Il bar degli ultimi.

 se ne stava solo in una casetta di legno, nel bosco

una piccola finestra lasciava andare lo sguardo tra le colline,

a volte si addormentava sui suoi fogli bianchi, lasciando che gli occhiali cadessero sulla tazza da tè.

scriveva poesie per la sua dolce amata, ormai lontana.

aveva abbandonato tutto, gli affetti, l'umanità, il mondo.

camminava in alto, il giorno, prendeva il suo bastone e tra le foglie si faceva spazio fino alle cime bianche.


la sera, ascoltava Erik Satie, leggendo Thoreau.


le uniche persone che vedeva erano uomini solitari come lui, al bar sotto la montagna, era l'unica luce che gli faceva ancora ricordare che c'è vita.


li vedeva spesso malinconici, all'alba, sedere davanti alla nebbia fitta che nascondeva le vette.


non scendeva neanche piu in paese , se non per prendere un po di pane e il latte.


cenava con una zuppa di verdure accompagnata da un buon vino rosso che teneva nella sua cantina, 

per poi uscire e arrivare al bar. 

era stato un bravo insegnante di lettere all'università, ma quando ha perso lei ha mollato ogni cosa che le potesse ricordare la vita che avevano costruito insieme. 


cosi, entrava al bar e osservava gli uomini. Un pensionato, un disoccupato, un contadino, un ex scrittore, un presunto mago, un funzionario del comune stanco e annoiato.

erano tutti soli e nessuno si scambiava una parola.

si beveva wiskie e grappa, in completo silenzio.

l'unico rumore era della barista, che poggiava i bicchieri sul bancone e ogni tanto sorrideva quando vedeva qualcuno cadere dalla sedia.

era stata una bibliotecaria della scuola media, una vivace collaboratrice dei professori, amante dei poeti inglesi, dei bambini, delle gite all'aperto, i pic-nic sul prato.

non si era mai sposata, il ragazzo che aveva amato è morto in guerra.


lei, però, non aveva perso il sorriso e la gioia di vivere.

giunta al tavolo del professore, posa il bicchiere e si china verso il posacenere.

" so che sei un poeta, mi manca tanto sentire la voce di uno scrittore che parli alla mia anima, so che non ami conversare, ma se ti va, piu tardi vado in città."

il professore, dopo aver bevuto in un sorso,  ha posato il bicchiere e si è andato a cambiare, senza dire nulla.

in macchina, lei ride, cantando Etta James, citando Yeats, Byron,  e mostrando le luci dei paesi oltre le colline, i prati, i ciliegi, l'odore della pioggia.

Lui se ne sta in silenzio, prima di scendere, le chiede una sigaretta.

" non fumo da quando ero ragazza e piena di musica nel cuore, di sogni e di uomini."

lui accenna un sorriso, entrano in un bar della piazza che offre pizze calde e invita i clienti a sedersi per una festa da ballo.

brindano con un buon vino della casa, lei ride.

" non ci sono molti uomini che mi girano intorno come un tempo, sono sola ma la vita mi sembra una poesia continua, mi racconta favole, le persone sono piene di segreti e meraviglie, mi piace andare a seguirle, a conoscerle, spesso parlo con le amiche di mia madre che mi raccontano il mondo che è andato disperso,  le macchine da scrivere, le maglie fatte a mano, i bambini in strada..  mi mancano molto i miei e la scuola, soprattutto i ragazzi.  Sai, ho amato tanto i libri, e mi hanno insegnato a conoscere gli uomini, c'è sempre un dolore dietro le loro paure, una sofferenza che li allontana dal mistero, dalla magia di vivere. So che mi capisci, quel dolore che ti porti dentro non cambierà le cose, le renderà solo piu brutte. Invece questo tempo che viviamo, io e te che ci guardiamo adesso, è prezioso. Non andrebbe sprecato, perchè se ne va. Tutto se ne va. E molto presto, purtroppo. "

lui beve un altro bicchiere e la invita a ballare, fuma e ride, ride. Dopo mesi di silenzio, lacrime e lunghe passeggiate tra le vette, ride e balla. La fa saltare, lei canta, canta come una bambina.

Escono dal bar, allegri e spensierati, ridono come due bambini che inseguono un pallone.

Prima di salire in macchina, lui apre lo sportello e la bacia, lei piega la testa verso il cielo, come  a ringraziare, per un altro momento di poesia.

Si abbracciano, si stringono forte.

Lui pronuncia le prime parole che escono dal suo stupore.

" hai tirato fuori di prigione  un uomo che aspettava solo la sentenza finale."

lei lo bacia, con passione , stringendolo in vita.

" eri gia uscito di prigione, io ero solo la persona che ti aspettava fuori."

Lei era la persona che lui stava aspettando, senza neanche saperlo. 



   


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