Sarangkkot.

Sveglia alle 4.30. La pizza di ieri al caffè concerto insieme a Lilly ancora cammina nella mia pancia. Destinazione Sarangkot.

Ci vediamo con charlotte e maxime. La strada per il view point è così assediata all'alba che sembra il traffico cittadino all'ora di punta. Saliamo su dopo una buona camminata tra i sassi, ci fermiamo in uno spiazzale isolato, senza raggiungere il punto più alto, affollato di gente;  qui non c'è nessuno, è un piccolo giardino curato dalla famiglia che vive poco più sotto, la vista è immensa e si respira pace, il giusto silenzio che merita la montagna. Finalmente sono qui, a Sarangkot, davanti allo spettacolo della natura, un momento che ho sognato dal mio primo giorno in Nepal.

Sua maestà Himalaya, bianca, elegante, maestosa e chiara, si concede al mondo, nel momento in cui il sole sorge, con calma, da lontano, dietre le nubi. Tutto lo splendore delle vette è ora davanti ai miei occhi, in una fortunata alba senza nebbia, uno sguardo impietoso e indimenticabile, la natura che si spoglia e si mostra così com'è: nuda, pura, esenziale.

La bianca schiena del south Annapurna, o dea dell' abbondanza, si affaccia davanti a noi, seguono Hiun Chuli, coi suoi 6400, Annapurna II e III, 7500, machhapuchhare, 6900.

Ci sediamo, ascoltiamo, vediamo ogni dettaglio, prepariamo le macchine per scattare foto, ma sembra ancora presto per disturbare questa quiete, sento solo il desiderio di sedermi ed ammirare la vita. Qui, tutta questa immutabile immensità, scrolla di dosso ogni dubbio sulla nostra fortuna: siamo briciole davanti ad una verità così ampia e luminosa, una bellezza quasi violenta che ti costringe a dimenticare come ti chiami e a restare in pace, dentro questa luce. La nostra ombra quasi sparisce davanti al grido di questo silenzio, la nostra persona viene risucchiata dalla divina eternità di un attimo che non riesce a fuggire. Scattiamo sopra le cime più alte del mondo, io e maxime ci guardiamo estasiati, il paradiso è qui. Mi siedo, la luce del cielo mi avvolge, il sole si fa spazio e sorge, alto e spocchioso. Da un lato sento il calore del sole, da sinistra il fresco dell'Himalaya. Stringo a me la tazza calda del tè portato dal simpatico nepalese che vive qui, guardo davanti questo spazio senza fine e lascio andare indietro ogni accumulo di me. Va via insieme ai rifiuti, come spazzato dal vento, il nostro rigido pregiudizio di poter dare a tutto un nome. Qui, questa beata pace, mi fa sorridere di pura gioia. Lo spattacolo è cosi grande che non vorresti mai andare via. Restiamo ancora un po', vediamo il sole poggiarsi sulle cime del gigante bianco, ci perdiamo nella magia dei colori di questa mattinata vissuta vicino al cielo, guardando sorgere il sole di fronte a sua Maestà Himalaya. Una volta svuotato il view point di turisti saliamo noi al punto più alto per vedere l'Annapurna I in tutta la sua maestosa perfezione. Abbiamo trovato una giornata perfetta, una luce così chiara che ogni dettaglio di questi giganti del mondo, ogni sguardo di questo paradiso permane nei nostri occhi, anche nel viaggio del ritorno.  Scendiamo giù, passiamo tra i villaggi, vediamo sotto il lago, finiamo a fare colazione tra ex hippi e raggae music. Sfiniti e sudati, beviamo e ci sdraiamo guardando il riflesso del Phewa lake che ci cade addosso. Tutto sembra fluire, finire e ricominciare. Ed è ogni giorno sempre più bello.



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