In viaggio.

Sono le 5,30, è buio, ci sono solo io e i cani che mi ronzano intorno. Vedo arrivare donne che recitano canti religiosi, accompagnate da monaci.

Il Bus parte alle 6, si ferma per la benzina, prendono a calci la serranda per svegliare il tipo del distributore. Aspettiamo interminabili minuti.

Un viaggio di 10 ore, tra le solite buche salite e discese.

Arrivo a Kathmandu,  non voglio taxi, cerco di comportarmi come un locale, vado a piedi, prendo una via, riconosco un ponte, mi oriento e prendo un bus, dico il nome di una zona che ricordo, arrivo a Gaushala e alla cieca scendo, perdendomi tra i vicoli. Una guardia giurata cerca di aiutarmi, un altro gentilissimo mi fa attraversare vicoli e sorrisi nella più autentica Kathmandu. Proseguo solitario verso l'aeroporto, cerco l'hotel ma non si trova e nessuno sa dove sia. Guardo il cielo sfoggiare una luce tenera sul mio cammino, mi sento ancora in Nepal. Alla fine dietro una costruzione semi distrutta trovo questo hotel dove avevo prenotato da diverse settimane. Sono stanco ma felice. Il ragazzo però mi comunica che stanno facendo i lavori, non ha camere né cibo, solo una camera ma di lusso. Ricordo a me stesso di amare il Nepal. Esco, provo altri 3 finché un ragazzo mi aiuta a trovare il più economico. Il servizio è essenziale ma io non ho voglia di proseguire oltre. Fino al mio ultimo secondo ho vissuto questo viaggio come una continua avventura. E di tutte le disavventure quello che mi resta è la commovente disponibilità della gente ad aiutarmi, anche senza sapere una parola d'inglese.

Si torna a casa. Un nuovo viaggio,  una nuova vita.

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