoli sensibili e  consapevoli.

La grande bellezza è saper riconoscere ogni nostra ossessione come un ponte per trasformare la nostra vita dal buio alla luce.

Li fuori, lontano dal caos e dalla rete, la bellezza splende di incanto e magia, il mistero si tinge dei piccoli passi fatti in solitudine, cercando aldilà del conosciuto.

Faccio una lunga passeggiata fino a Trastevere, voglio vivere questo mio ultimo giorno di ferie guardando Roma dall'alto, dai punti che preferisco.

Salgo per via Garibaldi, salgo su una scalinata che mi porta li dove i romani hanno difeso la repubblica dai francesi.

Entro nella chiesa gioiello di San Pietro in montorio,  resto ammaliato dai quadri intrecciati alle pareti, un percorso dove lo sguardo si perde tra le forme barocche, tra decorate finestre e capolavori di artisti come vasari Brembante e Pinturicchio.









Da qui esco sulla piazza che espone in mostra gratuita ogni giorno baciata dal sole tutta la maestosa immensità di Roma.





Qui, proprio sotto al Gianicolo, Roma brilla coi suoi tetti e palazzi, cupole e scalinate.

Entro nella accademia di Spagna dove una intraprendente ragazza cubana mi guida attraverso i progetti di 50 artisti spagnoli che hanno vinto la borsa e la residenza di un anno a Roma.











Sculture, disegni, poesie, costumi teatrali della Roma del 600,  messaggi sul sociale, progetti sul manicomio.. entro in sale che affacciano sulla splendida cornice panoramica, passiamo per il chiostro abbellito da affreschi e colonne, terminando il giro proprio dove volevo: nel tempietto del Brembante.

Capolavoro rinascimentale, dedicato al martirio di San Pietro. La guida mi fa vedere la parte che avrebbe dovuto completare la forma circolare intorno alla cupola, prezioso luogo d' incanto dove resto immobile.










Entro all'interno del tempietto, poi scendo a vedere dove secondo leggenda, sarebbe avvenuto il martirio.

Questo gioiello architettonico, culla del rinascimento, ha resistito anche ai bombardamenti dei francesi.

Siede indisturbato, sulle pendici del Gianicolo, a mostrare al mondo la bellezza di Roma, una bellezza difesa proprio su queste vie da eroici uomini venuti da ogni parte del paese.

Proseguo fino al fontanone, siedo davanti al panorama, a leggere.

Pochi turisti, io e un vento caldo.

Faccio la passeggiata del Gianicolo, ai giardini la mina di Rigoletto mostra fiera la difesa di un bambino eroe accompagnato dal suo fedele cane.

Passo tra le statue che circondano il chiosco fino ad arrivare ad una panchina all'ombra dove siedo a scrivere.

Davanti a me, gli articoli della repubblica romana come bandiere di libertà sventolano sopra la bellezza della città.

Peccato vedere decine di bottiglie buttate in terra, proprio sopra gli articoli che recitano: " l'associazione senza armi e senza scopo di delitto, è libera."








Finalmente un venticello fresco allieta la mia sosta.










Una scultura della mostra in Accademia recitava:" il mondo in ansia prima della nascita."

Passo davanti al Faro, luogo di tante serate e ricordi romantici.

Guardo le finestre di Regina Coeli, solo il pensiero di come stanno vivendo questo momento mi provoca un brivido che fatico a sostenere. Trovo sia ingiustizia vedere delle sbarre in un luogo che parla di libertà, trovo sia contro natura in una giornata d'estate, chiedere a chiave la vita delle persone, quando fuori il sole splende per tutti, anche per chi sbaglia. Trovo incivile non permettere di rinascere.

Guardo le loro finestre, prego per un soffio di vento che spazzi via le porte e le catene, proprio in quell' istante una rondine prende il volo, un'ampia curva che supera il castello Sant'Angelo per posare il corpo sul fiume.

Fuori, il Gianicolo, cartolina che illustra la bellezza della vita, nello stesso panorama dove le finestre non hanno vista, a due passi dalla bellezza del mondo, ci sono celle abituate al buio.

Scendo giu, passo al fiume, ponte sant'angelo, mi piego nel centro della strada,

Sul deserto lungotevere per fotografare Roma ad agosto, libera ed elegante, ribelle e nostra.

Viaggio tra le gallerie d'arte e i negozi di antiquariato, mi fermo sulla scalinata preferita, un buon gelato nel cuore di via dei coronari.

Di fianco a me, alcune ragazze parlano di vita al mare solitaria, viaggi in India, trekking sulle montagne.



Mi rilasso all'ombra, rinfrescato dal gusto ananas alla menta.



Cammino tra le piazze e le fontane, incantato in questa mia vacanza romana.

Faccio la mia ultima tappa a piazza del fico, affascinante ritrovo dei romani nel tardo pomeriggio. Era proprio antica usanza di Roma piantare un fico nelle città conquistate.

All'ora del tramonto, qui, la luce è unica.

Un buon bicchiere di vino, vento fresco, musica ai lati, gente rilassata, finestre aperte sopra palazzi storici, si respira l'autentica estate romana, quella di chi ama la città ai primi di agosto,di chi ama passeggiare lungo il tevere quando è vuoto.

Mi arriva un freddo Satrico da accompagnare a patatine fatte in casa, dietro di me, nei tavolini sotto l'albero del fico, i signori del rione, tengono lo sguardo serio sulla mossa dell'avversario, in una sfida d'onore al gioco degli scacchi.

È una delle piazza più belle da vivere al tramonto, l'atmosfera è sempre rilassata, la luce ha il colore del vino bianco, delle mura di fine 800, dei tavoli in marmo.

Roma, ad agosto, è la precisa e libera interpretazione della felicità.



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