Le strade di Roma.
Cammino in una roma solitaria, di sabato pomeriggio. Appena dopo pranzo, mentre tutto dorme, camminare è come volare sopra le cose.
Passo per arco di travertino, egiziani nei bar riempiono di Sambuca i loro caffè.
Attraverso la tuscolana, penso alle labbre più belle del mondo, passo sotto gli archi, ragazze in minigonna si mostrano ai ragazzi che giocano a padel tra le mura di Roma.
Restare è il mio obiettivo per il futuro: tra le cose, a contatto con le sensazioni, ad un passo invisibile con ciò che è essenziale.
Scatto una foto ad un gigante contenitore di rifiuti trasformato in opera d'arte. Mi viene incontro un signore che dall'aria allegra si chiede se esistono ancora le macchine fotografiche. Mostro la mia reflex, lui sorride e mi racconta di una Leica reporter custodita in casa, una dei 600 esemplari al mondo.
Si chiama Giovanni, 84 anni, per una vita ha lavorato come tecnico radio finché un giorno scopre attraverso un settimanale che esistono annunci tra radio amatori.
Va a piazza degli eroi, dove in un grande magazzino gli appassionati possono scambiarsi annunci in bacheca e fare affari.
Ottiene una radio antica a 3000 lire, ne riconosce il valore e la rivende ad un collezionista per 300 mila lire.
Inizia così a trovare pezzi, radio d'epoca, cassette di legno per macchine fotografiche, tra porta portese e trastevere trova materiale prezioso per i collezionisti che la gente buttava.
Mi parla di una radio balilla del tempo del fascismo, con rotelle ai lati e fascio Littorio al centro, buttata via dopo la caduta del regime; lui la sistema, e la rivende a 3 milioni.
Andava in Brasile, riportava topazi per un gioielliere di torpignattara, vendeva radio al presidente Alitalia in pensione, ha soggiornato al Palace Hotel nel cuore di Buenos Aires, uno dei viaggi costati quanto guadagnava in un anno intero da semplice tecnico radio.
Sorride, si scusa dei troppi racconti, io rido e mi sembra di parlare con mio nonno.
Ridiamo, scherziamo, sembriamo amici di sempre, lo salutano i passanti, ha gli occhi generosi e liberi di chi ha viaggiato tanto.
Lo incalzo: ma che c 'hai fatto co sti soldi?
- me so comprato casa qui a torpignattara!!!
Ma ti sei sposato?
- ma che sei matto.
Lo saluto con un affetto come se lo conoscessi da sempre.
Ricambia con una perla che solo i romani de una volta posso fornire: "tieni sempre gli occhi aperti, c'è sempre da vedere."
I palazzi intorno sono vestiti che poggio sulle spalle, sembrano mantelli le finestre dei quartieri, mi raccontano la vita dentro le case, la sento dalle radio, la leggo nei murales, sento i piatti, come un orchestra la vita vibra di scosse, abbracci, musica per i cuori, non per le orecchie.
Adoro respirare i vicoli popolari, passare tra i cortili, fermarmi dai fruttivendoli, spostare lo sguardo verso il cielo e vedere come posa davanti ai colori accesi delle facciate alte della Casilina.
Passo tra i binari, entro negli abitati silenziosi del Pigneto, mi inoltro tra i villini, le piazze, i giardini curati. Da queste parti le vie sono dedicate ai viaggiatori, agli scrittori e ai ribelli.
I muri sono messaggi alla societa'; Ci sono volti di donne che combattono, partigiani che resistono, sfrattati che cercano un tetto.
Mi fermo per un caffè al bar Necci, il mio omaggio a Pierpaolo.
Guardo il suo volto in un quadro e ripenso a Giovanni, a come Roma sia oggi troppo lontana da quella genuina umanità.
Cammino tra i volti di Aldo Fabrizi e Gabriella Ferri, sento il vento alzarsi.
Le bici attraversano il ponte, solitari mangiano nelle trattorie.
Bevo una limonata fresca, prendo gli ultimi raggi di sole prima che il tempo porti a coprirsi.
Lizio mi aspetta in zona per una birra, la pioggia cade sul corpo, rinfresca la mente e l'aria intorno.
Incontro il mio amico Andrea, mi mostra le incantevoli espressioni della figlia.
Cammino costeggiando villa lazzaroni, ripenso alle tante immagini della vita che scorrono all'aperto, insieme al presente.
Passo per arco di travertino, egiziani nei bar riempiono di Sambuca i loro caffè.
Attraverso la tuscolana, penso alle labbre più belle del mondo, passo sotto gli archi, ragazze in minigonna si mostrano ai ragazzi che giocano a padel tra le mura di Roma.
Restare è il mio obiettivo per il futuro: tra le cose, a contatto con le sensazioni, ad un passo invisibile con ciò che è essenziale.
Scatto una foto ad un gigante contenitore di rifiuti trasformato in opera d'arte. Mi viene incontro un signore che dall'aria allegra si chiede se esistono ancora le macchine fotografiche. Mostro la mia reflex, lui sorride e mi racconta di una Leica reporter custodita in casa, una dei 600 esemplari al mondo.
Si chiama Giovanni, 84 anni, per una vita ha lavorato come tecnico radio finché un giorno scopre attraverso un settimanale che esistono annunci tra radio amatori.
Va a piazza degli eroi, dove in un grande magazzino gli appassionati possono scambiarsi annunci in bacheca e fare affari.
Ottiene una radio antica a 3000 lire, ne riconosce il valore e la rivende ad un collezionista per 300 mila lire.
Inizia così a trovare pezzi, radio d'epoca, cassette di legno per macchine fotografiche, tra porta portese e trastevere trova materiale prezioso per i collezionisti che la gente buttava.
Mi parla di una radio balilla del tempo del fascismo, con rotelle ai lati e fascio Littorio al centro, buttata via dopo la caduta del regime; lui la sistema, e la rivende a 3 milioni.
Andava in Brasile, riportava topazi per un gioielliere di torpignattara, vendeva radio al presidente Alitalia in pensione, ha soggiornato al Palace Hotel nel cuore di Buenos Aires, uno dei viaggi costati quanto guadagnava in un anno intero da semplice tecnico radio.
Sorride, si scusa dei troppi racconti, io rido e mi sembra di parlare con mio nonno.
Ridiamo, scherziamo, sembriamo amici di sempre, lo salutano i passanti, ha gli occhi generosi e liberi di chi ha viaggiato tanto.
Lo incalzo: ma che c 'hai fatto co sti soldi?
- me so comprato casa qui a torpignattara!!!
Ma ti sei sposato?
- ma che sei matto.
Lo saluto con un affetto come se lo conoscessi da sempre.
Ricambia con una perla che solo i romani de una volta posso fornire: "tieni sempre gli occhi aperti, c'è sempre da vedere."
I palazzi intorno sono vestiti che poggio sulle spalle, sembrano mantelli le finestre dei quartieri, mi raccontano la vita dentro le case, la sento dalle radio, la leggo nei murales, sento i piatti, come un orchestra la vita vibra di scosse, abbracci, musica per i cuori, non per le orecchie.
Adoro respirare i vicoli popolari, passare tra i cortili, fermarmi dai fruttivendoli, spostare lo sguardo verso il cielo e vedere come posa davanti ai colori accesi delle facciate alte della Casilina.
Passo tra i binari, entro negli abitati silenziosi del Pigneto, mi inoltro tra i villini, le piazze, i giardini curati. Da queste parti le vie sono dedicate ai viaggiatori, agli scrittori e ai ribelli.
I muri sono messaggi alla societa'; Ci sono volti di donne che combattono, partigiani che resistono, sfrattati che cercano un tetto.
Mi fermo per un caffè al bar Necci, il mio omaggio a Pierpaolo.
Guardo il suo volto in un quadro e ripenso a Giovanni, a come Roma sia oggi troppo lontana da quella genuina umanità.
Cammino tra i volti di Aldo Fabrizi e Gabriella Ferri, sento il vento alzarsi.
Le bici attraversano il ponte, solitari mangiano nelle trattorie.
Bevo una limonata fresca, prendo gli ultimi raggi di sole prima che il tempo porti a coprirsi.
Lizio mi aspetta in zona per una birra, la pioggia cade sul corpo, rinfresca la mente e l'aria intorno.
Incontro il mio amico Andrea, mi mostra le incantevoli espressioni della figlia.
Cammino costeggiando villa lazzaroni, ripenso alle tante immagini della vita che scorrono all'aperto, insieme al presente.
La fortuna di poter vivere giornate piene stando solo e quella di conversare serenamente in famiglia.
Vedere piazza Trilussa e piazza di Spagna senza turisti e i ristoranti vuoti preoccupa e trasmette desolazione, ma la luce che ne esce riporta ai giorni di una Roma che veniva calpestata in punta di piedi, quasi a non voler ferire la bellezza della vita.
Le scalinate sono tinteggiate da un cielo limpido, toccarle, camminare tra le fontane, sembrano finte le forme che guardano i passanti, appare agli occhi un disegno che racconta di viandanti solitari tra le meraviglie del mondo.
"Confondevo il mio respiro con il tuo.."
L' unica storia che ho voglia di raccontare davvero è quella in cui svelo il segreto per uscire per sempre dal dolore.
Non dobbiamo fare altro che aprire il cuore.
Se fate entrare vita nel cuore, il cuore si prende tutta la vita.
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