Lumbini.

Mi stavo meravigliando della curiosa assenza di zanzare, il primo viaggio in Asia senza gonfiori, ed ecco che Lumbini ha riportato tutta nella tradizione. Qui sono ovunque, in camera, in strada, nel tempio.. non si scordano mai di te.

Matttinata piovosa e grigia, aspetto per uscire, me la prendo con calma, doccia ( fredda, ma hanno i pannelli solari!😎), colazione  e ricche letture.

Mi avvio verso il lungo viale, lascio qualche banana alle scimmie che si aggirano tra il fango e le bancarelle, entro e percorro una strada tranquilla tra alberi di sal e corsi d'acqua, una selvaggia zona bucolica. 

Faccio il biglietto, tolgo le scarpe e mi avvio nel tempio dedicato a Maya Devi, madre del Beato. Una parco enorme, all'interno del giardino sacro milioni di bandiere si levano tra gli alberi, gruppi di Thailanesi cantano e pregano, una colonna ricorda il famoso imperatore Indiano Ashoka, in visita a Lumbini per  omaggiare i luoghi sacri di Buddha. All'interno del tempio la pietra che indica il luogo dove è avvenuta la nascita, un'area archeologica tenuta benissimo si può compiere un parikrama intorno alla natività. Mi unisco al lancio di soldi verso gli scavi; questi pezzi di carte che volano ininterrottamente in aria sono un immagine allegorica del distacco dai beni materiali, una liberazione dagli attaccamenti, offrire qualcosa di sé senza badare ai propri possessi.



Faccio un giro, vedo qualche tempio nella zona, poi mi incammino verso la parte ovest; qui, si attraversa un canale che divide in due parti il parco, si può raggiungere ogni sito in barca, con risciò bici o a piedi, come faccio io.

La parte ovest ospita i monasteri di Francia, Germania, Austria, Nepal, Vietnam.. e riconosco una qualità superiore in quello austriaco e tedesco, entrambi di tradizione tibetana, e nel nepalese.




Continuo a camminare in piccoli e sperduti viali nella campagna desolata, qualche anima locale gira in bici, sul ponte alcuni siedono a guardare il canale mentre donne coperte da maschere puliscono le strade.  Arrivo alla fine del canale e mi meraviglio di come questo sito religioso sia salvo, per il momento, dalla logica del business; non ci sono bar, ristoranti né negozi souvenir. Si passeggia rilassati nel verde tra i templi di mezzo mondo.

Cammino fino a trovarmi davanti la maestosa luce bianca della World Peace Pagoda, una delle 100 volute dal monaco giapponese dopo la guerra mondiale.

Mi siedo in mezzo, fermo, a sentire per un istante, il candore di questa beatitudine. Due ragazzi nepalesi che fanno i succhi con la canna da zucchero ridono nel vedermi a terra, tra loro; il rumore del motore acceso è per me meno forte di quello soave degli uccellini. Guardo il volto del Budda e mi perdo in questa pace mondiale.

Salgo e faccio la circumambulazione, giro intorno a questo enorme e perfetto cuore di buoni auspici per il mondo. Qui a Lumbini, sugli alberi, sui cartelli, sui templi, è ricorrente la speranza di pace per questa vita. E si trasmette a chiunque passa da qui, qualsiasi sia la sua provenienza o religione. Scendo giù al parco, mi fermo sull'erba a leggere. C' è un bellissimo sole. Dopo un po' vengo chiamato da un gruppo di nepalesi di Butwal, che mi chiedono di raggiungerli. Sono amici, chi sposato, chi con figli, e 3 giovani studentesse, una delle quali vive in india. Mi chiedono perché sono solo, perché single, perché non sposato, cosa leggevo, se penso a tornare in Nepal.. le ragazze mi offrono squisite ciliegie, e delle frappe fatte da loro.. mi chiedono una foto tutti insieme, ridiamo e ci salutiamo con reciproco affetto.



Riprendo la strada, i canti intorno, i pellegrini tailandesi, l'atmosfera genuina nei templi, la simpatia dei monaci, i giardini e lo stile delle pagoda, degli stupa, delle colonne, starei ore a girare per questo parco incantato.

I monasteri sono affascinanti, ognuno diverso stile. Il thailandese spicca per esuberanza, il birmano è semplice e autentico, la cambogia si supera con un ingresso che sembra
angkor wat e un tempio sfavillante di fregi, immagini, colori e un Budda all'interno che mi fa restare li, per un po', in meditazione.



 

Sri Lanka, India, Corea, monastero internazionale gestito da monache, centri di meditazione, istituti che si occupano di educare ad una cultura di pace. Completo il giro, cammino intorno allo stupa, in ogni giardino o tempio è illustrata la vita del Budda. Mi ferma un poliziotto, anche lui mi chiede da dove vengo, un simpaticissimo uomo in divisa, in pace. Al centro, una fiaccola ricorda la purezza di questo luogo, il senso profondo di quello che da qui è iniziato. Si vede lontana, alla fine delle acque, la luce bianca della pace nel mondo. Di lato, una campana con incisioni di mantra, mostra l'importanza degli insegnamenti. 


Mi giro e trovo il Piccolo Principe che ricorda al mondo di essere nato e perché. 


Torno al Maya Devi temple, poggio la testa nrel punto di rottura, nel cuore di ogni cosa, li dove è nata la risposta e la via. Esco in giardino, la luce del sole quasi al tramonto cala sulle bandiere e sugli alberi: gruppi di thai in preghiera, chi recita canti chi si scatta foto, chi medita, come me, nell'ora più bella. I mantra escono dalle voci thailandesi, indiane, nepalesi, dai templi e dai giardini, dalle mura e dalle vesti rosse, dalle mala sul polso, dalle monache birmane che mi si avvicinano ridendo. È un suono che mi accompagna da quando sono arrrivato; il mantra, qui a Lumbini, diventa una trappola magica a cui non puoi sfuggire.



Torno a mettermi le scarpe, un giovane monaco, austriaco, mi chiede di tornare domani al monastero; lui vive qui da anni, e sul volto ha la luce del tranquillo e sereno distacco, un sorriso beato. 

Torno a mangiare dalla famiglia di ieri, la figlia mi racconta la storia del loro Guru, finito in prigione per colpa di calunnie da chi lo invidia e lo odia. Aggiunge che in carcere, sta facendo nuovi seguaci.

Domani ultimo giorno poi si viaggia verso katmandu e poi Roma. 

Sarà sempre incerto quello che ci aspetta, e sarà sempre bello.



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