Bandipur

Il mio amico monaco mi viene a salutare.. un sorriso che brilla alle 5 del mattino! Fuori il gompa più di 900 monaci e 600 monache aspettano i bus che li porteranno a Swayambunat dove parteciperanno ad una famosa puja per celebrare un festival della scuola tibetana gelukpa.



Il taxi è puntuale, saluto il monastero guardando le teste rasate dei bambini che corrono  e urlano quando è ancora notte; questa gioia dei bambini, molti salvati dai villaggi, è ciò che mi porto appresso. Ogni giorno li ho visti saltare, pregare, camminare, meditare, recitare,e poi venire a salutarmi, a chiedere a provare con l'inglese, a ridere allegri, contenti di stare lì, protetti dal dharma.

Esco e vedo una donna salutarmi, ha la mascherina in viso e sta facendo ginnastica fuori l'ingresso, riconosco I suoi bellissimi occhi scuri che quando sorridono diventano fari che si piegano verso il basso, con un fare orientale; è una delle donne che lavora e suda ogni giorno coi sacchi di sabbia sulle spalle e la polvere negli occhi. Ma mentre lo fa, ascolta musica canticchiando, e quando passo dalle sue parti mi sorride con tutto il suo sguardo penetrante. Ho lasciato da mangiare più volte a lei e le altre, mentre spalavano instancabili sotto il sole in mezzo alle pietre e i calcinacci.

Andiamo al caffè dove partono i bus; in attesa, mi faccio un chiai da una simpatica e gentile signora già piena di energie alle 6 del mattino. La strada che circonda il Boudhnath è una buca continua, stanno buttando giù le case per ingrandire il viale ma nel frattempo le macchine per attraversare questo tratto saltano da un fosso all'altro in mezzo a sassi e mattoni.

Il viaggio inizia con una danza tra le buche e le pietre, ci si ferma continuamente, i bus si intrecciano e faticano a passare, sarà così fino all'imbocco della strada principale che dirige verso pokhara.

Attraversiamo diversi villaggi, cittadine e campagne, quello che più mi colpisce è la vita del Nepal. In india, le grandi povertà le trovi nei villaggi e nelle zone povere, nei quartieri abbandonati o nei campi; qui, la povertà è meno estrema forse, ma continua. In ogni tratto trovo strade interrotte, mattoni, case distrutte, gente in strada, sadhu presso i fiumi, gente che si lava dalle fonti, insegne giganti della Coca-Cola o della Pepsi e poi il nulla, cemento polvere bambini che corrono, cani, capre, mucche.. questo scenario si ripete continuamente, per tutto il viaggio. Poi ogni tanto, ci sono enormi spazi verdi, casette sparse, piccoli agglomerati, risaie, donne che giocano coi figli, ragazze si lavano e  pettinano davanti allo smog delle macchine. Il bus, ogni tanto, fa qualche sosta, e da modo ad ogni zanzara e mosca di entrare e ronzare tra i finestrini e riempirmi di pizzichi. Mangio delle ciambelle di pane fritto, una banana  e bevo un tè.  Dovrei arrivare a Dumre, ma ovviamente l'autista non si ferma, mi fanno scendere e prendere un altro autobus, stavolta di extra lusso, con aria condizionata e tv. Mentre sto per salire l'autista parte accelerando e mi ritrovo seduto sul mio zaino. Mi siedo e osservo le spiagge che costeggiano i fiumi, i ponticelli, i prati in fiore, la gente che si lava, chi prega, chi fa rafting,  chi passeggiate. In tv stanno dando un film di quelli grotteschi che ricordano i nostri degli anni 79, tra il comico e le arti marziali; le signore nepalesi ridono coprendosi il viso mentre buffi personaggi vengono lanciati per aria a colpi di karate.

Mi si avvicina un giovane simpatico e di bell'aspetto, vuole esercitare il suo inglese e iniziamo a chiaccherare. Sta andando in una piccola città per una visita in giornata,sfrutta questo giorno per prendersi una vacanza, dato che in Nepal il sabato è come la nostra domenica.  Sogna di venire in Italia e gaurdare le partite di calcio dal vivo.

Arrivo a Dumre; mentre attraverso la strada una moto mi prende in pieno!! Fortuna non andava veloce e il mio zaino ha attutito il colpo!

Altro bus per andare su a bantipur. Qui, conosco una ragazza italiana che sta finendo i suoi giorni di viaggio.

L'autobus non parte fino a che non resta lo spazio per aggrapparsi alla porta o al tetto. Ci sono ragazze truccate e ed eleganti, coppie che ridono, famiglie, bambini, la gente nepalese si prepara festosa a questa gita appiccicati al finestrino. Uno addosso all'altro partiamo per questo viaggio in salita con un bus che cigola e suona, frena e riparte, affrontando curve in bilico tra i monti e e le rocce. La strada per salire è una bellissima finestra su tutto il verde e rigoglioso panorama che sprofonda nel bosco tra alberi e campi sterminati. Arriviamo finalmente a bandipur, e alla guesthouse. Trovo la signora che gioca in terra col bambino, il piccolo sorride e mentre grida Namaste rimedia qualche biscotto al cocco che avevo con me.   Non proprio il massimo di pulizia e igiene, ma sono troppo stanco per cercare. Esco a mangiare e mi incammmino per la città. Era come la volevo, un perfetto e silenzioso mondo antico, il modo migliore per tornare con la giusta calma alla vita fuori dal monastero.

Un posto che mi dicono sia stato importante canale di scambi commerciali con il tibet, poi abbandonato e ora tornato a vivere di turismo. Si gira tutto a piedi, è incantevole inoltrarsi tra i vicoli e le stradine, è ancora intatta la predominante architettura newar e lo si nota dai tetti delle case e dei monasteri. La vita scorre tra le piccole attività di artigianato e sartorie, barbieri e caffetterie, e in strada l'unico frastuono è la frenetica libertà dei bambini che qui possono rincorrersi senza nessun ostacolo di macchine né aria inquinata. Il fascino della piazza principale, i colori delle case, le finestre, piccoli scalini che portano nei terreni coltivati o in giardini dove donne si lavano all' aperto dentro bacinelle, signore siedono sui muretti, uomini osservano i turisti, mi rilasso in questo tenero paesaggio.  Mi fermo per un tè in un caffè tutto in legno con affaccio sulle montagne; ogni vicolo porta all'incontro con la campagna circostante e le decine di vette che si snodano in lontananza, quasi a nascondersi tra le nuvole. Un paesaggio che sfuma nelle attraenti pagode, nei ristoranti con finestre in legno sulla strada, nei casolari solitari che fanno perdere il mio sguardo in questo calmo e affascinante piccolo mondo antico. Cammino e gioco coi bimbi, mi guardano continuamente le mani per vedere se ho qualcosa da mangiare, noto che anche le donne fanno lo stesso; in questo paesino allegro e semplice forse il turismo è una mano Santa per queste umili famiglie che giocano e sorridono sperando di mangiare anche domani.

Mi sveglio e scendo giù. Gioco con la piccola peste che mi salta incontro, e mi vado a fare due passi. Il risveglio con la doccia fredda è stato ripagato dalle vetti innevate ammirabili dal mio letto. Vedo i bambini andare a scuola, le donne aprire le loro attività, il paese muoversi lento mentre il sole si apre caldo sopra i tetti newar. Cammino e mi rilasso, poi mi fermo per un porridge con banane e tè  al  linone: mangio calmo e grato.
 La gente qui è cordiale, tranquilla e molto dolce. Vivere senza le auto, a piedi, circondati da montagne e natura: un piccolo mondo che si alza presto, pieno di bambini, allegro e molto povero.

Passo davanti al tempio indu, scendo giu in alcune vie isolate e vedo sempre anziane sedute, sole, che osservano, comprendosi la testa dal sole.

Continuo a girare, poi mi incammino verso prati abitati da caprette e galli, guardo i monti e torno nei vicoli. Gioco coi bambini che si sfidano con palle e mazze, lanciano palle corrono e ridono. Vado giù e mi inoltro in una foresta di alberi giganti, un tempio dedicato a Rade Krishna e una fontana dove donne lavano i panni e si fanno la doccia. Vado più avanti ad osservare le vette.. un bambino mi saluta, ci facciamo due chiacchiere, poi arriva un suo amico, lascio loro il mio pacco di bsicotti e continuo verso su. Sulla strada ragazze pettinano e fanno i nodi alle donne più grandi, altre intente nel cucito, altre sedute a conversare in mezzo alla via. Salendo tutto si fa verde, trovo un tempio dedica alla dea della spada, simbolo del potere femminile, proseguo e un altro bambino esercita il inglese passeggiando con me; mi racconta della sua scuola giapponese che sta costruendo impianti di energia solare, della lingua nepalese da imparare e mentre parla mi guarda le tasche dello zaino: una bustina di lenticchie finisce nelle sue mani!! Scendo giu, e la vista è sempre più emozionante; il suo ampio sguardo attraversa l'intero paese e nell'ora di pranzo sfoggia le punte più alte, dalle bianche alle verdi, dall'Himalaya all'Annapurna. Una bella passeggiata porta verso Tundikel, poco prima conosco un simpatico nepalese che abita da queste parti e mi mostra un monumento ai caduti della guerra civile tra comunisti e governo; da qui la vista è spettacolare, e fa restare ammutoliti pensando alle tantissime vite spezzate proprio davanti alle cime più alte del mondo.

Vado al punto più estremo, in fondo. Trovo piccole immagini di krishna, Shiva e Budda, mi siedo e non devo far altro che gustarmi la bellezza della vita. Qui, davanti a me, un cielo colorato di azzurro apre il sipario alle giganti divinità rocciose che cadono imponenti sugli sguardi degli uomini.  Tutta la catena himalayana, parte dell' Annapurna, cime altissime e silenzio spettrale mi caricano di inquietudine e stupore. Resto un po in estasi. Un uomo si avvicina e mi fa:" sei forrunato, oggi si vede tutto!"

Riscendo, poi faccio una lunga salita per uscire dal paese e rientrare dalla parte opposta. Mi fermo a mangiare in un piccolo posticino in legno con terrazza panoramica. Leggo un po' e prendo il sole, mi faccio un tè e stendo le gambe. Non so spiegare quanto sia rigenerante ritagliarsi dei sani momenti di pace.

Mangio una deliziosa zuppa di lenticchie arricchita di spezie e addolcita dall'inconfondibile cumino, poi ravioli di veedure con salsa agrodolce da leccarsi i baffi! La gente del posto è quasi timida nella loro gentilezza, sono un esempio di umile e antica tenerezza. Vedo anziani prendere mucchi di semi in terra, cosi come le donne, davanti al tempio e alle proprie case, stenderli e poi riversarli in appositi sacchi; la parte sotto è tutta campagna, la giro osservando giovani ragzze regolare il flusso dell'acqua, galli correre e uccelli volare, donne prendere il tè e indicarmi. Una ragazza per farsi una foto prende i miei occhiali da sole e ride senza sosta, incitata dalla sua amica. L'allegria del paese ti contagia, e quello che più sconvolge è la semplicità di una vita senza nessuno dei nostri lussi e comfort.

Mi fermo per un tè poi proseguo a camminare. Stavolta la salita porta dopo una mezzora di scale ripide tra le rocce in cima ad una terrazza alberata. Si vede tutto il paesaggio. La natura si mostra nel suo migliore aspetto, poco prima del tramonto. Incontro una ragazza conosciuta mentre cercavo una stanza; è tra gli alberi a scrivere, olandese in viaggio da mesi, da poco finiti gli studi, vorrebbe scrivere fotografare e occuparsi di poesia, la vita mia!! Sta lavorando tramite work away come volontaria in una guest house, domani va anche lei a pokhara e forse andiamo insieme. Finisco di contemplare il sole tra le vette, la luce del tramonto e la vita che si scioglie. Mentre chiudo gli occhi la gratitudine accarezza la mente e tutto perde peso, viene spazzato insieme al vento.

La pace che si respira al tramonto è un bene immenso, da qualsiasi parte del mondo. Mi immagino coppie allontanarsi in mare per vedere quella luce speciale, d'inverno. Chi si prende la mano da un paesino della finlandia, chi la mette nella tasca dell'amato nella primavera in olanda, chi sdraiato su un prato di londra, chi dietro i ponti, chi toglie gli occhiali per vederlo meglio, chi si sposta i capelli deviati dal vento,  chi passeggia sotto i tetti, chi insegue un amico, chi un sogno, chi si riunisce con chitarre e fuochi, chi apre la finestra per vedere il cielo, chi sorseggia un buon vino davanti all'ultimo secondo di luce, l'ultimo raggio dietro le nuvole. Mi immagino comitive arrivare in cima, fermarsi e respirare stanchi questa incredibile armonia tra le colline e la fine di un giorno, una dolce sintonia che fa tornare verso casa in silenzio, appagati. Questa pace, questa magia ogni giorno si offre gratuitamente agli occhi di tutto il mondo .. ed è uno spettacolo che non conosce stanchezza, incanta ai 20 come agli 80 anni. Ci ricorda che ogni giorno finisce, e finisce pieno di luce. Per poi riprendere vita.

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