Chefchaouen
"La tua breve storia d'amore speravo fosse meno breve. Anche se tu, la tua vera storia d'amore l'hai incominciata con te stesso anni fa e non finirà mai. Il mondo ha bisogno di te, della bellezza che hai dentro. La storia d'amore ti ha riattivato dei canali, ti ha fatto capire che puoi riaprirti. È stata evidentemente importante, aldila della durata, ma la percezione che ne hai avuto è quello che conta. Siamo tutti connessi. Hai tanto da dare. Non puoi eclissarti. Faresti una cattiveria al mondo. Hai la delicatezza per riattivare bene le cose. Non lo poi fa. Do vai!! Devi sta qui. C'è troppo bisogno di te. Il grande nutrimento per noi stessi è quando nutriamo gli altri. Hai lavorato tanto su te stesso e sulla bellezza. Fai stare bene le persone. Ogni tanto mi viene da dirti che mi manchi. Ma in realtà è che ho solo bisogno della tua presenza. Vivere di piu il piacere delle tua presenza. Non ti può mancare qualcosa che è dentro di te." Stefano
Vado a prendermi un caffe al solito angolo baciato dal sole. Sono io tra i marocchini. Epserienza di autentica connessione con la realtà di un luogo, nelle sue abitudini e usanze.Mi viene offerto il caffè, mi viene continuamente augurato buon viaggio, buona giornata, benvenuto in marocco, buona vita. Tutto questo amore gentile mi fa sentire nel cuore il desiderio di ricambiare con altrettanto infinito amore.
Davanti a me, un uomo vestito di bianco, siede e sorride, sotto la chioma di un albero, nel cuore di una casetta bianca, tra i tue tempietti arabi, mosaico in forme geometriche a tinte blu.
In viaggio sul bus tra i villaggi di campagna, i bambini che corrono a salutarci, attendono sotto un albero all'ombra il bus che li riporta a casa. Si alzano e sorridono come se avessero visto una luce in cielo. Questa semplicità, questo antico muoversi con grazia e gentilezza, questo calore mi resta addosso e mi riporta ai giorni in asia, alla vita tra i villaggi, a quell'umanita generosa e genuina, calda. Le signore col velo mi indicano, mi slautano, ridono, mi invitano ad entrati nei loro piccoli deliziosi bazar colorati. Sono finito in un piccolo angolo di paradiso prima di tornare a casa. Avevo bisogno di questa pace, di queste montagne, di questi risvegli, di questa armonia e tranquillità, di questo villaggio di persone sorridenti e gentili, calme, rilassate. Di queste strade colorate, ricche di arte, gioia, dipinti, gatti, ceramiche, scalette, archi, artisti in ogni viale.
andare a letto col sorriso e svegliarsi ridendo è un traguardo che richiede una vita di coraggio e umiltà, quando tocchi quella gioia devi solo dire grazie e ricordarti che è preziosa, rara, e che se non si è attenti nel prottegerla con amore, ci soffia via, rubata da spiriti pronti a nutrirsene.
Durante il viaggio ricevo un audio lungo 22 minuti da un amico che vive da anni nelle filippine. Mi racconta di suo padre, che poco prima di morire, lo tocca sulla spalla sussurrando poche parole.. " sole mio.. mi sa che tu hai capito tutto. Ci affanniamo tutta la vita tra doveri e lavoro ma ci diemntichiamo di godercela, apprezzarla."
Guardo fuori, la bellezza di questa gente, questo umile allegria, questo salutarti da campi sperduti dove uomini scuri vivono pascolando, immersi e nascosti dalle colline.
Mi accorgo, ogni volta, che qui, in questi posti mi si apre il cuore, mi si scioglie una memoria, comprendo che io sono nato per stare in queste realta, vivere di questa umanità qui, e non solo in viaggio, ma ogni giorno. Che sia il volontariato, la vita nei campi negli ashram e nei villaggi, tra animali e bambini, qui, dove si resta puliti e ancora non inquinati, avendo poco e e facendo di quel poco il tutto.
Sotto la doccia stamane cantavo " quelle piccole cose che non hai ancora."
In viaggio conosco una sarda che vive da 20 anni in australia e ora è da mesi in viaggio coi figli. Mi viene a prendere Chafik, dopo 35 anni in canada è tornato in marocco, si è innamorato della città blu, ha preso una terra in mezzo alle montagne, cone architetto e designere ha creato un piccolo paradiso sopra la città blu. Viene a chiamarmi stamattina mentre sto scrivendo in balcone per portarmi su in terrazza.. " amico, questo è il posto che fa per te." Conosco cecilia e stefano, lei romana lui di luca, vivevano insieme a berlino, lei educatrice lui fotografo. Ora vivono ad orvieto. Passiamo la serata a parlare delle nostre storie di vita. Un sentire comune sul viaggio la vita i sentimenti. Ci scambiamo i contatti, cecilia mi chiede di fare lezioni di yoga, stefano sta preparando documentari in marocco. A pranzo conosco due romani giovani, lei studia psicolgia lui sociologia. Parliamo di come roma abbia perso autenticità. Giro incantato tra i vicoli blu, vedo il tramonto dalla moschea, il quartiere arabo, salgo fino in cima dopo una camminata tra gli alberi, mi inoltro tra i vicoli abitati da gatti e persone meravigliose, ospitali, gentili, amorevoli. Parlano piu lingue. E sono sempre sorridenti. Mi perdo tra i dolcetti arabi e il succo di melograno. Mi scambiano spesso per uno di loro, sono convinti io abbia un parente da queste parti. Polpette di patate, pane arabo, frittele, te alla menta, biscotti ai datteri.
Moschea, bazar, quartiere ebraico.. tutto splende di blu.
Mi sveglio tra i colori delle montagne la citta blu che splende sotto e le nubi che dal cielo soffiano meraviglie sopra le case. Prima di dormire chiudo gli occhi sotto un cielo stellato. È il posto ideale per riprendere fiato nel silenzio della natura e nella calma di un borgo tranquillo e colorato.
Conosco una famiglia australiana in un delizioso caffè tra i vicoli, due ragazze francesi che stanno preparando un trekking, un altro ragazzo francese qui da una settinana, appassionato di montagna.
Ritrovo la sarda nel centro, andiamo insieme ai figli a vedere le donne che riprendono i vestiti asciugati al sole, nelle piccole cascate dove la mattina portono i panni a lavare. Mettiamo i piedi in acqua gelata, ci rilassiamo al fresco, una limonata seduta sulla roccia.
Camminiamo lungo la via delle cascate fino ad un quartiere tranquillo. Ci salutiamo, io vado a gustarmi il tramonto dalla moschea spagnola.
Da questa terrazza panoramica sento in lontananza le voci dei bambini che giocano. Piu avanti un campo di calcio proprio sotto un centro abitato. La luce del tramonto brilla sulle maglie dei piccoli che corrono dietro il pallone. Dietro i palazzi, la vita al calar del giorno; macchine che si parcheggiano, gruppi di ragazzi in piedi davanti un chiosco, piu avanti un forno sta per chiudere, le luci si spengono, restono accesi i fari delle auto che avanzando riflettono la luce del tramonto che cade sul cemento lasciando gocce di magia sull'asfalto.
Il canto delle moschee soffia sopra il blu delle case che si accnedono come a ricordare di dire grazie per un altro tramonto e un giorno vissuto, affrontato, portato comunque a termine.
È un canto che apre il cuore, è come una mano che sorvola sopra le teste incantate da questo rapimento mistico. Il cielo dipinge questo canto della giusta vibrazione, tutto si placa, si arresta, le macchine rallentano, le moto si fermano, è un'emozione che silenzia le case, scalda i cuori, accarezza le anime. Come una voce che ripulisce l'aria, appena finito il canto, l'atmosfera intorno è serena, calma, beata. Le persone parlano piano, come dopo aver visto qualcosa del proprio essere piu profondo. L'aria intorno è come raggiunta da uno stato di grazia. Silenzio, pace, fresco, un cielo rosa che addolcisce le curve delle colline che lasciano spazio al sole che saluta, prendendosi tutta la scena. Cani mi girano intorno mentre un piacevole venticello mi accarezza la pelle.
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