pomeriggio di libertà.

 ho sempre amato il pomeriggio.

è quella sensazione di uscire di casa e perderti tra la gente, ti mischi alla folla e ti lasci attraversare dalle cose, sei all'interno di un'onda, non nuoti piu, lasci che il vento ti porti dove vuole.

è letteralmente questo Stare nel flusso, tu non ti intrometti piu tra le cose, lasci che scorrano insieme a te, e questo fluire ti fa sentire libero e potente, eccitato come mai nella vita.

sento il corpo battere a terra, sento il rumore del mio stare nel mondo secondo dopo secondo, mentre il ragazzo mi serve il caffè, mentre assaporo l'aroma e guardo fuori dal vetro, mentre gusto un pasticcino, il sole che entra, la gente che passa, la tazzina caldo, il contatto della mia mano con le cose che afferro, trattengo, lascio. l'aria che si percepisce tra un respiro e l'altro proprio sotto le narici, quella sensazione li è la porta della libertà. sei entrato nel flusso delle cose, sei nel momento che vivi, al cento per cento.

l'archeologa spiega che questo tratto della via ostiense si trovava tra gli snodi commerciali del tevere che portavano al porto e la strada che portava in centro. una via del mare e una di città, da un parte l'acqua, dall'altra la terra.

mentre lei parla, resto affascinato dalle persone del gruppo, ognuna con la sua storia, i suoi colori, i suoi occhi, la ragazza che scatta le foto, la donna che si apre la sciarpa, l'uomo taciturno che si nasconde, ogni vita brilla al sole di un parco, e mntre viaggio tra le storie di un epoca antica il mio sguardo si intreccia con le ragazze che camminano al parco, le donne che leggono sulle panchine, i cani, i bambini, le famiglie, le ampie strade di cemento bianco che ruotano intorno ai giardini e fluiscono alla basilica.

Qui San Paolo fu decapitato in quanto romano, mentre Pietro crocifisso perche non romano. Proprio qui, dove è avvenuto il martirio sono state ritrovate le tombe dei romani che non potevano essere seppelliti dentro le mura di Roma. Una ragazza del centro di restauro ha ideato una tecnica naturale per recuperare affreschi e dipinti delle decorazioni pittoriche intorno ai sarcofagi, usando oli essenziali di origano, mente peperita e mentuccia, in modo da salvaguardare i danni fatti dai restauri fatti con materiale chimico.

la luce dei volti che si incuriosiscono, l'anima dell'archeologa che racconta e si illumina, gli occhi dei passanti, la luce del sole che cala dietro la chiesa, i monopattini che sfrecciano, le ragazze che corrono, entro nell'esperienza con tutto il mio corpo e mi emoziono nel sentire la vibrazione di un quartiere ricco di storia e miti, spiritualità e culti romani.

cammino per le strade mentre roma tramonta, scrivo a cecilia, la ragazza del canapa shop che per l'aperitivo non me la sento.

ragazze in bici dipingono nell'aria un paesaggio da fiaba, il cielo siede accanto al fiume e insieme disegnano un immagine di pace che rallegra il via vai di ponte marconi.

la fortuna di scegliere cosa vuoi fare in ogni momento, la libertà di muoversi liberamente, la gratitudine di sentirsi in pace.

stamattina mi sono svegliato e ho subito meditato, poi yoga doccia fredda e colazione, una routine che ormai non salto neanche se sono in viaggio, anche fossero solo pochi minuti ma scrittura meditazione pranayama journaling e doccia detox sono parte stessa del mio alzarmi dal letto.

inizio a lavorare che sono fresco e riposato, rinvigorito e grato.

parlando con mia zia, rifletto sul fatto che spesso ci annoiamo a stare bene, ci cerchiamo una zona conflittuale per sentirci vivi, quando ci siamo abituati a nutrirci di emozioni negative, quando mancano, ci mancano, le andiamo a cercare come fossimo affamati alla ricerca di cibo. La vita non fa altro che servirci il piatto con le portate richieste.

ma, ad un certo punto, anche se questi dolori emotivi sono figli di una ferita piu antica, per quanto tempo ancora dobbiamo dare il potere ad una ferita di governarci la vita. è piu forte la ferita o il nostro amore? quanto potere vogliamo dare all'evento esterno o alla persona con cui generiamo il conflitto?

la cosa piu difficile da fare è mollare un abitudine, un atteggiamento mentale e un bisogno emotivo.

lasciare andare gli attaccamenti vuol dire anche lasciare andare un immagine di noi che non è piu reale, lascar cadere quella fantasia che inventa continui scenari spesso catastrofici. Quell'immagine che abbiamo costruito non c'è piu ma fatichiamo ad accettarlo. sembra paradossale ma la comfort zone è anche stare nel disagio, perchè  in quel luogo ci sentiamo a casa, è un ambiente conosciuto e lo preferiamo a cambiare rotta verso nuove mete e un nuovo me.

Stamattina parlavo al telefono con marianna, le dicevo che quando ci incastriamo nel passato, quello che veramente sarebbe utile fare è non tanto perdonare l'evento o la persona quanto quella parta di me che viveva quella situazione. Prima di lasciare andare tutta la scena dovremmo dare un'occhiata a quale parte di noi ci ferisce tornare a guardare e perchè, cosa ci crea scomodità nel rivederla, ed è proprio quella zona nostra interna da rivedere, non tutta l'evento in sè il contesto e le persone.  quel contesto esterno è lo scenario che fa da sfondo alla trama principale che è il nostro mondo interiore.

l'unica funzione utile del passato è rivedere cio che ci ferisce ricordare, fino a scioglierlo per poi lasciarlo andare.  le persone che hanno fatto da attori nella scena vanno visti come i migliori amici del nostro cuore perchè stanno lavorando per la nostra liberazione.

quando sei nel qui e ora non puo accaderti niente altro che la gioia del momento presente, cosi come è.

quando ti vivi tutto, senza tralasciare niente, vivi nella gioia perche  il cuore è aperto all'esperienza e non lascia che intervenga la mente con le sue innumerevoli interpretazioni.

ti diverti e sei libero, danzi nel mondo e ti godi la vita, brilli di luce e sei leggero, fresco, divertito e sorpreso, incantato dall'aria, dal cielo, dai giochi dei colori, dalle forme delle persone, le piazze, le strade, i bar, i negozi, tutto è dentro la scia del tuo occhio interiore.

mia zia dice che per chiedere di lavorare nelle carceri e negli ospedali vuol dire che sono arrivato ad una centratura emotiva invidiabile, una volta non lo avrei mai potuto fare.

io credo che la strada da fare per me è ancora lunghissima e piena di insidie che mi sono costruito e ho richiesto, l'unica cosa che è davvero cambiata è la mia irrefrenabile volontà di aprire il cuore senza nessuna paura di cadere, fallire, inciampare, e rialzarmi.
























 

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