Scicli

 

Mi sveglio, yoga, doccia ed esco.


Vado in piazza al solito bar, la proprietaria mi racconta la leggenda del santuario che ricorda le lacrime della Madonna, un miracolato avvenuto proprio qui, dove ho l'appartamento.


Colazione al sole, mentre ai tavoli un gruppo di signori parladi elezioni e opportunismo politico.


Passa una ragazza scura felpa nera jeans, sono così incantato da questa terra che ogni immagine la registro come parte di un film, ogni dialogo in dialetto mi lascia incantato, ogni dettaglio di questa terra mi fa viaggiare con la testa e mi emoziona il cuore. È una terra che ha problemi di violenza sulle donne, di servizi inesistenti, stazioni abbandonate, case fatiscenti, ritardi dei treni e fondi mai arrivati, ma nonostante questo, vive lenta e col sorriso, accoglie con amore il mondo che viene a scoprire le meraviglie architettoniche, culinarie, naturali.


Vado alla stazione parlando con il mio zio della Francia, sempre presente, divertente, affettuoso.


Treno per scicli, vicino a me, un ragazzo musicista.






Scendo, ritrovo la ragazze polacche, saliamo al paese insieme. Hanno vissuto in Inghilterra, tornate in Polonia durante la pandemia, stanno pensando di trasferirsi in Danimarca, non amano le restrizione del governo polacco, e la crisi sta alzando i prezzi della vita.


Salgo al municipio per curiosare nel set di montalbano. Mando subito la foto a mia madre. Vado su in cima alla chiesa di San Matteo per vedere scicli dall'alto. La pioggia rende la mia salita ancora più divertente. Cammino grato a questo fresco tra le antiche case in pietra e il paesaggio intorno. Vado a vedere la chiesa madre di San Ignazio, San Bartolomeo, santa Teresa, il palazzo beneventano. Resto ad ammirare gli affreschi in questo paese gioiello del barocco, poi mi inoltro nei vicoli, il ponticello, mi prendo un caffè al chiosco tra i giovani del paese. Mi rilasso a pranzo accolto da 3 ragazze simpatiche, una di loro ha un tatuaggio dedicato alla madre con la carta dei cuori, un altra vive qui da 8 anni, messicana, l'altra mi confida di non amare i dolci.

 

Davanti alla chiesa di San Giovanni e il palazzo municipale mi godo questo gustoso pranzo con una deliziosa caponata, una pasta al pesto di trapani, un bicchiere di nero d avola.

Dopo pranzo vado su a vedere le grotte dove vivevano intere famiglie e dove sono rimaste ancora persone che fuori dal contesto turistico guardano la vita scorrere dai loro balconi incastonati tra il paesaggio e le rocce, una zona lontana da tutto dove regna il silenzio, dove lo sguardo dei pochi abitanti ti entra dentro e ti lascia un senso di smarrimento. 



Scendo tra le pietre di questo mondo antico, incantato. Un senso di profonda pace e gratitudine. Una signora lava a terra e mi saluta, intorno niente altro che pietre, luce bianca, case diroccate.


Torno al treno, stanco e sazio. 


Grato alla Sicilia, al viaggio, a me stesso.


In pace con la vita.


Mi rivedo con le ragazze polacche alla stazione. Due signore francesi dal volto luminoso di due anime interessanti che nella vita hanno viaggiato tanto e stanno ancora cercando il mistero, mi sorridono mentre le ragazze mi raccontano i loro giri tra le grotte.


Mi torna in mente un canto che è la colonna sonora di questo viaggio.. " forse perché ci bastava arrivare fin qui, come onde di notte sulla spiaggia .. " 


Le ragazze mi aspettano arrivati a siracusa , per fare un ultimo pezzo a piedi insieme e salutarci.


La luce che mi accoglie del sole ancora caldo mi spinge a proseguire fino ad ortigia per godermi l' ultimo tramonto sul mare, per guardare il porto, i ragazzi che staccano dal lavoro e prima di rientrare in bici, si fermano per un panino, il tempio di apollo, le vie strette che costeggiano lungomare, i volti, le barche, la luce del cielo che cade sul cuore azzurro del mare, guardo i balconi i bistrot le piazze i palazzi e le case, era tutto vivo quando dono arrivato, pieno di gente e vita, allegria e luci. Ora è tutto spento, ha il suo fascino ma trasmette ai miei occhi un soffio di malinconia, sento che anche viaggio mi scivola tra le dita, non sono riuscito a trattenerlo, ma sono riuscito a trattenere la meraviglia. Così, resto a guardare un signore con il cagnolino e il tramonto che si piega dietro i fregi in ferro battuto di balconcini su vue desolate.


Anche questo viaggio giunge a termine. Siedo davanti una birra e un cielo rosa tra il mare e la colline, la ragazza della cucina si affaccia vicino a me e mi saluta.. " che bellezza eh, sarai abituata tu, ma questo cielo oggi è bello oggi . " - " non ti abitui mai, ogni giorno è diverso."

Cena vegetariana, cammino per il centro, guardo cala rossa dove sono stato giorni fa, sembra un altro luogo: deserta, la spiaggia più corta, vento e onde.


Mi resta di questa esperienza la luce di domenica pomeriggio dopo una passeggiata incantevole tra gli alberi e le fontane, e il mare davanti, in una festa di gente bella che balla e si gode il tramonto, una luce magica, contagiosa, la luce di ortigia te la porti dietro, ti entra dentro, ti scalda.


Torno a casa camminando leggero tra le vie del mercato, ho mille immagini belle di questi giorni, beato e grato, sento la pella fresca rigenerarsi di questa aria serale, incantato apro il portone, porto a casa i brividi ricevuti in questi giorni, lascio un libro con dedica alla signora che mi ha lasciato questo appartamento delizioso.


Marie mi manda foto del tramonto ad Agrigento, vado a dormire sfinito di un lungo camminare, mi auguro buonanotte, meravigliato del vivere.















































































































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