The longest road home.

I ribelli del Kashmir non vogliono farmi tornare alla vita occidentale, così il volo per Istanbul ritarda e io dovrò dormire in Turchia per partire il giorno dopo.

Al cech-in attendo piu' di un'ora per il biglietto, non mi fanno passare il sacco a pelo e dovrò sbrigarmi tutto il resto ad instanbul. Guardo una signora affannarsi nelle pulizie, la guardo e le chiedo se accetta il mio sacco a pelo; lo prende, ride di cuore, va verso il bagno e lo mostra al suo collega, una tenerezza fuori tempo. Ripercorro i momenti vissuti nel viaggio: il mio cuore non finirà mai di essere grato a tutti i nepalesi che mi hanno aiutato in questo cammino. Dalle ricerche delle strade, nel trovare i mezzi, nel tenermi lo zaino, nel riconsegnarmi cellulare e vestiti lasciati nel bus, nell' accogliermi in strada tra loro, nel farmi sentire in famiglia, seduto in strada per un chai, invitato in casa, ospitato in una home stay dove ho potuto vivere tra loro, la loro quotidianità, la loro gentilezza e semplicità. Ogni volta mi sono seduto da solo, ho trovato un nepalese a farmi compagnia. Sono uscito dalla stanza per andare verso l'aeroporto e sembrava fossi sempre vissuto li; un ragazzo si era ricordato che il giorno prima cercavo disperato una stanza, mi ha aiutato a trovarla e mi ha fornito la connessione internet, mentre una guardia giurata ha fatto un pezzo di strada con me lasciando l'ingresso che sorvegliava. Sceso in strada la signora che fa il chapati  mi chiama per salutarmi, un'altra darmi il buongiorno, altri con Namaste', sorrisi e inviti a bere un caffè, in un semplice vicolo povero e sperduto, mi sono svegliato circondato da sorrisi. La loro vita, il loro modo di essere, è un insegnamento che mi porto dietro. Andare o tornare, poco cambia, quello che veramente fa un viaggio è il cammino che prosegue dentro te stesso, in profondità, sulla via della bellezza.

La vera svolta, il traguardo più grande alla fine del sentiero, è arrivare ad addormentarsi senza neanche un pensiero.

Il viaggio fino ad instanbul prosegue tra una leggera pennichella e una serie di film.. quando arriviamo mi trovo in compagnia di un francese, una ragazza e un signore tedeschi, a condividere la stessa sorte. Il francese è uno scrittore di romanzi, ha scritto per Libération, Geo Magazine, vissuto per due anni a Villa dei Medici a Roma, dove ha avuto il privilegio di far nascere sua figlia, sopra i tetti della capitale. Il signore di Francoforte è un artista del legno ed ha lavorato a kathmandu e Baghtapur con gli artigiani nepalesi. Usciamo con la navetta e ci dirigiamo tra le luci notturne di Istanbul verso l'albergo; palazzi, ristoranti, hotel, locali e caffè, una città che sembra molto viva e affascinante, da visitare con calma. Mentre scorre la mia prima immagine in Turchia mi perdo nella bellezza dell'imprevedibile, della scoperta di ogni giorno, di ogni luogo, di ogni incontro, la vita ti ricorda quanto sia affascinante nei momenti di maggior disagio, quando la stanchezza porta a distrarti dalle meraviglie.

Arriviamo in un albergo di super lusso che ci delizia con poltrone relax per sdraiarsi e massaggiarsi, un buon pane caldo con isanalta fresca, zuppa vegetale e diversi tortini con riso fagiolini peperoni e carciofi.

Al ristorante conosco una simpatica coppia di Stoccarda; scopro che lui è fan di Lucio Dalla dopo che ha per caso assistito ad un concerto negli anni 80, in una festa comunista a Civitavecchia. Mangiamo beviamo ridiamo e ci stringiamo in questa calda condivisione della notte imprevista.

Ogni giorno è un viaggio, l'avventura continua ...


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