Loving kindness

Asmi, dopo solo 6 notti nella guesthouse, vedemdomi andar via esprime la sua dolcezza guardamdomi con occhi sorridenti e limpidi di tenerezza:"non posso credere che vai via,spero sei stato bene e che tornerai."

Mi aiuta a prendere il bus giusto,salgo e mi inserisco nella folla che vive ogni giorno dentro uno dei milioni di mezzi pubblici distinti da una infinità di colori. Qui dentro si respira la vita di ogni giorno; portano con sé patate,riso, bombole del gas, chi va in città, chi ai campi, chi ai villaggi, chi a scuola; diverse comunità etnie razze e religioni mescolate insieme viaggiano senza sosta lavorando dall' alba alla sera per arrivare al pasto di fine giornata e poi domani si vedrà.Una cultura che cammina sorridendo al ritmo di musica senza badare al progresso che avanza.

Schiacciato nella mischia non trovo spazio per il mio zaino,mi aiuta una ragazza che lo incastra tra le gambe. Scendo dopo 10 minuti e attendo il secondo bus.È già affollato,entro e vado in fondo.Una donna tiene in braccio un bimbo che gioca con un pallone a forma di smile,la musica nepali accompagna il viaggio, ragazzi seduti dietro la guida, uno addosso all' altro,una signora anziana in piedi vicino a me porta un grande pacco con sé e non sembra avvertire stanchezza.Mi ritrovo in piedi, in fondo al bus, dentro una magica atmosfera a colori dove andare in bus sembra una festa,sballotato ad ogni frenata, col ragazzo che continua a sbattere sul mezzo per comunicare con l'autista. In questa delirante danza locale, trovo aiuto in una ragazza che si poggia sulle gambe lo zaino piccolo e un altra che blocca davanti a sé quello più grande. In quel momento la mente fa un'opera di pulizia all' interno; quando cancella ogni traccia del tuo passato e del tuo mondo spruzza nei polmoni ventate di aria fresca che arrivano fin su ai capelli e lasciano in te una gradevole sensazione di pace. Sto andando a ritirarmi in un monastero tibetano e anziché trovarla come molti credono, un'esperienza di totale chiusura dal mondo, la vivo come una profonda immersione nella più pura libertà dell'anima, un trovarsi e un sentirsi che sfocia nella natura dell'essere.

La ragazza  che mi aveva aiutato con il piccolo zaino scende con me e mi dice di fare insieme la strada; lei sta aspettando le cugine con le quali ha organizzato questa giornata di visita al monastero con camminata nei dintorni della valle e pic- nic. Sono 3 cugine di età diverse ma sembrano molto legate. Vengono da diverse regioni del Nepal, si incontrano spesso in un punto per visitare insieme posti nuovi. Facciamo una salita impegnativa che ripaga la fatica con una piacevole vista sulle montagne e il verde circostante, la valle che circonda il monastero è una perfetta cartolina per entrare in sintonia con il luogo spirituale. All'ingresso non le fanno entrare per via dei corsi per studenti, ci salutiamo e mi perdo nei loro brillanti sorrisi. Entro e mi registro. Mi colpisce subito il testo di una frase del Dalai Lama : "da quando nasciamo a quando moriamo siamo vincolati alla gentilezza del prossimo. "

Una ragazza mi accompagna, la camera è il paradiso che cercavo da tempo: una scrivania per leggere e scrivere, spazio per meditare e fare pratica, un lungo balcone e infinito verde di fronte a me. La prima frase che mi esce dal respiro é "libero, finalmente libero." Libero dai meccanismi umani, dalla frenesia violenta, dai ritmi ossessivi, dalle urla, dalle macchine, dal cemento, dalla spesa continua ogni giorno, dal consumo sfrenato, dalle relazioni condizionate, dal cibo malato, dalle tv e dalle vite non vissute, dal conflitto continuo, dal giudizio dell'ignoranza, dal traffico e dal rumore, dalle abitudini lontane al proprio essere, distanti alla propria natura, non in armonia col proprio cuore e la propria propensione all'amore. Un sentiero di pace si può percorrere ovunque, ma qui si manifesta con occhi tuoi, senti te stesso vibrare nei giardini che circondano il budda e negli alberi che guardano la valle. Qui, mentre sono uscito in balcone, ho capito che era questo quello che cercavo, era questa la pace che avevo voglia di respirare e vivere, bagnarmi in questa armonia e sentire che sta qui dentro la mia natura.  qui per me é un sogno. Trovare la pace è il sogno di tutti, ognuno la cerca in quello che più lo appartiene. Io, in questo angolo di mondo, nascosto dai monti, e dove vibra il silenzio, in questa celestiale vista sulla natura, ho visto il paradiso. Per molti un posto da sogno è una perfetta isola con terrazza sul mare, champagne e caviale. Io le isole sul mare le ho viste e sono incantevoli, ma qui è di me che si parla, è di tutti, qui dentro sono nascosti i segreti del mondo intero, sono racchiuse tutte le risposte che dalle case di Bali alle finestre di Trapani cerca disperatamente la gente. Qui c'è il sapere e il conoscere di tutta la vita, dell'universo e di te stesso. C'è la risposta ad ogni perché, la ragione di ogni dolore, la soluzione per ogni felicità. " tutta la felicità del mondo proviene dal prendersi cura dell'altro. Tutto il dolore del mondo proviene dal prendersi cura di sé.".

Aldilà del proprio occhio, della propria percezione delle cose, il cuore riesce a scorgere l'essenziale.  e ce lo porge cosi, sulla mano, come il più grande inestimabile dono della vita. Per ricevere questo dono dobbiamo lasciare andare ogni resistenza, aprirsi, svuotarsi, sentire la nostra mente come un recipiente dove farsi versare  tutto il tesoro del mondo. Una volta svuotata la testa, ogni granello di sabbia è un diamante di oro puro, un gioiello di pace, una moneta che brilla di luce.

Cammino e scopro una scuola dove piccoli Budda giocano a calcio; piu avanti una clinica a disposizione gratuita dei residenti al monastero; Poi c'è una bellissima libreria sopra la reception dove perdersi nella millenaria saggezza del Tibet; Più avanti un caffè, e un negozio dove acquistare souvenir incensi gadget ed è anche un piccolo market per fare spesa. È una piccola città, autogestita e indipendente. Vive grazie alla beneficenza e il suo unico scopo è quella di aiutare le persone ad essere felici.  Hanno costruito un centro per recuperare e curare animali abbandonati o feriti. Si occupano di scuole e incentivano alla pratica i bambini e gli abitanti dei villaggi più poveri, a cui forniscono solidarietà attraverso fondi e un' associazione. Questo monastero è un giardino di verde che protegge la mente dal caos della società. Penso che oggi, sempre più, ognuno di noi abbia bisogno di ritrovare il proprio sé e riconnettersi con la propria pace interiore. Un silenzio per stare con sé stessi, una solitudine che aiuta ad aprire il cuore per poi donarlo agli altri. La tranquillità è il vero lusso di questa vita, non i beni materiali. E finché non accettiamo questa verità continueremo a faticare su salite rocciose senza mèta e senza fine. L'essenza delle cose sta tutta qui dentro, nel nostro cuore. Il senso del nostro vagare si può trovare attraverso uno sforzo costante che sia fatto di meditazione e studio, pratica di gentilezza e compassione. In questo monastero risiede la saggezza di tutto il mondo, la risposta a tutti i perché. Chi arriva qui è come se trovasse un cartello all'ingresso:  vuoi essere felice? Entra, lascia il tuo io fuori la porta e poi inizia a vivere.

"Datemi la verità."

é una ricerca senza tempo, che ha coinvolto fotografi, scrittori, artisti, poeti, esploratori e vagabondi di mezzo mondo.

Ogni viaggiatore sulla via della felicità ha smesso di vivere nella civiltà per un periodo proprio per guardare in faccia, da vicino, la verità ultima.
Uno che scrive, ha qualcosa da dire, altrimenti dovrebbe fare altro. E chi ha da dire, cantante o pittore che sia, è perché dentro, qualcosa pulsa. Si nasce con un dono, e quando lo scopri dentro, lo vuoi condividere col mondo. Poi, non è detto che arriverà a tanti, dipende dal talento. Ma anche se tocca le corde di un solo cuore è stata un'impresa che vale la vita. Chi cerca, è una persona che nel proprio intimo sente la curiosità di dover scoprire qualcosa, e va per il mondo; canta, inventa, scrive, dipinge, cammina, esplora, medita, osserva, racconta, vive .. più intensamente che può, ogni realtà che la circonda, ogni incontro, ogni esperienza. In questa ricerca, una sola cosa é la madre di tutte: la verità.
A volte, continuiamo ad andare senza sapere dove, ma l'intento nascosto e più profondo del nostro vagare è quello di capire il senso della nostra esistenza. Perché nel senso della nostra esistenza si trova la chiave della felicità.
E per raggiungerla, ci possono volere tante vite o una sola. Anche un solo istante può illuminarci la strada e aprirci le porte della conoscenza.
Dove siamo, chi siamo e cosa facciamo qui, sono domande che non ci poniamo più, " la vita è già complicata così.". Ma finché non si fa chiarezza comprendendo il senso delle nostre giornate spesso faticose, continueremo a vagare confusi senza conoscere mai una beata e sazia tranquillità. Tutti, anche chi non si fa domande, sogna la felicità; ma solo chi non si accontenta di che vede può raggiungerla. Un artista è un animo sensibile che cerca di trasmettere al mondo le proprie inquietudini e le proprie visioni. Non smette mai di farlo. Perché sa che in quel lavoro di ricerca non c'è solo un semplice lavoro di artista, c'è il tentativo sognatore di soddisfare le inquietudini  di ognuno.

Quando andiamo al cinema ci perdiamo dentro una storia, al museo dentro un quadro, al concerto in una canzone; in quei sogni, in quelle emozioni si sta muovendo dentro di noi la voglia di essere parte di quella storia o di quel quadro, di essere la luce che illumina chi si ferma a guardarla.

Ma poi torniamo alla vita di sempre, e smettiamo di seguire quel sogno. Pensiamo che a noi non ci appartiene. In realtà, quel cammino è di tutti; e solo esplorando il nostro amore per la vita che riusciremo a conoscere cosa siamo, cosa possiamo fare e dove arrivare. La verità è la porta che incontra l'uomo al suo traguardo. Senza conoscere la verità, è come lasciare le parole crociate a metà.
Per raggiungerla, bisogna prima ascoltarsi, poi far parlare il cuore, poi impegnarsi: mettendo via le paure, le aspettative e l'IO.
Da lì inizia un cammino di estrema libertà che supera montagne, fiumi, laghi, case, persone, incontri, animali, foreste, famiglia, affetti, legami, passato e futuro. Per scoprire in fondo sentiero che siamo legati gli uni agli altri da una presiosa esistenza da condividere per far prosperare pace armonia e amore.
La verità è in questi semplici passaggi: togliere la maschera della nostra personalità e mettersi nei panni e nel cuore dell'altro, chiunque esso sia. E trovarci dentro la stessa nostra sofferenza, la stessa voglia di felicità. Possiamo fare mille lavori e mille esperienze, mille traguardi e milioni di dollari; ma è solo questo il tesoro che ci lega tutti e per cui vale la pena di aver trascorso una vita intera . Abbiamo un solo sentiero da percorrere e va fatto tutti insieme; mettendo via guerra, dualismo, conflitti, rabbia, passato, mi piace/non mi piace, io/te, desiderio, attaccamento, gelosia, egoismo, scorrettezza e menzogna. Ci vuole coraggio per bruciare tutto in un solo falò, ma coraggio vuol dire cuore. Se chiedi al cuore, svanisce la paura.

Se non pensi, ti godi la vita. E per non pensare, non bisogna avere soldi, bisogna meditare. Anche i ricchi pensano, quindi soffrono. Sono spesso preoccupati, attaccati, gelosi, egoisti, provano paura, astio, diffidenza, soffrono di solitudine e giudizio, non tollerano gli altri. Solo una persona che medita può diventare spensierata. Noi, anche quando mangiamo, pensiamo. Nel momento in cui ci arriva un piatto di riso caldo noi già stiamo pensando al secondo e al dolce. Un attimo ancora e pensiamo a cosa dobbiamo fare dopo. E il riso è già andato via. Prendiamo il cucchiaio e ci dimentichiamo di essere grati a quel pasto, a chi ha lavorato duramente per produrlo, chi per cuocerlo, chi per portarlo. Guardare quel bianco chicco di riso e gustarlo, sentire i sapori muoversi nel palato, le verdure che colorano un piatto arricchito da spezie e odori; Stare li, presenti a quel momento, gustando ogni secondo, ci fa vivere una semplice esperienza come un evento straordinario. Questo atteggiamento rende felici. La gratitudine rende felici. Pensare è utile per attivarsi in faccende pratiche e ragionamenti benefici, pensare per essere di aiuto e rendersi disponibili, per sbrigare delle responsabilità. Ma andare dietro ad ogni pensiero che la mente ci mostra è un viaggio senza fine e senza controllo che ci fa vivere giornate completamente schiavi dei pensieri condizionati dalla mente. Quello che possiamo fare é decidere noi cosa é giusto pensare dire e fare.

Mangio di fronte ad un sole che splende, in una terrazza enorme dove cerco il mio angolo di pace. Oltre ai monaci, ci sono molti stranieri. Si fermano qui per seguire corsi o solo per soggiornare. Mi sono tornati in mente tanti momenti vissuti lo scorso anno in India, nel corso che mi ha fatto conoscere Lama Namgyal, un maestro che mi ha aperto il cuore Eravamo più di cento, da ogni parte del mondo, ma per 10 giorni non è volata una mosca. Soffrendo, alcuni sono andati via, ma resistendo. Per poi trovarsi a fine corso felici di cenare tutti insieme. Qui, invece, sono appena una decina, ma non smettono mai di far sentire alta la propria voce, anche durante i pasti, dove ogni cartello raccomanda al silenzio. Risate da picnic all' aperto e telefono alla mano, sembra tutto tranne un gruppo spirituale. Anche a me piace condividere esperienze con altri viaggiatori, parlare dei posti visitati, scambiarci opinioni e sensazioni, ma farlo qui, in un luogo dove si richiede meditazione e silenzio, mi sembra fuori le righe. 

Noto sempre più quanto sia difficile per noi restare in silenzio. Stare con noi stessi, contemplare il momento, restare connessi al respiro. Il nostro Io ha continui bisogni di approvazioni per riconoscersi; attenzioni, parole, complimenti ,sorprese, una continua ricerca spasmodica di soddisfare il giudizio altrui che crea, alla fine, solo stanchezza e un piacere temporaneo.

Puoi stare tra cento e sentirti solo e stare solo e sentirti il mondo. Non sei il viaggio che stai facendo, non sei i posti che hai scelto, non sei nulla da mostrare, sei solo ed esclusivamente amore da versare in fondo al cuore delle persone.

Qui regna il silenzio, la pace è un'abitudine. Strofiniamo la testa e in un secondo escono milioni di pensieri. Escono cosi, insieme al vento. Basta volerlo. Basta spogliarsi di tutto ciò a cui ci leghiamo con mani e piedi. Lasciare la presa e cadere giù. 

Verso sera le luci intorno al giardino sono un dipinto di romanticismo. La fontana col Budda danzante, lo Stupa, i fiori e le piante, tutto si colora di blu giallo argento e oro, le luci appese agli alberi, sulle piante e sui fiori, si accende la fontana e lo Stupa, tutto brilla e si illumina proprio mentre fuori, una luce ancora più dolce, disegna il tramonto che fa addormentare il giorno sulle cime della valle. Ammiro questo spettacolo mentre faccio il giro intorno allo Stupa, un rito che permette di purificarsi e rinascere in nuove preziose vite.  

Vivere qui non mi sembra proprio una prigione. Non ci saranno vizi, alcool, negozi, bar, pub, tv , pizzerie, caffè, ma sembra che ci sia tutto l'essenziale per una vita serena. Mi alzo davanti ad un sole che sorge sulla valle e illumina la mia camera. Faccio colazione sopra il panorama di verde che circonda i villaggi e i templi. Vedo la campagna e i campi coltivati, le colline e le strade percorse da poche anime che girano a piedi. Monaci che sorridono, monache luminose in volto, si abbracciano e passegiano beate in salite che portano in cima ad oaservare i leoni bianchi dello stupa, le dolci vette fiancheggiate dai fregi sui tetti delle pagode, è uno spettacolo che si ripete ogni giorno e sulla via del tramondo cade come un fiore lasciando una luce ancora più lieta. I viaggiatori camminano e meditano, felici di stare qui. Una ragazza mi si avvicina e si scusa per aver interrotto il mio silenzio; sta seguendo un corso sulle emozioni disturbanti, si fermerà anche dopo per godersi l'incanto del luogo. Il giovane monaco mi viene sempre a salutare e sorride con un'energia che trasmette una gioia infinita. La mattina, all'alba, i monaci recitano la puja, per proteggere tutti gli esseri da malattie e sofferenza, e per accompagnare nel dolore chi sta vivendo un momento difficile. Mentre i monaci pregano e recitano i mantra sopra dall'alto, tra bandierine fregi e immagini di protezione un lama batte sunun legno ad accompagnare il suono delle voci. Le campane risvegliano la mente e il cuore con suoni che vibrano sulla valle. Il Rinpoche, che qui è stato tra chi ha costruito il monastero, è qui tra noi, e domani, per il capodanno tibetano, dovrei vederlo. Quando vedo i giardini di questo posto, la pace che si respira, il sorriso dei monaci, i mantra che vibrano in area, quando osservo la luce dei templi le colline e i giardini, mi sembra di aver sempre desiderato tutto ciò. Ricordo di aver spesso visto monasteri di sfuggita per fare foto e poi andarmene nel caos, ma restava in me quella beata tranquillità che avrei voluto vivere restando li. Oggi che ci sono, mi sento fortunato di poter ogni giorni parlare con maestri tibetani, monaci anziani e leggere libri di secolare saggezza. Ogni giorno medito, camminando o seduto, leggo studio scrivo ascolto recito imparo, pratico e ripasso. Gli insegnanti sono una preziosa opportunità che sto leggendo sempre con più entusiasmo. Più ti avvicini alla mèta e più necessiti di impegno. 

È arrivato il capodanno tibetano. Da domani i monaci saranno in vacanza e il monastero si svuotera'. 

A colazione la ragazza polacca mi augura buon anno e scoppiamo in una risata, mi diverte festeggiare due volte il capodanno, uno con la mia famiglia e uno con il sangha buddista.

Sono giorni che vedo monaci allestire il gompa, il principale tempio dove si può ammirare il grande Budda, il Dalai Lama e Lama Chopa, che oggi sarà qui a celebrare la cerimonia. Il gompa è un trionfo di colori; drappi, lampadari, stendardi, bandiere, tanka, mandala decorati perfettamente, Maitreya, il Budda del futuro,  da un angolo, infiniti altri budda in tutto il gompa. È tutto pieno, molti stranieri presenti.
 L'atmosfera è di festa e gioiosa allegria. IL LAMA siede sul trono al fianco all'immagine del Dalai Lama; preghiere, suoni di campane, mantra, corna muse, costumi tibetani, gonne per le donne e camicia per gli uomini, cappelli a forma di elmo colorati di giallo, i bambini hanno mantelli color zafferano, altri monaci vestono giallo o rosso. La funzione dura molto, i piccoli monaci si fanno in 4 per portare i libricini, piatti per tutti e bicchieri, poi una busta come dono dei lama a tutti i presenti: cioccolata, patatine, noodles, biscotti, succhi. Ci portano il riso al cocco con uvetta, mangiamo tutti a terra con le mani. I bambini cantano e accompagnano i mantra, l'atmosfera si rallegra quando il lama comincia a scherzare coi giovani monaci che portano i troni con le offerte; la risata fa piegare i bambini, il lama continua con goliardia e il giovane comincia a provarci gusto anche con gli altri.. in quel momento vedo la pura essenza della cultura tibetana; non riescono mai a prendersi sul serio, amano ridere e divertirsi con la vita, una leggerezza che si associa ad una visione spirituale senza mai diventare troppo seri. Forse è proprio questo che mi ha affascinato del buddsimo, quella via di mezzo tra ricerca interiore e allegria, tra meditazione e gioia. Forse così si spiega perché il Nepal non è mai triste o arrabbiato, qui è nato Budda e il sorriso che ha lasciato veste ancora i volti delle persone. È curioso come proprio in paesi dove il Budda ha più seguito, con templi riti e tradizioni, la povertà sia tra le più diffuse al mondo. Mi viene da pensare che la loro attitudine al fare del bene e la loro mancanza di aggressività abbia fatto sì che nazioni più potenti e assetate di conquista abbia avuto facilmente il controllo su dei popoli ritenuti deboli per una cultura non violenta. La Tailandia e l'India stanno seguendo il nostro passo e i risultati si vedono; per fare soldi, non è rimasto quasi più nulla del loro mondo incantato e della loro filosofia. La Cina è un esempio di Paese buddista diventato ricco, ma per farlo ha abbattuto con la violenza ogni residua traccia di Budda passando dal comunismo al capitalismo.

Vedo fuori le donne lavorare mentre nel tempio si fa festa, mi guardano e sorridono, vedo solo il bianco dei loro occhi su un volto coperto da maschere per proteggersi da polvere calce e terra. Scavano spazzano mettono le mani nel fango e nella terra. I loro volti scuri sono belli e sorridenti, non si stancano mai, continuano a piegare la schiena sotto il sole con una forza incredibile. 
Fuori stanno preparando banchetti, vedo arrivare gente dalle città, dalle scuole, dai villaggi, con vesti, cappelli giganti e costumi tradizionali; mi siedo per un tè e la bambina di una splendida famiglia tibetana mi sorride  e guarda i miei occhiali; il nonno, anziano e col bastone, porta con dignità profondi rughe su una pelle nera come pece. Tutti i tibetani entrano, le donne hanno bellissime gonne raffinate e ricamate, di ogni colore; portano pacchi di cibo, soldi, scialle da offrire al budda e al lama. Davanti a me, senza che nessuno me lo dica, riconosco il piccolo Lama che tenevano segreto; la testa gira per il tempio, si guarda intorno, mi fissa, poi alza lo sguardo in cielo, non 
dice mai nulla, ma guarda tutto. Resta seduto tutto il tempo, vicino a lui un giovanissimo monaco che se ne prende cura. Quando la cerimonia finisce usciamo a mangiare; riso, sugo al pomodoro piccante, cavolfiori, patate, tofu, ceci, insalata, polpette di verdure, pane di mais. Attendiamo che il Lama finisca di mangiare, poi ognuno porta una sua offerta e in cambio riceve benedizione e un bracciale. I colori del Tibet sono sparsi per il monastero, un segnale che oggi, nonostante la Cina, i tibetani possono ancora festeggiare tra loro. Purtroppo lontani dalla loro terra, da dove continuano a cercare di fuggire tanti loro connazionali, ma la Cina applica sempre più restrizioni firmando accordi con india e nepal che non vogliono compromettere troppo i loro rapporti commerciali. La festa finisce coi bambini che giocano e le mamme che indossano sciarpe bianche benedette dal Lama. Un capodanno  vissuto tra i maestri tibetani, la gente dei villaggi e i meravigliosi bambini.

Oggi è venuto a farmi visita il monaco e ha apprezzato anche lui la mia camera con vista, tranquilla e luminosa.

Un monaco sherpa, appartenente alle prime etnie emigrate dal tibet che oggi sono spesso guide per trekking e abitano per lo più nella parte confinante col tibet.

Mi sorride ed entra con timidezza senza accettare il tè allo zenzero che avevo preparato. È venuto per vedere dove medito, in che modo e se il ritiro individuale sta funzionando. Spiego come si svolge la mia giornata e come ho organizzato la pratica. Resta contento, mi fornisce alcuni metodi di visualizzazione e poi ci tiene a ricordarmi una cosa:" tieni la testa dentro il monastero, non portarla fuori, non farla vagare altrove, mantieni la concentrazione e prosegui con calma, ma con costanza." Gli prometto che per qualsiasi cosa chiederò di lui e ci salutiamo con garbato rispetto.

Le mie giornate proseguono serene, mi sveglio all'alba, guardo fuori, mi faccio un tè, medito, poi vado a fare colazione con tanto di chapati, burro di arachidi, latte di avena e cereali.  Torno, mi rilasso nella terrazza sopra la camera, poi faccio yoga, medito e vado a pranzo. Dopo un abbondante riso, ravioli spinaci patate e legumi.. cammino nel monastero e intorno agli stupa per purificarmi il karma. Leggo sulle panchine, vado al tempio, poi passo al bar, libreria o negozio, e torno in camera. Studio un po', scrivo e leggo. Un pisolino, una meditazione e vado a cena. Faccio la meditazione camminata, arrivo al giardino, mangio e poi me ne torno in camera per godermi la vista col buio: a distanza, le luci della città diventano candele che illuminano le verdi colline, piccoli fari poggiati sotto la valle, una profonda ed estesa sensazione di pace prima di coricarmi con la testa sul cuscino e il sorriso vicino. Non c'é noia in un ritiro di solitudine e silenzio se sai perché lo fai, non c'è tristezza in un soggiornare quieti senza parlare né strafare. Non esiste tempo migliore di quello speso per la felicità da versare agli altri.


A colazione una ragazza islandese si siede al mio fianco e inziamo a conversare; passa la ragazza polacca che parte per la tailandia e ringrazia per le mie "dritte". La ragazza islandese da ormai 10 anni fa avanti e dietro tra nepal e casa, gestisce insieme al fratello alcuni hotel nel mezzo della foresta che aveva aperto il papà quando venne negli anni 70. Lama Zopa è il suo maestro e lo segue ormai da tempo. Insegna meditazione e appena può viene qui, in quella che chiama la sua "casa spirituale." Più avanti ci fermiamo per un tè al bar che affaccia sul panorama, ci raggiunge un australiano. Scopro che il ragazzo che sedeva vicino al piccolo lama reincarnato è suo fratello, anche lui rincarnazione di un lama, e proprio qui c'è una sua reliquia nell'edificio del Tantra. Faccio le mie ruote intorno al tempio e agli stupa, giro i mantra della compassione, medito un po' al giardino. Passeggio rilassato e in pace tra i viali fioriti, gli alberi di semi e la frutta, mi sento colmo di pace e penso che Puoi essere molto più ricco di una persona miliardaria, se non soffri di attaccamento a quello che hai, non hai paura di perdere nulla, neanche la tua vita. Scendo giù, saluto i monaci e mi sento grato di essere circondato da tanta saggezza, ogni giorno. Vado su in terrazza, mi godo la vista e mi perdo.completamente nei passi.rilassati.della gente giu al villaggio. Poche persone, sconfinate distese, strade.di terra rossa, cani in lontananza.siedono in mezzo; è la vita che scorre lenta come in epoche remote, si va alla.fonte, al.mercato, a preparare, a controllare i campi, tutto qui. Mentro guardo la valle ripenso ad un caloroso messaggio di mia madre:" Vale manchi da morire.  il tuo pellegrinare vedo molto avventuroso ma colgo tanta serenità goditi questi momenti di assoluta pace con te stesso ma pensa sempre a chi ti aspetta con tanto amore. da mamma".. e mi sento profondamente fortunato di essere nato da una pancia cosi amorevole che mi ha trasmesso il sorriso e l'amore per la vita.
La.meditazione apre sempre nuovi sguardi, ma poi ogni tanto il passato bussa e il cuore risponde .. "si, sono ancora a casa.". Mi sono rivisto mentre partivo verso il nord e lei correva più veloce del treno.. in tempo per un ti amo.
Ho cercato un angolo di Roma che non avesse  i suoi occhi. Roma era vuota.

l'amore ti scoppia dentro quando inizi a guardare il mondo con gli occhi dell'altro altro e ti sembra di vivere la vita come un film in 3d, tutto è più bello della realtà.

Torno in camera, lavo i panni, stendo, accendo l'incenso, faccio i piatti, spazzo a terra con il bastone di paglia, mi faccio un arancia donata per il capodanno. Mi sa che ieri ho esagerato col piccante.

È ora di studiare e meditare.

Il ritiro spirituale avanza lento e beato, mi concentro ogni giorno praticando in 4 diverse sessioni cui aggiungo la meditazione camminata. È un percorso affascinante, la mia prima volta in un ritiro individuale, meditando per 20 giorni nella mia camera!

Oggi sono stato tutto il giorno senza acqua.. un nuovo assaggio delle mie esperienze in asia a combattere con la mancanza di servizi! Dopo lo scaldabagno fai da te a Kathmandu, e l'assenza di carta igienica ( avevo già provato in india..) ora la completa assenza di acqua per 24 ore e speriamo che domani ci sia di nuovo.

Ho chiesto un po'  di rifornimento alla vicina di stanza giapponese, anche lei in ritiro, ma purtroppo ne ha pochissima.

Stasera ho avuto il piacere di cenare con una monaca danese che ha chiesto di sedermi al suo tavolo, dove a cena resta sempre sola perché i monaci la sera non mangiano.

Mi chiede come prosegue il ririro, quale sono le mie sessioni e le mie intenzioni e se avevo domande; illustro il mio programma e la mia voglia di progredire, si mostra molto contenta e sorpresa di come sia passato da un corso di introduzione lo scorso anno ad un ritiro spirituale sul sentiero graduale verso l'illuminazione. " mi sembra di non avere molto da aggiungere, quello che stai facendo è ottimo."

Mi consiglia un altro libro, poi mi racconta la sua storia: arrivata in nepal nel 1973, nel 1974 è diventata monaca. Un anno di studi e la scelta di lasciare la Danimarca e dedicarsi a tempo pieno allo studio del Dharma. Ha vissuto per anni tra india e nepal insegnando e conducento ritiri spirituali. Ora tiene corsi per stranieri e accoglie chi vuole intraprendere ritiri individuali, come me.

Sono in camera, e mentre provo a sciogliere i fili del mio auricolare sperimento la preziosa opportunità di realizzare la pazienza. A volte, credo sia proprio la mancanza di tempo a renderci nervosi; fare le cose di fretta è un inevitabile sforzo mentale e fisico che provoca stanchezza e poca lucidità, e questo genera emozioni disturbanti come intolleranza, fastidio o rabbia. Viviamo la maggior parte della nostra giornanta correndo, e di conseguenza non riusciamo ad apprezzare i momenti che viviamo.

Mi accorgo, qui, di godermi appieno le giornate; ho tutto il tempo per fare tutto ciò che amo: camminare, leggere, scrivere, fare yoga, meditare, studiare, rilassarmi, fotografare, stare nella natura, nel silenzio, nella pace. Senza fretta, a passo lento, ammirando il cielo, prendendo il sole, gustando un piatto con infinita calma, sorridendo ad ogni incontro, sorseggiando un tè e guardando il panorama.
Piena gratitudine per ciò che hai e nessun pensiero a ciò che non hai.

I monaci che tornano dall'iniziazione al tantra siedono ai tavoli insieme a tutti. Sono tanti, giovani e anziani. Fuori piove sempre più forte, nubi bianche coprono il cielo e lasciano intravedere solamente in alto un tempio di architettura cinese e lievi linee delle più sorprendenti cime.
 Il pranzo oggi offre ravioli di verdure-i  famosi momo tibetani- riso e curry speziato, tofu piselli carote e patate, poi cavolfiori, zuppa, patatine croccanti, crema di ceci, insalata e una mela.

Un monaco mi siede vicino e in un impeccabile inglese chiede del mio ritiro e i miei studi. È di origini delle zone himalayane del Nepal, ma risiede qui da ormai 30 anni: " resterai qui tutta la vita?" -"spero".

Sono tantissimi oggi, quasi sollevati dal ritiro di tantra e pieni di entusiasmo, si gustano questo pranzo tutti insieme; li guardo mentre si coprono dal freddo infilando il cappuccio della sola veste scoperta che indossano sempre. Dietro di loro la valle tace. Parlano i colori del cielo quasi tenebroso che oggi si allinea perfettamente alla loro iniziazione.


Oggi, mentre leggevo in giardino, è passata a salutarmi Annatara, la ragazza islandese. Ci facciamo due passi e prendiamo un tè. Mi racconta della cultura patriarcale qui in Nepal, che però permette a donne lavori più duri che agli uomini. Ha insegnato meditazione nelle carceri e ha riscontrato una risposta stupenda dai detenuti. Il loro entusiasmo l'ha ripagata di un iniziale disagio. Qui in Nepal ha lavorato a dei progetti per la cura e la prevenzione della salute, mi dice che non c'è la minima conoscenza di come curarsi, non ci sono molti dottori e le strutture sono prive di servizi. Ha lavorato molto come psicanalista trovando parecchia ignoranza al riguardo; ha conosciuto ragazzi di soli 19 anni rinchiusi per alcuni problemi mentali. Non esiste la cultura della psicanalisi né di altre terapie, non si conoscono metodi per curare ansie o stati depressivi.

Sono tanti i viaggiatori che passano di qui; chi si ferma per pochi giorni, chi per fare corsi, chi in ritiro.
Ma nei loro sguardi, nei loro occhi, trovi una ricerca di pace che si sposa con l'incanto del monastero. È come se questo fosse il posto che abbiamo sempre cercato. La sensazione è quella. Questa empatia la leggi nei sorrisi affettuosi che ci scambiamo quando ci incrociamo tra i giardini e gli stupa: sorrisi che fanno pensare ad una comunanza di intenti, quel sentirsi fratelli e figli del mondo senza conoscersi, da Sidney a Varsavia. Alcuni, vengono più con la voglia di fare esperienza, quasi in modalità vacanza. Qualcosa da mettere nel bagaglio, nulla di più. Altri, ci mettono anima e corpo. Ma soprattutto cuore e amore. Perché non si parla semplicemente di dharma, ma delle nostre vite.
È bello vedere quando chiudono gli occhi e si lasciano andare sotto il sorriso rassicurante del Budda.
Mi sento parte della loro meditazione e del loro viaggio, una sintonia tra chi prosegue lo stesso cammino partendo da angoli diversi del mondo.

Vado al giardino a leggere un libro preso in prestito in libreria, poi mi siedo di fronte al gompa, a scrivere sul tavolino in legno. Torno in camera e fuori dal balcone mi accolgono come sempre incantevoli variopinti uccellini che rallegrano l'aria con cinguettii rilassanti.

Fuori c'è una luce che trasmette una prolungata sensazione di pace .. così gradevole da restarci ore.

Fuori diluvia. Dal mio balcone si respira una pura energia di pace. Gabbiani, falchi, corvi.. volano liberi planando verso il basso per poi tornare su verso il cielo.. dove oggi è tutto più limpido, le colline mostrano tutte le forme, i colori sono sfumature di verde, celeste e turchese.
Annatara é andata a Kathmandu per sbrigare pratiche su una raccolta fondi che sta organizzando ad aprile per sostenere progetti di educazione e svilluppo su salute e prevenzione.

Lama Zopa sta celebrando nel gompa un rito di iniziazione al Tantra; vibrano nel monastero i mantra dei monaci che insieme a campane e lunghi strumenti a fiato sputano dalla propria gola sillabe antiche che arrivano in petto come potenti lance di fuoco.

Penso che dovremmo sempre vedere l'altro che ci disturba infastidisce o non tolleriamo come un essere che soffre e vorrebbe essere felice.

Anche chi ci ha deluso, offeso, non ci piace, chi ci giudica o non ci tollera, è una persona che vuole essere felice. Vuole essere libero e tranquillo, in pace. Ma non lo sa, non ha gli strumenti per caprilo; e noi, quello che possiamo fare è cercare di mettere in pratica le nostre buone intenzioni con ogni essere in cui percepiamo sofferenza. Che sia uomo, animale, pianta, il corpo, la salute, la solitudine, la natura, la strada, i monti, i laghi, i pesci, i cani, i gatti, gli elefanti, i maiali etc .. ogni cosa che incontriamo è una buona occasione per praticare la nostra amorevole gentilezza.
Viviamo preoccupati per i soldi, per il lavoro, per la salute, la vecchiaia, la malattia; soffriamo per il nostro attaccamento alla vita, alle attese e le aspettative, alla reputazione, al giudizio, al corpo, alla ragione.
Abbiamo paura del cambiamento, di morire, di essere giudicati, non piaciuti, non apprezzati, di soffrire(fisicamente e interiormente), di vivere. Di essere felici.

Abbiamo paura dell'altro. E invece l'altro siamo noi. Se l'altro fosse un problema per la nostra felicità non avrebbe senso vivere insieme a milioni di persone. Il problema siamo noi.  Pensare che nella nostra vita contano solo i nostri affetti è come passare tutta la vita chiusi dentro casa. Il mondo è li fuori che aspetta la nostra parola, i nostri gesti, il nostro cuore. È li per essere condiviso con gli altri, per ammirarlo e difenderlo. In questo mondo milioni di esseri vorrebbero essere aiutati a liberarsi da ogni sofferenza; per quello che hanno vissuto, per ogni dolore provato, per ogni orgoglio ferito, ogni seme di rabbia cresciuto, per ogni istinto violento e giudicante che non riesce ad arrendersi all'amore e alla pace.

Ci aggrappiamo a questa vita come se non dovessimo mai morire.
Non accettiamo che il tempo passi, che le cose cambino continuamente, che tutto finisce e di nuovo inizia. Siamo identificati con il nostro Io cosi a tal punto che non riusciamo a vedere le cose per come in realtà sono. Restiamo tutta la vita con gli occhi chiusi e quando li apriamo stiamo per morire; allora ci sentiamo assalire dai rimpianti.

L'orgoglio porta disperazione, il non amore genera depressione.
Viviamo nell'illusione che " solo la mia felicità conta, solo la mia strada, le mie cose, la mia casa e la mia famiglia. Il resto non lo voglio neanche conoscere, tanto nessuno lo merita."

La mancanza di fiducia nell'altro chiude a riccio il nostro cuore e viviamo di risentimento senza sapere perché.

Se percepiamo dentro di noi il dolore dell'altro, tutto cambia.
Se accettiamo di aver sofferto e anziché incolpare nessuno cerchiamo di curare il dolore con l'amore siamo ad un passo dal paradiso.
Quello che veramente conta non è quanto viviamo ma se in questa vita siamo riusciti a sviluppare buon cuore, a liberarci da ogni briciola di rancore, odio, avversione e rabbia.
Un mondo senza rabbia elimina con un colpo solo un sistema creato grazie alle guerre.
Un mondo che desidera il bene dell'altro non cerca potere economico, finanziario, bancario, politico, cerca pace. Non può  generare conflitti, divisioni social, economiche, geografiche, gelosie o invidie, ma può generare esclusivamente  compassione, desiderio dell'altrui felicità, gentilezza, generosità, etica e coraggio. Vedere il lato positivo in ogni cosa fa nascere sorrisi e pura energia, danza e canti, leggerezza e spensieratezza. Il non giudizio libera il campo alla fantasia, all'arte, alla curiosità e alla creatività. I colori di un quadro sono amore per la vita; i tratti di un volto, i fregi di un palazzo, il bianco di una nuvola.. tutto si apre alla nostra vista e si illumina di bellezza quando l'amore toglie la polvere dagli occhi.
Prendersi meno sul serio aiuta ad avere meno paura; Meno paura è più coraggio; più coraggio è più cuore; più cuore è più amore.
 Anche con niente addosso possiamo salvare il mondo da ogni illusione.

Abbiamo questa vita da offrire agli altri, e un potenziale enorme che sarebbe un peccato buttare via.
Abbiamo questo momento.
Non è così difficile essere felici.

Oggi finalmente ha smesso di piovere, ma sono ancora senza acqua. Fuori c'é una rigenerante aria fresca, il cielo sembra neve, il sole timidamente si alza e prova ad uscire da una immensa e gigante nube che lascia intravedere il gentile volto delle colline. Più sotto un colorato intreccio di palazzi alberi e viali deserti dove bambini giocano a rincorrersi. Mi perdo in questo rilassante fresco mattutino. La strade in terra finiscono in campi coltivati affiancati da minuscole abitazioni, é tutto vuoto, libero, senza passaggio; sembra un villaggio abbandonato. Le facciate dei palazzi sono espressione della libera fantasia, dal celeste al giallo ogni via sembra associata alla luce del cielo, in questo disordinato e astratto paesaggio la mente si distrae e segue un mondo a colori che rilassa lo sguardo e trasmette pace. Da qui, lo sguardo dei leoni fuori il gompa, i tetti delle pagode e la bandiera tibetana al vento regalano ai miei passi un beato scorrere lento sotto le colline e di fronte al sole che sorge.

Resterei ore a guardare la vita che scorre qui sotto, nei villaggi,in campagna, nei vicoli, intorno ai templi. Vedo ragazzi giocare a calcio in piccoli campetti isolati, case immerse nel verde, circondate dalle bandiere di preghiera, un piccolo Tibet che vive beato nella campagna nepalese. Il colore delle pagode, i tetti sporgenti, l'oro che luccica e illumina le montagne, punte dorate fuoriescono dagli alberi, una vita di campagna protetta dalla saggezza spirituale dei templi. Si respira una vita semplice, calma, tranquilla e rilassata. Nessuna macchina, solo il suono caro degli uccelli, qualche risata dei bambini in lontananza, i piatti sbattuti in pentola dalle donne. È tutto verde qui sotto; dalla terrazza dove pranzo si apre una vasta e selvaggia natura piena di energia rassicurante.
I campi, i prati, gli alberi, le passeggiate dei giovani e gli uomini che coltivano. I ragazzi hanno smesso di giocare, altri si siedono nel verde. Mentre mi perdo in queste casette tra gli alberi, ripenso ad Annatara: mi confessa di essere triste, mentre si ascgiuga le lacrime si scusa per aver interrotto il mio silenzio. Provo a trovare parole di conforto, ma lei chiude ogni porta: " non preoccuparti, sono abituata ad essere triste.".

Conoscere la vita nei suoi molteplici aspetti.

Piccoli budda siedono sulla panchina davanti allo Stupa, costruito in memoria del Lama Thumbten, nel giardino della pace. Altri girano intorno alle reliquie e alle fontane, recitando con la mala tra le mani e ricevendo beneficio dalle preghiere che sono all'interno di decorati oggetti rituali e richiami spirituali.

Mi siedo in meditazione, nell'erba, davanti al sole, tra un delicato suono di campane e un canto di uccelli.

Quello che veramente impariamo meditando è che ogni cosa che pensiamo e vediamo è frutto delle percezioni della nostra mente. Il trucco è farla abituare a mangiare ciò per cui è nata. Ogni sofferenza in questo mondo è causata da un'errata visione e concezione della realtà.  Arrivare a capire questo, liberare la mente da condizionamenti esterni, la pulisce da una quantità inimmaginabile di rifiuti. I nostri pensieri, quello che diciamo e facciamo è condizionato da ciò che abbiamo imparato a registrare come tale. La nostra lucida e saggia lente che avevamo da bambini è scomparsa con la nascita dei pensieri e del dividere il mondo tra noi e gli altri, aggiungendo a questa confusione passato, futuro, desideri, aspettative, orgoglio, giudizio e rabbia. Il bambino vede il mondo, festeggia per essere nato, ride, corre, gioca, si nutre di compagni senza chiedere loro nome, famiglia,estrazione. Ci gioca e si gode il momento, in una pura e illuminata percezione delle cose. Lo spavento, le paure di invecchiare ammalarci e non essere amati ci ha fatto dimenticare la natura ultima delle cose. Che è insita in noi, ma non la troviamo più. Una mente che vede le cose per come sono, senza giudicarle o etichettarle, non è più soggetta a paure, illusione, non è più nello stato dormiente. Una mente consapevole controlla i pensieri e controllando i pensieri agisce secondo coscienza, che è pura e illimitata. Se conosci la natura della tua mente, non solo conosci te stesso ma scopri il segreto che tace nascosto nei cuori di ognuno. La conoscenza apre le porte alla comprensione di ciò che è essenziale. La verità nuda e luminosa ci appare quando eliminiamo dal nostro sguardo ogni velo illusorio che non ci permette di Vedere.

Conoscere è mettere fine ad una giornata di nebbia, che è l'ignoranza, e dare inizio ad una splendida e libera giornata di sole.

Per realizzare una verità così chiara e illimitata dobbiamo reimparare a percepire le cose. Cambiando le percezioni della nostra mente, cambiamo la nostra vita di tutti i giorni.

 Pulire la mente é un lavoro che richiede impegno e pratica. Per prima cosa, è fondamentale iniziare a guardare ogni cosa senza condizionamenti, per quello che in realtà è. Liberarsi da ogni attacamento-a questa vita, al passato, al nostro io- è un'autostrada che conduce diretti ad una vita di assoluta e duratura pace.

Torno verso la stanza e mi accorgo che oltre a me, sono in ritiro solitario nella stessa palazzina altre 3 donne. Ennesima conferma di ciò in cui ho sempre creduto. La loro determinazione  e volontà di ragggiungere la pace è ovunque mi giro nel mondo, da Roma a Kathmandu, e sono sempre pochi o nessuno gli uomini che lo fanno. Ogni giorno di più mi convinco che le donne sono il vero sesso forte, il sesso che vorrei tanto un giorno vedere al governo del mondo, per dimostrare quanto ci sia di prezioso e raro nelle capacità della loro natura.


La mèta del viaggio sono gli uomini.

Sentirsi straniero tra gli stranieri è il miglior modo per sentirsi davvero fratelli.

Chi viaggia senza conoscere l'altro, non viaggia. Si sposta.

In serata Lama Zopa ha tenuto  insegnamenti in un gompa pieno di gente. Purtroppo ho assistito solo alla parte finale. Stranieri con tanto di cuffia per la traduzione in inglese si sono riversati in massa sotto il trono dove siede uno dei maestri illuminati ancora in vita. Fa un buffo sorriso e augura 'good night' a tutti.

Lo vedo uscire dal corridoio centrale perfettamente aperto dalla schiera di monaci colorati di giallo e rosso. Un giovanissimo mette via la teiera, fuori i più piccoli accendono telefoni mentre altri si inchinano con devozione; lo circondano elmi gialli e una impressionante vibrazione di corna muse che riempie di brividi l'atmosfera. Lui passa, zoppica per via di un incidente, è anziano ma perfettamente lucido e sereno, china la testa per ricambiare il rispetto verso i monaci e sale sulle scale accompagnato da 3 fedelissimi. 

A cena Annatara mi racconta di essere stata a casa del fratello a Kathmandu; lui sta per divorziare, ha 3 figli ed è depresso. Non fa che urlare e bere alcolici, lei non ne può più. Conversiamo un po' cercando di capire meglio la situazione. Lei poi cambia argomento e mi chede: come fai ad essere cosi autodisciplinato? Io non ce la faccio, parlo sempre, e poi in ritiro non ce la farei, sorgerebbero pensieri tristi."

Andiamo a bere un te al bar, poi ci siediamo sulla panchina che affaccia su tutto il panorama. Incontriamo l'australiano e ci incantiamo a vedere un cielo stellato sopra le luci della città. 

Rientro, o meglio, mi ritiro. ☺

La via verso la stanza passa per gli 8 piccoli stupa dell'illuminazione dove passo sempre a far girare il mantra om mani padme hum, poi delle scale mostrano il cielo blu e le bandierine sui tetti, la via dei fiori porta nel mio angolo di silenzio e pace, lì dove adoro camminare nel pomeriggio, in meditazione. 


Tutto finisce e non sono neanche le 20. A me sembrano le 2 di notte!!

Oggi a colazione ho conosciuto Rendy, un sessantenne americano, carpentiere da poco in pensione, che gira il mondo.

Parliamo della situazione politica del mondo, di come è stato represso il movimento Occupy, di come il cambiamento stia avvenendo proprio grazie a quelle comunità etniche che sono la storia degli stati uniti e  di come in ogni dove riescono con i voti a dividere la gente. 

Mi parla dei suoi viaggi in Sicilia, della gente ospitale in Albania, del sud dell'India. 

Mi informa di una comunità di artisti autosufficiente che in italia è riuscita a vincere anche le resistenze della burocrazia: daimanhur. Dovrò assolutamente approfondire. 

Ci godiamo uno splendido sole dalla terrazza, guardiamo piccoli uccellini di ogni colore avvicinarsi coi loro becchi gialli e sedersi in bilico tra il balcone e il Tantra College, dove giovani monaci stanno intonando potenti preghiere di purificazione.

L'aria è pura e calda, il paesaggio chiaro e limpido, la valle sorge dietro la nube, la nebbia scompare e con lei anche ogni traccia di fumo e sporcizia. 

Un cielo pulito dove poter specchiarsi,  e un silenzio che si perde nel verde della natura e nell'oro delle pagode. 

Nel pomeriggio io e rendy ci diamo appuntamento per assistere alla cerimonia di iniziazione per prendere i voti come bodhisattva, il budda della compassione che dedica la sua vita a liberare gli esseri senzienti, nessuno escluso, dalla sofferenza.

Sono indeciso se prendere i voti, una responsabilità grande che richiede impegno e disciplina. I monaci mi comunicano che avendo già preso rifugio in India, lo posso fare. Sempre se mi sento pronto.

Arrivo prima e mi sbrigo a prendere i posti, aspetto rendy dentro. 

Ci danno radio dove alla stazione 107 possiamo ascoltare i discorsi di Lama Zopa tradotti in inglese.

Vicino a me una simpatica signora nepalese condivide divertita questa esperienza.  

Il tempio è affollato, i monaci preparano ogni rito nei minimi dettagli. 
Il Lama spiega cosa comporta prendere i voti, quali mantra recitare e quale preghiere dedicare. Ci esorta a vedere qualsiasi essere senziente come nostro fratello, anche il più nemico, anche il più minuscolo insetto. 

Ride, legge, urla e fa partire continui mantra, accompagnati da campane strumenti a fiato cembali e corna muse. L'incenso scorre da una fila all'altra di monaci e si posa stabile nelle narici dei presenti. 

Non ho mai partecipato ad un rito spirituale cosi potente. 

Ci portano acqua da bere dal palmo della mano per 3 volte associando ogni gesto a corpo, parola, mente.

Poi io e la nepalese ci leghiamo reciprocamente un bracciale rosso sul nostro braccio, come legame col dharma, una fascia rossa in testa e bianca carta argentata come sviluppo delle mente illuminata. 

Un braccialetto coi colori del Tibet ci viene fatto legare ai nostri piedi, mani e collo.. ( ci ho messo 10 minuti per capire); restiamo così 10 minuti per esercitare pazienza e liberarci dagli ostacoli che sono solo un'illusione. In realtà sono rimasto con la testa che pendeva tra le gambe e le mani bloccate!! 

Una ciotola di acqua viene versata sulla nostra testa per purificare i pensieri e altra acqua dobbiamo tenere in bocca 5 minuti fino a sputarla insieme al nostro karma negativo accumulato. 

Un recipiente con l'incenso copre ogni respiro e una fortunata richiesta di break ci fa prendere una boccata d'aria. 

Rivedo il piccola Lama,la gente lo chiama, ci gioca lo tocca, e lui ricambia salutando, sempre calmo e sorridente. 

Rientriamo e le parole del Lama come pietre si dirigono sul nostro petto: 'l'io esiste solo come mera etichetta. Questo lo dovere ricordare ogni momento. Tutta la nostra vita è dedicata a difendere il giudizio, il corpo e la reputazione di un Io che non esiste. Se ci insultano, ci criticano, se non piacciamo, subito reagiamo rabbiosamente per difendere un'entita astratta che è solo un'illusione della mente. Se lo cerchiamo nel corpo, non lo troviamo, nella mente, neanche. È come quando in una sabbia deserta luce in lontananza ci fa sembrare ci sia acqua ma sappiamo che non c'è. Appare alla nostra mente, ma la consapevolezza sa che esiste solo quando ci identifichiamo in una realtà indipendente, invece ogni cosa esiste in dipendenza di cause e condizioni."

La sala in silenzio guarda questo anziano maestro dondolare nel suo corpo anziano, nel suo divertirsi mentre legge, nella sua passsione nel trasmettere insegnamenti. Mi sento fortunato ad assistere e partecipare in sua presenza ad una cerimonia del genere. 
" il vostro corpo e la vostra mente verranno trasformati nella natura di una luce cristallina."

Durante la meditazione ci viene chiesto di visualizzare un ombrello bianco che ci protegge dalle oscurità e dagli ostacoli, questo ombrello rappresenta la nostra devozione al guru come nostra guida.

Dalle 2 che sono entrato sono già più di 4 ore che sono fermo nella posizione del loto con la schiena poggiata sul legno spigoloso di un mobiletto, comincio a sentire stanchezza e fastidi. Viene ricordato al lama che è ora di cena: lui ride, si accorge di aver parlato tanto e non sente alcuna stanchezza, si continua.

La cerimonia dura altre 4 ore e io sono
sfinito, testa che scoppia, fame, voglia di sdranchirmi, dolori ovunque. 

Otto ore di riti, insegnamenti, mani sotto alle ciotole sante, al cibo, ai fiori, ai fili di paglia da mettere sul letto per proteggere i nostri sogni, meditazioni, incenso, legami da sciogliere e fili che vengono tagliati, sto sognando un pasto caldo e un letto, qui arriva aria condizionata sulla schiena e incenso negli occhi, ma si continua.

" con questo fuoco vengono bruciati,rimossi e purificati tutti gli ostacoli, le afflizioni della mente, e il karma negativo."

" tutte le infelicità provengono da una mente egoista, tutte le felicità da una mente che desidera salvare gli altri esseri dalla sofferenza."

Va via la luce, il Lama ride. E mentre lo osservo, ripenso a ciò che mi ha raccontato Annatara; nel 2015, durante terribile terremoto, ci sono stati tantissimi morti, la gente era triste e spaventata. Lui disse solo questo: ora non è il momento di avere paura, dobbiamo generare infinita compassione per tutti quei morti. 

La cerimonia si esaurisce con i monaci protetti da elmi gialli che accompagnano il Lama all'uscita. Tamburi e corna musa fanno vibrare anche i cuori più stanchi. Lo vedo dopo più di 8 ore di cerimonia scherzare con la gente e dare pacche sulle spalle, un'energia incredibile.

All'uscita il piccola Lama esce scortato da altri monaci, vado per porgergli la mano e mi sembra di volare: mi guarda, sorride, dice un semplice Hi! .. e continua a giocare. È di una bellezza sconvolgente, un bambino d'oro. Otto ore fermo senza mai un lamento, né un pianto, né accennare la minima stanchezza. È li che gioca e ride con tutti, guardando incantato tutto ciò che lo circonda. 

Rendy non ha retto tutta la cermonia, è ora di cenare ma io ho solo voglia di dormire tra il cuscino e i fili di paglia che proteggono il mio sogno di felicità.

"Al mattino al mio risveglio vedo in cielo gli aironi..e il profumo bianco del giglio.."

Porto sempre Rino Gaetano con me, più che mai in questo viaggio in Nepal, a cui lui ha dedicato una canzone che mi ha divertito fischiettare nel mezzo del caos di Kathmandu, sognando un capello riccio lungo sulle spalle, un cappello a cilindro con chitarra e gilet che sorrideva ai sadhu e ai mendicanti. Me lo sono immaginato nella freak street che ascoltava john lennon e joe cocker, o negli scalini tra i nepalesi, come fosse montesacro. 

La mattina appena mi sveglio faccio il saluto al sole davanti ad una dolce e calma alba che sorge dalle colline e scalda le mie finestre. Gli uccellini regalano i primi sguardi fuori dal balcone, l'aria è fresca, pulita.

Al tempio la cantilena delle puja accompagna una colazione vissuta con lentezza in terrazza. Donne cinesi scaldano la propria energia con esercizi di tai chi, di fronte al panorama che le guarda. Io cammino nel giardino e giro intorno agli stupa, meditando. Siedo poi sulle panchine e mi rilasso in questa luce gioiosa. Osservo tante ragazze giovanissime venire qui e restarci per un mese, un impegnativo ritiro spirituale in una età in cui solitamente si sceglie lo sballo e le località più esotiche. Le vedo affrontare questa sfida con enorme devozione.  Siedo in balcone, scrivo e leggo. Vedo molte persone spaventate dalla solitidine, dal silenzio e dalla felicità. Essere liberi, secondo me, equivale ad andare oltre il proprio limitato punto di vista. Le persone hanno paura di restare sole, tremendamente. E per questo, si aggrappano a qualsiasi scoglio le possa tenere a galla. Come se da sole, non avessero la forza necessaria per nuotare. Il che non vuol dire allontanarsi dal prossimo, ma amarlo ancora meglio, se riesci ad amare la tua solitudine.

Annatara mi ha chiesto se dopo il monastero voglio raggiungerla a Boudnath dove lei ha preso un appartamento per un mese. L'idea è intrigante ma non mi resta tanto tempo e preferisco dirigermi verso Pokhara.

Incontro Randy tra gli stupa dell'illuminazione, ci facciamo due passi poi andiamo verso la sala mensa per il tè delle 5. È stato giù al villaggio e sapendo che volevo mangiare frutta ma stavo chiuso al monastero mi ha comprato arance, banane e melograno, zenzero, biscotti e anche del detersivo per i panni. Sono rimasto senza parole per la sua gentilezza. E devo dire, purtroppo, di averla ricevuta più da lui che dai tanti monaci che sono qui nella struttura; loving kindness è scritto su ogni muro ma poi dalla recption al bar o alla sala mensa non viene poi vissuta come tale. Ti tolgono il piatto mentre mangi, neanche ti salutano, devi chiedere per giorni il colloquio con un'insegnante, al bar sono freddi come ghiaccio e nessuno ti informa su nulla, devi essere tu a fare continue richieste. Il tutto pagando 20 dollari al giorno. Questa è la cosa meno felice della mia residenza qui. Un posto incantevole, una pace benefica e una preziosa opportunità di crescita per la mia spiritualità. Ma il resto non è sicuramente l'accoglienza che ricorderai in eterno. 

Ci sediamo sulle panchine in giardino; Randy la pensa come me e lui è qui solo per rilassarsi, non ha voglia di pratiche spirituali o meditazioni, cercava solo una beata quiete nel verde dove stacccare un po' la spina. Una spina che ha staccato persino da ogni rete cellulare, avendo buttato nel cestino l'ultimo telefono che aveva di vecchia generazione. Per comunicare con il mondo usa solo le e-mail. Da ottobre vive cosi, non chiama e non riceve chiamate, whatsup facebook o skype non sa cosa siano. Mi sorprende sentirlo dire da un cittadino degli Stati Uniti d'America. 

Andiamo a mangiare e rifletto su quanto sia bello poter studiare il Dharma in un luogo così profondamente connesso con una pratica millenaria. Molto dei bambini che vivono qui provengono dai villaggi più poveri e per volontà di Lama Zopa hanno avuto la grande possibilità di essere protetti da una grande famiglia che oltre ad una educazione, una casa e da mangiare, offre loro la straordinaria opportunità di crescere imparando il Dharma.

Randy dice che il mio volto ha una luce da santo (magari!!), ci salutiamo con un Buonanotte che lo fa sorridere, ci tiene ad imparare l'italiano.

Con Randy siamo stati a vedere il Tantra college, abbiamo ammirato le perfette e suggestive immagini sulle pareti, i dipinti e la imponente struttura che regala una visione più esoterica del buddismo. Dalla terrazza, che affaccia sul più ampio panorama, si nota come parte della campagna abbia lasciato spazio a robusti centri abitati e palazzine sparse. Riusciamo ad aver il permesso di vedere preziose reliquie dei Lama non più in vita, Lhumten e Konchock, oggi reincarnati nei due piccoli Budda che risiedono qui. La sala è ricca di  oggetti preziosi custoditi in lastre di vetro, si possono ammirare reperti in cristallo, zaffiro, pietre preziose. Intorno immagini del Dalai Lama, dei Lama reincarnati e passati, e dipinti del Budda del futuro, Maitreya. 

Randy si va riposare, io vado a fare due passi.

Alcuni monaci girano intorno agli stupa recitando i mantra che leggono da un libro. Intorno, nel giardino, la luce del tramonto  colora di rosa le immagini sacre di divinità e simboli rituali decorate sugli stupa. Il sole cade sulle dolci colline e sfuma nel nulla, come la nostra vita, il nostro corpo, le nostre aspettative.

Tutto sorge e tramonta, inizia e finisce, il giorno avrà sempre una notte, un oggi un domani, un sonno un risveglio, un bianco un nero, un uomo una donna, la luce il buio, il bimbo diventa uomo, prima forte poi fragile, sano poi malato, nato poi morto. Se guardiamo da fuori un ospedale possiamo vedere come sia la porta dove avvengono gli eventi cruciali della nostra esistenza. Nello stesso ospedale in cui si festeggia una nascita si sta portando un ragazzo sulla barella, un anziano in fin di vita, uno appena morto, un altro è malato di cancro. In questo oceano di gioie e sofferenze a cui non riusciamo a dare una spiegazione sono racchiusi i misteri delle nostre inquietudini. Se riusciamo a comprendere che tutto è impermanente, che ogni gioia è destinata a cadere come ogni dolore, ogni nascita sarà prima o poi morte, anche se ha milioni di dollari sul polsino, potremo vivere più intensamente e con meno attaccamento ogni giorno che ci rimane. Siamo quello spazio tra un respiro e l'altro, quella luce del tramonto che si perde tra le vette, quella sabbia che finisce in acqua. Riusciamo ad accettare un dolore solo se comprendiamo la natura di tutte le cose; tutto inizia e fugge via, come il nostro corpo che da forte diventa fragile, da sano a malato; come la nostra mente, prima lucida e svelta, poi lenta e senza più capacità di comprensione. 

Queste 4 fasi, che possiamo fotografare in un ospedale, sono le più importanti e le più sconvolgenti. Se ad ogni evento straordinario poniamo la giusta attenzione, giungiamo a comprendere che questo incessante ritmo di nascita e morte non avrà mai fine finché non realizziamo la non consistenza di ciò che percepiamo come reale e che tutto nasce come conseguenza di cause e condizioni.  La pura realtà, si vede in  assenza di giudizio, si vede solo ciò che appare e scompare. Non esite nulla a cui aggrapparsi, nulla esiste per sua intrinseca dipendenza. Possiamo generare infinita gentilezza amorevole per tutti coloro che navigano in questa confusione da un tempo senza fine, aiutarli a liberarsi da ogni sofferenza, per raggiungere la verità ultima: la consapevolezza di porre fine alle sofferenze del mondo attraverso la fine delle continue rinascite. Una vita nasce e muore per scontare le azioni svolte in passato, e vivrà nel dolore finché non avrà purificato ogni parola pensiero e gesto dannoso. E finché non avrà compreso che la causa di tutto è una mente che vive nell'illusione, che ignora quale sia la realtà di ogni cosa. 
Ho capito 3 cose:

Vivi ogni momento.
Tutto muore.
La felicità esiste.

Ricorda ogni momento,
La vita è bella,
La felicità esiste.

Oggi, dopo 12 giorni di libri,appunti, insegnamenti, meditazione, pratiche mattutine e notturne, ho deciso di mollare la presa e concedermi un break dal ritiro spirituale. Per me l'esperienza si chiude qui, come una preziosa immersione negli insegnamenti e nella pratica del buddismo tibetano.



Con Randy decidiamo di fare una bella passeggiata nel verde per raggiungere quel famoso monastero che vediamo da ogni terrazza ma nessuno sa come arrivare e se si può accedere.

Ci avventuriamo in un sentiero che costeggia la valle e passa sopra le distese di prati e palazzi. Sulla via incrociamo capre, donne che lavano i bambini, improvvisati caffè, donne che siedono e sorridono incuriosite.

Una bella passeggiata finisce in un cancello delle forze armate, poliziotti sorridenti salutano e un simpatico nepalese ci fa entrare nel bosco che porto al monastero. Una strada silenziosa in salita, tra gli alberi, ci trasmette enorme pace; arriviamo e alla fine di una curva appare la pagoda più bella vista fin qui. Un monastero tibetano completamente disperso nel verde, tenuto perfettamente, decorato nei minimi dettagli, con dipinti tantrici, viaggi verso l'illuminazione, colonne tetti e porte    rifinite ovunque e con un'esaltazione di colori come rosso blu e giallo.

Entriamo dentro, la sala è enorme e ancora più spettacolare;  dipinti colonne e fregi circondano un budda dal volto scuro e gli occhi blu, puro e immacolato, incantevole. 

Ogni angolo affaccia sul paesaggio. Torniamo giù e il tipo che parla inglese ci presenta il monaco tibetano che vive qui da 10 anni e insegna ai bambini inglese e tibetano. Il monaco si offre di accompagnarci su, per vedere la terrazza in cima. Prima di arrivare troviamo un palco dove vengono esibite diverse forme di budda, poi delle sale con immagini tantriche, altre con divinità, e una con altare dove un tetto coi colori tibetani sostiene la statua del Budda. 
Dalla ampia vista su tutto il verde circostante, è possibile ammirare da vicino il tetto ricoperto di oro e simboli, siamo sulla famosa pagoda che sorge splendente da ogni terrazza. 
 Nel monastero sono residenti solo i 14 bambini che vengono istruiti da questo umile insegnante che tiene immacolato questo posto. 

Proseguiamo tra salite e discese fino a raggiungere altri due monasteri, simili nello stile e nei dipiniti, sempre trionfanti di colori e circondati da un silenzioso e luminoso verde. I monaci che ci incontrano sono tutti sorridenti e simpatici, molto più gentili e accoglienti di dove soggiorniamo. Sulla via le persone ci salutano ed è molto calorosa la loro semplicità, i loro faticosi lavori con sacchi sulle spalle e mani sul cemento, corpi chinati a lavorare la terra o semplici guardiani dei cancelli per paghe irrisorie. Ci fermiamo per un tè. Randy prende cioccolate e biscotti, li dona ad alcune persone del posto e alla coppia di anziani che ci prepara con gentilezza e sorrisi un delizioso chai. Un cane viene a chiederci anche lui biscotti che gradisce con leccata di baffi, capre osservano  e saltano, il signore che lo prepara ha una gamba disabile ma non fa mai un cenno di dolore, ringrazia sorride e saluta contento. Scendiamo giù e troviamo altre donne lavorare in mezzo a prefabbricati, anche loro aiutano nella costruzione di edifici, raccolgono pietre e ci guardano, occhi che sorridono e il sempre dolce Namaste accompagna la la nostra discesa verso uno stupa bianco, incastonato nel verde, tra migliaia di bandierine benauguranti.  Scendiamo e vediamo uomini presi dallo scalpello restaurare lo stupa più in alto. Da qui entriamo in un giardino di colori, tra alberelli fiori bandiere e stupa che si susseguono in discesa uno dopo l'altro. Sembra una festa di primavera, il bianco dello stupa, le colline alle spalle, il sole sopra gli alberi, i fiori e le immagini sacre che sventolano in tutta l'area. Restiamo per un po' a gustarci questa pace, questo giardino allegro e colorato che protegge dei piccoli santuari dell'illuminazione.

Sulla strada del ritorno Randy mi racconta dei suoi lavori con persone disabili, o con disturbi psichici. Dopo essere andato in pensione, ha deciso di lavorare solo per aiutare gli altri. Camminiamo nel verde e ci accorgiamo di essere in ritardo per il pranzo. Ci fermiamo a mangiare al caffè, lui un toast io un riso con verdure. Mi racconta del messico e di come sia bello addormentarsi da soli. 

A tal proposito, torno in stanza per una bella dormita pomeridiana. 

Ho sognato di lasciare una bomba con la crema con delle lastre sul tavolino di un bar. Intanto fuori il mondo cadeva a pezzi: incidenti, pronti soccorso, sparatorie, gente che perdeva gambe e parenti. Poi, come fosse in un altra stanza, ragazze passegiavano con occhiali da sole e sorrisi ammiccanti, sdraiate si spargevano creme abbronzanti e cercavano amanti per fuggire alla noia matrimoniale. Telefonini che squillano e smartphone che mandano smile, case senza telefono e gente che mette il gettone al bar o chiama dalla cabina; uomini in fila camminano veloci per timbrare in metro e in ufficio, manifesti con donne seminude che indossano calze, gente corre allo stadio, altri prenotano visite mediche, palazzi con mega schermi e tv sulle vie dei negozi. Vigili che parlano coi cittadini. Traffico impazzito. Gente scommette su partite di calcio. Nello stesso sogno vedevo intrecciarsi epoche diverse che si toccavano, tutto era legato dallo stesso filo. Il mondo avanza e scopre prodotti sempre più innovativi ma dentro di sé smarrisce sempre più il senso delle cose. Prima stava più insieme, ora corre veloce, e solo. Strilla allo stadio, scommette, si ammala e muore. Anche se ha il telefono da mille euro. Le problematiche sono rimaste le stesse anche in un mondo progredito di 60 anni. Violenza, morte, malattie, desideri, soldi, amore, felicità. Tutto resta irrisolto e legato alle vite passate. È la stessa vita che si ripete sempre, cambia solo le facce e le epoche. Siamo legati da un filo diretto che ci connette alla stessa speranza: di essere felici. 



La nostra vita non inizia con la nostra nascita e non finisce con la nostra morte. Siamo legati da innumerevoli vite alla gentilezza degli altri, e se riusciamo a vedere ogni essere come nostra madre potremo spazzare via con uno slancio della mente intere esistenze passate che ci hanno portato qui. Ad essere quello che crediamo di essere. Per noi occidentali così permeati nella ragione tutto ciò è privo di ogni logica e resenta la follia. Nel buddismo tibetano questo aspetto è invece una cosa certa provata attaverso secoli di analisi profonde, e soprattutto attarverso la chiara reincarnazione dei lama, di cui il Dalai Lama ne è la prova fisica, non solo spirituale. 

Finché non sperimentiamo gentilezza amorevole e compassione per ogni essere continueremo a vagare senza sapere dove. 

La felicità degli altri è più importante della nostra. 

Vado in libreria, cerco un libro, scendo per registrarlo, resto chiuso dentro senza più nessuno a cui rivolgermi.

Provo ad aprire, niente. Salgo su e comincio a bussare alla finestra sbracciandomi, ma i monaci sono sdraiati al sole o camminano meditando. 

Finché, il responsabile della libreria mi nota, scoppia in un sorriso e sale. La.libreria chiude alle 11.30 e non erano neanche le 11.20. Ma lui ha una spiegazione più efficace: questa è la punizione per non aver lasciato le infradito fuori!! 

Vado a pranzo, in terrazza annatara mi comunica di aver preso un regalino per me. Oggi il Lama darà un'iniziazione e non la voglio perdere. 

Il sole è da estate piena, vado al giardino con il nuovo libro che mi stava costando una giornata chiuso in libreria.

" rinascendo portiamo in noi l'eredità del passato che deve maturarsi e, maturando, esaurirsi; tuttavia oltre che esaurire in parte o in tutto tale eredità, noi vivendo accumuliamo altro karma. Le nostre esistenze si svolgono così in un tempo indefinito, come una catena di cause-effetti-cause da noi stessi generata(e subita) che raffigura il nostro ininterrotto divenire, cioè il samsara." G. Tucci

Mi piace osservare la vita delle persone, qui, dal balcone. Mi piace perdermi nel loro passo solitario tra le case e i prati. Qui sotto, questa semplicità infinita, è una bellissima vita. E mi mancherà tanto, questa parte di Nepal, così pura, autentica, gentile, vera. Più del monastero, che è stato un meraviglioso ritiro e un posto incantevole, ma meno semplice e meno gentile. Ed è un vero parodosso, aver ricevuto più gentilezze da un poliziotto giù al villaggio che dai monaci al monastero. Forse l'immagine più gentile che porto con me è la mano delicata del piccolo Lama che mi guarda e porge un saluto pieno di amorevole rispetto. Uno sguardo che porto con me come una foto preziosa da tenere in tasca. Sono uscito dal monastero una volta per accompagnare Annatara a fumare e prendere un caffè, appena pochi metri dall'ingresso; oggi con Randy per la passeggiata tra i templi e stasera per una tazza di tè dal roof top view appena fuori, in compagnia di Randy,  rohit, un ragazzo inglese, jesse l'amico australiano, myriam, una ragazza spagnola; Una conversazione allegra seduti in una fresca terrazza sopra le luci della città.  Per il resto dei giorni, sono rimasto sempre dentro, nel cuore di un ritiro vissuto con piena dedizione, intensità e generosa volontà. Svegliarsi all'alba e addormentarsi alle 9 di sera, meditare e studiare dall'alba al tramonto e prima di dormire, riposare, contemplare, lasciar scorrere, lasciar andare. Un viaggio che libera la testa e sposta il cuore verso l'essenziale. A volte, serve uno spazio silenzioso per sedersi dentro la propria luce interiore. Serve tempo, natura, armonia. Tutto questo, lo si trova dentro, è li il nostro più sfavillante tempio. Ma un tempio, se messo in mezzo al traffico, non potrà mai trasmetterti quella beatitudine che invece può recare un giardino abitato da uccelli, alberi, e occhi di Budda.

Camminare di sera nel giardino illuminato, il pomeriggio nel piccolo cortile dove ho la camera, al tramonto intorno al gompa, tra gli stupa, la mattina girare le ruote e  sedersi sulle panchine ad ammmirare attraverso le tante terrazze panoramiche come scorre veloce la vita delle città. 

Tutto questo, per me, é un'oasi di tranquillità e vita beata, vissuta nella calma e nella lentezza. 

Un sentiero che porta la mente a realizzare la sua naturale coesione con una sconfinata pace senza nessun rumore. Realizzare di essere uomini in pace e uomini di pace. Che sono qui per sperimentare l'impermanenza di ogni cosa.

Una quotidiana meditazione che ricorda al cuore che ogni cosa è illuminata. 
Dopo colazione, io e randy facciamo sempre due passi in giardino,  conversiamo tra gli stupa, ci rilassiamo guardando il paesaggio. Poi saliamo su verso la reception e ci fermiamo sulla terrazza panoramica. Oggi sia lui che Annatara lasciano il monastero, Randy per Baghtapur, lei per Boudhnath.

Comosciamo una brillante e socievole signora del sud California, viene qui da ormai 20 anni, adora rifugiarsi nel piccolo Tibet del Kopan. Trova tante cose cambiate in peggio, campagna e foreste sparite per lasciare il passo a strade e cemento, hotel e strutture una sopra l'altra, inquinamento triplicato e nessun servizio per la gente. Racconta come negli anni i soldi delle Ong e del governo non hanno mai avuto un felice riscontro nelle strade, nella qualità dell'aria e della vita. Strutture abbandonate, nessun aiuto alle famiglie dei poveri, villaggi dispersi e  disperati. La sola politica che regge è la continua richiesta di soldi a turisti e ong senza portare mai nessun cambiamento. Un architetto tedesco è riuscito da solo, con una piccola società, a costruire infrastrutture, finanziare progetti per ricostruzione di villaggi, educazione su come fare business, strade nuove e una edilizia a basso impatto ambientale, proteggendo e salvaguardando zone come foreste e parchi naturali.

Se si vuole davvero fare qualcosa, anche piccola, con ogni finanziamento, anziché costruire mille templi, si possono fare case, strade, scuole, accesso ai servizi essenziali per una vita dignitosa e un'aria più pulita. Ma questo interesse non c'è, i soldi dei super costosi ingressi anche in semplici piazze pubbliche richiesti ai turisti finiscono nelle tasche di un sistema così corrotto che non può non coinvolgere anche le ong. 

Randy mi saluta con un caloroso abbraccio, mi lascia altra frutta per il viaggio di domani verso pokhara e la speranza di rivederci in viaggio. 

Io torno in camera, preparo le cose e mi godo in tranquillità il mio ultimo giorno nella silenziosa pace del monastero.


Ho preso coraggio e mi sono avventurato, dopo 15 giorni di digiuno, nel traffico e nello smog della vita di tutti i giorni.

Scendo giù al paese e passo tra templi e negozietti, moto, trattori taxi e bus. 

L'aria accecante e la polvere che sale in cielo accompagnano questa camminata  tra l'inquietudine e l'inquinamento.

Galline ammassate dentro piccole gabbie attendono il loro destino per far mangiare i nostri appetiti. 

Continuo a camminare, mi faccio due chiacchiere con un nepalese, osservo la gente e i bambini, le attese fuori i negozi, la povertà e la sporcizia, le scuole e le insegne, le mure crepate, cani e caprette tra la terra e i sassi: un'incursione fisica nel cuore del Nepal che lavora e fatica.

Arrivo finalmente dopo circa mezz'ora alla Bodi Guesthouse, consigliata da una donna inglese conosciuta al monastero; conosco il suo amico Robin, faccio il biglietto per dumre, compro una sim e prenoto il taxi per domattina alle 6.30.

Torno verso Kopan e la strada oltre alla magica polvere é tutta in salita. 

Arrivo in tempo per il pranzo. 

Mentre assaggio il mio riso e sorseggio il tè, mi guardo intorno e mi sembra di aver sempre desiderato solo questo. Il silenzio intorno mi accarezza la pelle, il verde davanti allieta il mio sguardo, sento una pace infinita sedurmi dentro e un senso di gratitudine che mi fa ridere di gioia. Osservo le persone intorno, ci sono 7 tavoli con una sola persona seduta. A volte, le persone scelgono la solitidine per intolleranza verso il prossimo. Una pausa dalle troppe e continue parole, spesso futili, è un saggio riconnettersi alla nostra natura, ma la condivisione della gentilezza supera ogni paura. 

Si avvicina la californiana conosciuta stamattina; è stata insegnante di musica, letteratura e inglese; ha viaggiato e sperimentato mondi diversi, lontani tra loro, fino ad addentrarsi nelle più sperdute realtà del Canada o nella purissima aria gelida dell'Islanda.

Riflettiamo insieme sulla necessità di questa ritualità continua che avvolge i ritmi della vita in monastero; una devozione estrema che fatico a recepire come consona al mio modo di essere. 

Resto in giardino a contemplare questo piccolo mondo tra le colline e gli uccelli. Un giardino che fa riemergere da ogni confusione, da ogni rumore e da ogni pensiero. È questo per me il sentiero che cercavo stando in monastero, nulla a che vedere coi rituali e con i guru; la via del Budda è quella di inoltrarsi libero nella foresta per poi chinarsi umile davanti ad un mendicante per offrire tutto quello che ha: nelle tasche, nelle mani e nel cuore.

Mi sveglio alle 5 dopo una mezzoretta di sonno benedetto e mi sveglio fresco e riposato come una rosa.

Faccio il tè, esco in balcone, due biscotti e piedi gelati lanciati nel nulla.

Stringo a me la tazza calda cercando riparo dal freddo della stanza e osservo estasiato fuori; il cielo brilla di beata pace, la neve lontana si appoggia sulla valle, le colline si sfiorano appena sotto bianche nuvole che si affacciano a colorare un tappeto dipinto di blu, rosa, rosso e verde. I riflessi dell'ultimo sole lasciano intravedere qua e là piccoli borghi tra gli alberi e cittadine con piccole abitazioni sparse. La ragazza giapponese, qui a fianco, con voce delicata e soave inzia a recitare il mantra dedicato a Tara-la divinità buddista femminile- il mantra che preferisco e che ora, con questo cielo, mi fa dondolare la mente. 

Mentre osservo le nuvole sparire dietro la facciata della valle, penso a Tiziano Terzani- mio compagno di viaggio onnipresente- e lo sento ancora più vicino in questo mio ritiro silenzioso, ricordando i tempi del suo rifugio nel Mustang, in Nepal, mentre faceva perdere ogni traccia del suo nome del suo Io e restava solo Anam, vuoto e felice.

Oggi ho meditato diverse ore, molto intensamente.  e ora, bagnato da questa luce e immerso nella gratitudine, vado a completare una giornata di pace chiudendo gli occhi ai pensieri e al mondo fuori.



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