The longest way home.

Mi sveglio all'alba, ormai come d'abitudine. Fa freddissimo, diluvia, mi aspetta il ritorno in discesa tra le pietre scivolose.

Vado su in terrazza e nonostante il gelo resto incantato dallo sguardo selvaggio e libero delle montagne..



Scendo a fare colazione: porridge, toast, tè, patate bollite. Parlo con il cuoco mentre sua figlia guarda i cartoni in inglese sdraiata sul divano con le montagne che la guardano; mi dice che nel villaggio hanno solo un medico generico, per ogni altra urgenza devono scendere in città facendo il percorso che ho fatto io. Rifletto su quanti mondi possibili esistono, che qui spesso è l'ignoranza a non darti la possibilità di fare scelte alternative, noi invece di conoscenza ce ne abbiamo anche troppa ma spesso lasciamo che le cose restino cosi, restando su abitudini nocive per il pianeta e la nostra salute.

Saluto la dolce famiglia gurung e mi dirigo in discesa.



Trovo sulla mia via questo meraviglioso compagno di viaggio, che rinomino Siddharta. Mi segue dall'inizio del cammino, mi sta a fianco nelle curve piu insidiose, mi aspetta ad ogni incrocio, scende veloce poi risale per cercarmi.

Sembra mi indichi la via, una guida nel mio percorso nella foresta sotto la pioggia; ha una forza nelle gambe pazzesca, salta da una roccia all'altra con una velocità impressionante. Mi guarda scendere con calma e leggo nei suoi occhi una simpatica perplessità. Dopo poco sparisce.

Ho pensato volesse indicarmi quale strada prendere per non sbagliarmi. Dopo un po' sento che mi abbaia, mi giro.. è su un balcone che mi guarda e si muove per raggiungermi. Trovo un chioschetto e lo ringrazio con un pacco di cookies al cocco. Salta di gioia.

Il percorso è una discesa nella bellezza.. un faro per ogni anima in cammino....


Scendiamo insieme e si perde tra le gente, spirito compassionevole e libero. Attendo tra le pozzanghere e il fango il bus per pokhara, che arriva quasi subito.

Metto cuffie, cappuccio della felpa, poggio la testa sul finestrino.. in viaggio tra I locali mentre Eddie canta society.

Torno a prendere lo zaino dai 7 fratelli miei amici, mangio una nutriente zuppa con noodles e verdure, finisco un tè caldo e dopo le ultime chiacchierate vado alla station; il tassinaro è di Kathmandu e si trova molto meglio nella tranquilla e non caotica vita intorno al lago; mentre mi parla dei giovani nepalesi che vanno in india a dubai o in malesia a cercare lavoro o studiare si fa in 4 per non farmi perdere l'ultima corsa verso tansen; si ferma più volte, frena, suona, chiede. Così, mi trova un autobus che va in una località dove dovrò scendere e cambiare.

Viaggiare in local bus è sempre un'esperienza: sono seduto tra secchi e ciotole, entra acqua dai finestrini e dal tetto, le vetrate sono rotte quindi ho acqua e vento in faccia, sedili bucati, rotti, bagnati o sgarrati, vetri forse mai lavati, nel frattempo salgono bambini sporchissimi che chiedono soldi, tutto cigola in questa spregiudicata danza.

Alla prima sosta  mi saltano agli occhi le deliziose pakora e il pane di sesamo dolce, un sorridente baffo nepalese mi invita a sedermi e mi offre il tè. La pausa è un fresco e rigenerante riposo sotto le montagne dopo le turbolenti curve e le frenate spericolate.

Il viaggio prosegue tra milioni di curve, salti, buche e frenate improvvise. Ci fermiamo per la cena; ci accoglie con saluto militare un tipo con cappello da ferroviere che ci invita ad entrare: 10 portate tra riso chapati lenticchie curry patate e pastelle varie.. il tutto portato più volte dalle donne presenti in questa tipica locanda locale riscaldata da musica Nepali a tutto volume. 

Ripartiamo e spero di arrivare non troppo tardi, siamo partiti alle 4 del pomeriggio e sono le 21.20!! 

Il Nepal sa esaltarti sulle vette e metterti in ginocchio sulle strade!!

Mi accorgo di avere un chewingum attaccato ai pantaloni, sorpresa che arricchisce di fascino questo viaggio senza fine.

Dopo 6 ore arrivo a Bartung, un posto dimenticato da Dio, almeno alle 22.30!

Non c'è nessuno, la piazza é vuota. Mi lasciano zaini in strada indicandomi
la strada per Tansen. Davanti a me è tutto buio e non so cosa fare.

Mi avvicino ad una luce, due poliziotti mi fissano; uno di loro dice, " tansen, 5 kilometri!" .. e " no taxi!".

Resto impietrito in questa scena, io i poliziotti e il nulla, sarebbe da filmare: buio sotto le montagne, tutto spento,  solo la luce delle loro divise e io morto di freddo e stanchezza. 

Uno dei due passeggia nella piazza, controlla un ragazzo in motorino e lo lascia passare, fuma e mi guarda; restiamo cosi, nel silenzio della mia disperazione. Poi va verso una strada, torna e mi fa: se vuoi taxi, costa 500 rupie!! Accetto, e non stanco delle sorprese mi trovo davanti un fuoristrada con alla guida un selvaggio giovane taxi driver che mi chiede 1000! Non oppongo resistenza, chiudo gli occhi e salgo. Saliamo e i colori di tansen già mi piacciono, sento odore di antico,originale e autentico. Arriviamo davanti al Shivayala Temple, il giallo delle mura illumina la notte insieme al mistico albero che giace di fronte. Sono troppo stanco per fermarmi davanti a questa tenebrosa pace. Al mio arrivo mi attende una gentilissima signora con il suo simpatico figlio, mi scuso mille volte per l'orario, sorridono e mi mostrano una stanza perfetta per coccolarsi anima e cuore dopo tanta fatica!! 


Mi godo la doccia e ora sono finalmente sul letto ..  sorrido pensando che non si finisce mai per imparare.. per viaggiare senza sicurezze ci vuola la pellaccia che rincorre l'ignoto!!



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