lasciateci viaggiare ancora. lasciateci vivere.

dopo la colazione  e una merenda di sola frutta decido di mettere in pausa il mio stomaco e mi dedico al digiuno intermittente, rimando il prossimo pasto al giorno dopo.


finisco di lavorare, faccio una lezione di yoga di 40 minuti, poi una doccia , scrivo ed esco a correre.


Mezz'ora di corsa, un pò di sole e rientro. Doccia, vado a far la spesa, rientro, leggo un pò, e poi di nuovo yoga, 1 ora e mezza.


Una sfida con me stesso, ma soprattutto la conferma di quanta energia possediamo, di come è bene saperla distribuire correttamente, senza abusarne, senza riempirci il corpo e la testa di cose eccessive e non utili al nostro reale fabbisogno.


La mente, appena svuotata di rifiuti , che siano pensieri o troppo cibo ingombrante, si libera dall'eccessivo lavoro e si rilassa.


Il corpo si muove leggero, forte, flessibile e in armonia, sente in profondita ogni cosa, una sensibilità acuta e attenta, presente.


Il corpo è una macchina perfetta, divina, un campo di luce dove far riposare la nostra anima e dover far muovere l'energia che scorre sottile come un serpente, tra i muscoli e le ossa, intorno e dentro. 


Siamo musica per il mondo,  amore senza fine, riconoscenza per ogni abito che indossiamo e ogni respiriamo che doniamo all'aria, che ricambia con altrettanto amore. 


" la gioia non è un dono, è una scelta coraggiosa."


mi manca sedermi su un treno e guardare fuori, prendere un pullman e fermarmi al primo paese che incontro.


sedermi al bar della stazione dei piccoli centri, parlare con le persone, salutare le famiglie, ascoltare le storie.


Improvvisare un autostop, guardare il cielo da una piazza deserta, da un prato o da una chiesa, entrare nei centri storici, passeggiare per le vie centrali, assaggiare cibo locale, sedermi su una panchina vicino agli anziani, fermarmi in trattoria, gustare un buon vino, scrivere sul mio taccuino gli incontri fatti e la vita incontrata, le esperienze vissute.


mi manca girare una ruota di preghiera davanti ai bambini che giocano e alle signore che girano i granelli di un rosario, dal volto rosso come la terra e lo sguardo profondo come il mare.

mi manca sentire lingue diverse,    passare inosservato tra la gente, incantami tra le luci, i costumi, le insegne.


mi manca alzare gli occhi e ammirare il cielo da una montagna, da un fiume o da un lago, nel deserto indiano o nelle isole tailandesi, nelle praterie della Galizia o nelle alture del Nepal, sulle scalinate in Sri Lanka, nei villaggi del Laos, i paesaggi in Birmania, i panorami mozzafiato in Cambogia.

fermarmi lungo vie alberate sorpreso dalla luce magica delle piantagioni di tè, dal movimento delle donne che si piegano sui campi con una grazia più leggera di una danza, seguire il movimento che si specchia nella luce del tramonto, in armonia con tutto il resto,  un museo a cielo aperto che racconta la vita semplice.


La testa coperta da un fazzoletto di seta, il colore delle vesti disegna sulla strada un raggio di luce, un messaggio di pace.
















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