Le vette della gentilezza.

Viaggio in bus verso Dharamsala, in compagnia di 4 simpatici colombiani. Uno di loro, Vamsi, insegna yoga, e mi sta trasmettendo una buona cultura  di Iyengar Yoga. È uno stile che richiede costanza e disciplina, ed è quello che cercavo. Vamsi ha studiato, diventato freelance come web designer, poi si è stufato: " guardavo i miei amici, la mia famiglia e vedevo che non era quella la vita che volevo. Non trovavo risposte, non trovavo un senso. L' ho cercato dentro di me,lontano da tutti. Poi sono arrivati due maestri a cambiare la mia vita, poi lo yoga ha fatto il resto." Con sua moglie, ha lavorato per due anni in america, 6 mesi l'anno, hanno messo via i soldi necessari per dare vita in Colombia ad un loro sogno: centro spirituale, corsi yoga e cibo vegano. Ora porta in giro studenti colombiani non per vedere bellezze turistiche ma  per dare loro un opportunità "per trovare sé stessi."  In questo magic bus verso Dalai Lama, mi rilasso guardando fuori e sento ogni volta che parto una fresca sensazione di pace. Osservo dal finestrino la mia vita, scorrono immagini e ricordi. Quando ti mettono un piatto di pasta che non ti piace, che non vuoi mangiare, ma ti ripetono che è solo quello che offre la casa, puoi scegliere di stare a digiuno o di accontentarti. Così sento di aver fatto con la vita che mi sono visto scorrere davanti; sei bambino e ti diverti.sei giovane, e te ne freghi. poi cresci, apri gli occhi e vedi che cosa c'è di interessante li fuori. A me la vita degli altri non piace, la vita che gli altri hanno accettato io non riesco ad accettarla, mi sento un gabbiano in città, un pesce fuori dall' acqua, non penso che gli altri sbagliano, penso solo che non è questa la mia vita. Vedo nello stile e nei ritmi, nelle scelte e nei rapporti tutto condizionato e imposto dalla società, per non farci gustare la vita ma i soldi, cose anziché persone, interessi anziché relazioni, egoismi anziché condivisione. Arrivo di notte, il cielo brilla di stelle, le cime himalayane fanno timidamente piccole comparse sullo sfondo, l'aria è fredda ma magica, il silenzio fa un rumore tale da portarci in estasi. Mi sveglio e sono tra le nuvole, la primavera e le bandiere tibetane. Si cammina nel bosco, si passa tra caffè con immagini del Dalai Lama a monaci che camminano lenti, i colori di ogni via sono mantra appesi ad alberi che invitano alla compassione e alla gentilezza. Siamo nel cuore della cultura tibetana entrata via terra in india dopo un viaggio lungo carico di dolore e morti. La Cina ha distrutto il Tibet per volere di Mao, per far tacere ogni respiro spirituale e far vivere la cina solo di violenza e materia. Quello che oggi viviamo in tutto il mondo, vengono repressi gli spiriti liberi per far governare in santa pace i conquistatori imperialisti, i cavalieri del Dio denaro, unica religione in cui credono. Spendi, soffri e poi sparisci. Senza farti domande. Per fortuna l'india fa ancora cantare i mantra dalle voci di anziani tibetani segnati dalla saggezza e dalla pazienza, fa ancora vibrare il suono delle campane dai templi e dagli alberi, fa girare senza sosta nonne e figli intorno alla ruota della vita, per liberarsi dal ciclo delle rinascite.







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