La Dolce Vita.

 viaggiare ci porta a vedere la vita con altri occhi. Un ragazzo che inizia a viaggiare si accorge che ci sono altre possibilità, altri Te, altri modi di vedere e sentire, altri odori, profumi. Le culture altre aprono i nostri orizzonti, il nostro sguardo si fa piu ampio, le nostre idee radicate lasciano spazio a nuove, ad altro sentire, altri odori, altri costumi. Ascoltare un altro punto di vita ne crea in noi uno nuovo, fa sorgere in noi dubbi, domande, possibilità, le nostre chiusure mentali e culturali fanno entrare aria nuova, respirare un mondo nuovo, un nuovo modo di sentire e annusare le cose. Questa ricchezza crea in noi una nuova forza, una consapevolezza tale che non ci fa cedere davanti alle realtà che ci vogliono dipingere, la libertà di una visuale aperta al cambiamento è infrangibile.

Oggi, al parco, una chiacchierata con Francesca lungo un'ora mi fornisce l'occasione di amare la vita in ogni scambio, in ogni incontro. Francesca, a fine chiamata, con la dolcezza che la contraddistingue, mi ringrazia: vale, puoi ripetermi le ultime cose, le voglio scrivere, mi voglio appuntare le cose che mi dici cosi che mi rimangono. 

parlando di bellezza le dico, " in un cesto riempito di fiori non c'è spazio per i rifiuti."


leggo su un panchina di fronte la basilica, sorrido nel vedere una formica portarsi in giro un filo d'erba, non so con quale forza porti su di sè quel filamento tirandolo fuori da un buco del cemento, eppure in quel duello, è lei La gigante, anche se ai miei occhi è un minuscolo puntino nero che cammina.

Una ragazza con una canon professionale, vestita di nero, si china di fronte a me per scattarmi una foto mentre leggo; alzo lo sguardo, mi accorgo di lei e rido.

Una signora anziana spazza la polvere dal balcone, ed è cosi amorevole il suo muoversi che infonde in me incontenibile dolcezza.


"Sia santificato il tuo nome.

Il paradiso ti invita a pranzo.

Non si erano mai cercati forse perché non si volevano trovare.

Ma non riuscivano a stare lontani.

Quando ridi sei felice ..
E se lo fai con la persona giusta sei immortale."

Sono alcune frasi che mi ha letto Gianluca, il mio amico fotografo, lui in macchina, io che lavo i piatti. Prima che finisce il capitolo, esco in balcone, un cielo stellato meritava di essere ammirato mentre Gianluca, tutto d'un fiato mi portava in luoghi misteriosi della grecia.


guardo il parco dal mio balcone, è una delle meraviglie di questi miei anni di vita solitaria, per conto mio.

 Ho sempre sognato avere uno spazio mio, un balcone dove affacciarmi, un parco e non dei palazzi di fronte, scrivere, leggere, fare colazione in silenzio, in pace, godendomi di un momento di sole e relax con me stesso. 

 è uno spazio che mi ricorda sempre il prezioso dono della gratitudine.

Eppure, il vero primo incontro con la gratitudine l'ho sperimentato proprio in mezzo al disagio, alle difficoltà, quando ero in casa coi miei, vivendo dentro spazi piccoli, in 4, senza un minimo di intimità e zero privacy, senza spazio per fare le mie pratiche, senza poter leggere in silenzio, scrivere o studiare, con il telegiornale a tutto volume, impedendomi di lavorare,  concentrarmi, rilassarmi.

Eppure,  proprio in mezzo al caos, abitava in me il silenzio, l'amore, la beatitudine. Facevo yoga in bagno, stretto tra la vasca e il lavandino. uscivo, vestito di bianco, ridendo. i miei mi guardavano come un santone uscito da una grotta, e mi divertiva questa scenetta.

mi svegliavo grato per un caffè con mamma, la baciavo sulla fronte e preparavo la colazione, felice di scambiare due chiacchiere, ridere insieme davanti ai film in bianco e nero di Totò e Aldo Fabrizi.

La sera, quando rientro a casa, mi piace osservare il cielo dalla parte opposta della mia camera, dietro i palazzi si affaccia spesso la luna e piccole timide stelle di città si avvicinano come fari che mostrano l'immenso blu della notte.

Cammino rilassato per via Ostiense, passo per i lotti a Garbatella, pranzo dagli amici sempre affettuosi, gelatino in piazza. Vado a visitare la Centrale Montemartini, primo impianto pubblico di energia elettrica, al cui interno è possibile ammirare il patrimonio archeologico di straordinario valore artistico storico e culturale. 

Entro dentro testaccio passando dalle stradine intorno al Gazometro. 

Cammino beato tra i murales ascoltando Bob Dylan, Massive Attack, The Smtiths, Cure, Pearl Jam, George Harrison, lungo la strada che porta alla Piramide parlo con Stefano che sta arrivando da San Marino, poi con Luca che ritorna a Briton dove ha deciso di vivere per ritrovare un vecchio amore di gioventù,  poi con Marianna, che è a frascati, in compagnia della sorella che vive  a Londra.

Salgo tra le vie del quartiere Aventino, mi fermo a Santa Prisca, dove lascio perdere lo sguardo in questo spazio sacro, il silenzio struggente viene poi accarezzato da un improvviso organo, cori e canti sembrano provenire dal cielo, e mi lasciano estasiato.  

Arrivo al Roseto Comunale, sono solo io e un grande cielo blu che protegge questo giardino immacolato. Davanti a me il cuore di fiori, i sentieri naturali, ossesrvo i prati, i luoghi che ho ammirato con Marta, al fiorire della primavera. 

dall'altra parte del Tevere, mi fermo di fronte l'isola tiberina, dove tutto sembra fermarsi, sembra riportarmi alla Roma di un tempo.

entro nei vicoli di Trastevere, assaggio cioccolata, pizza bianca, gelato da Otaleg gustato sulla scalinata di piazza Trilussa.

Un artista con chitarra elettrica allieta l'aria gia di per sè magica con le alte sinfonie dei  Pink Floyd.

Osservo le persone camminare, andare in bici, in monopattino, romani e turisti intrecciarsi lungo il tevere, lingue di tutto il mondo si fondono nella bellezza di Ponte Sisto che offre la migliore cartolina della città. Arte, musica, luci, il riflesso del Cupolone cade in acqua a specchiarsi, il fiume bagni i volti dei passanti con le pennellate color oro del tramonto.

Tutto tace, dentro di me. Tutto applaude.

Ogni vicolo di roma è oggetto del mio incanto, la città è circondata di bellezza, ogni angolo lascia sorpresi, in ogni punto scatto fotografie con gli occhi e tengo quella luce dentro di me, è sempre preziosa l'occasione di sorprendersi, meravigliarsi, di non perdersi lo spettacolo che abbiamo costantemente davanti gli occhi. 

Da via Giulia entro nei piccoli graziosi vicoli che portano a Campo De' Fiori, vinerie, librerie, gallerie d'arte, antiquariato, le persone che siedono in questi angoli sono tipi interessanti, mi affascina il loro isolarsi dal chiasso delle piazze, il loro parlare a bassa voce, dentro spazi alternativi.

Attraverso Corso Vittorio, proseguo su via del Governo Vecchio,  mi siedo in una enoteca all'angolo.

Sopra di me, i fregi quattrocenteschi dei balconi mi portano a immaginare la Roma di altri tempi, i caffè  frequentati da baffuti scrittori con grandi cappelli  che siedono a ragionare e dibattere sulla società.

Due ragazzi, di fianco a me, parlano di donne, chirurgia estetica, attenzione al fisico, andare in palestra.

Parlando di una in particolare, chiedono consigli alla cameriera su come fare colpo con un messaggio in inglese. 

Davanti a me, due amiche turiste mi sorridono,  piu avanti una famiglia, ai lati due genitori e una figlia sembrano piu una comitiva da come si lanciano sguardi e parlano, dalla sintonia del loro dialogo, conversano scambiandosi idee e  risate, sembrano una cosa sola. La luce che mi riflette è un comune modo di stare al mondo, non solo di volersi bene.   Quando si alzano, la figlia poggia la testa sulla spalla della madre, che la abbraccia, guardandola. Si osservano, in profondità. Uno sguardo intenso, intriso di dolcezza.

 Li ritrovo piu avanti, in una pizzeria, lui mi riconosce, mi sorride e fa cenno alle due donne.

Passo in libreria, poi al Market, mi inoltro verso l'Anagrafe. Salgo fino alla Chiesa della Consolazione, dove si sono sposati i miei. 

    Fuori tutto è buio,  la porta della chiesa è spalancata, come una luce aperta sul mondo. i riflessi dell'altare riempiono di sacro l'intera  piazza, tutto si illumina e si silenzia, i sampietrini brillano come fossero oro.

Passo al Velabro, poi tra i locali di Circo massimo. 

La sera, una pizza con mia zia e i miei genitori. 

risate, allegria, simpatia dei camerieri. mia madre si illumina nel vedere i balconcini all'interno del locale, mi emoziona vederla gioire delle filanti mozzarelle, bacio papà che ride mentre gusta la sua solita Napoli con alici: " aò, quanto m'è mancata na bella pizza!"

  Zia, il giorno dopo mi chiama per confidarmi la sua gioia nel vedermi e stare tutti insieme.

Sono sdraiato sul letto, in mutande, solo e libero. I piedi aperti all'esterno, Nina Simone coccola l'atmosfera, un libro a fianco, una lampada di sale in terra, le preghiere dei Maestri intorno, due amanti dipinti da Marta mi guardano addormentarmi, lanciandomi un bacio. 

sopra i libri, piccoli lumini invitano a seguire il sentiero. 


è dolce e lieta la vita quando sei in Amore.






























































































































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