Dreamers.

Ho sognato una terra che inizia adesso a guardare la vita. Ho sognato questo mondo, le stesse facce e i cuori in pace. Ho visto il potere solo dove batte il sole. Ho visto le carte solo per scrivere lettere. Nessun appalto per decidere dove inquinare, nessun soldo da riciclare, neesun nuovo palazzo dove costruire conti blindati che viaggiano al ritmo di droga rifiuti e veleni tossici.

Ho visto un sogno negli occhi di chi non capiva dove andava, di chi non sapeva cosa faceva. Ero seduto sullo stesso posto di un poeta che tornava in paese. Una donna dagli abiti semplici e gli occhi profumati di amore mi raccontava i suoi libri, il tempo dedicato ad un caffè, il sole sopra gli abiti a fiori, le finestre aperte sui monti. Ho seguito questo sogno che mi faceva conoscere musiche mai ascoltate. Eravamo molti in questo sogno, sembrava di ricordare come muovere il pianeta, come scegliere di fermare un ritmo di morte. I viaggiatori scendevano in paese, chi si fermava a scrivere sulle scale, chi sceglieva la prossima città dove andare, chi dipingeva la vita guardando gli occhi di un animale, la danza di un fiore, il colore del mare. Questo ritmo sapeva di vita, giravano libri come persone, dibattiti e allegria vivace, musica per le strade, vicoli che portano allo spiaggia, nessuna traccia di soldi, di rumore, di tv o di pistole. Ricordo che le uniche volte si correva era per prendere un volo improvviso, per seguire il soffio di un momento, l'idea di un fermento. Questo sogno di vita insieme, semplice e difficile, mi ha acceso il cuore. Mi ha ricordato che cosa sia versare poesie sui muri e lasciare libri ai bambini. nel sogno ho visto poesie che non avevano interessi, erano interessanti mondi che lanciavano possibilità sopra alle vette e sotto le stelle, uno squarcio in cielo come un arcobaleno. Come è possibile che noi siamo arrivati ad una distanza così enorme da tutto ciò? Nel profondo bosco chiamato silenzio ho visto ragazze sedersi senza vesti con nessun timore di subire un desiderio violento. Questo sogno durato poco mi ha portato a viaggiare tra stranieri, a sedermi con le signore del paese, a passeggiare sotto archi,  a dipingere scale per proteggere un dolore, un ricordo, un amore. Ho dormito insieme a gente di ogni dove, guardando nelle stanze con la sole luce del sole, lavandosi al pozzo, sotto il calore del cielo, coprendosi con coperte e rinfrescandosi con tisane di erbe. Nessun telefono per comunicare, foglio e penna per raccontare, amare, sciogliere e preservare. Chi sedeva al tramonto per pregare nel profondo, per sfogliare sentimenti e sciogliere paure; restare insieme, partire e incontrarsi, lasciarsi e ritrovarsi. Una famiglia sola, che  ha le porte aperte e le case senza chiavi. Una sola lingua tradotta dalla parola amore. Per noi un mondo cosi è folle, figlio di sogni non attuabili. È normale invece, questa società. Fredda, che si accontenta, si divide, spende e si offende. Soffre, chiede, dona poco e desidera troppo. Dipende da aziende, da gruppi che decidono le nostre vite, da abitudini imposte, da pubblicità studiate, da nemici ogni giorno portati sul nostro piatto, per farci abituare ad odiare sempre qualcuno, come un vizio.
Questa società ha costruito un uomo che non si guarda,non si cerca, non approfondisce e non si calma.

Una società che non vive insieme e tende a separarsi sempre più è una società che ha perso ogni sano istinto di sopravvivenza felice.

Poeti, viaggiatori, poeti, falegnami, scrittori, pittori, scultori, volontari, architetti, ingegneri, ricercatori, studiosi, storici.. Che vivono insieme, senza nulla pretendere, senza nessuno possedere. Una relazione serena col mondo e il proprio corpo, con gli altri e la natura, un rispetto che si fonda sul silenzio, che custodisce santuari e non si cura di ciò che sono i beni materiali.

Un mondo in pace, che spoglia la mente di ogni illusione dualistica, che non resiste ad alcun cambiamento, che accetta lo scorrere dei secondi vivendoli come diamanti preziosi.




Ci sediamo ogni giorno aspettando notizie dai giornali e dai tg, un'attesa spasmodica del delitto da raccontare, dell'ingiustizia da sfogare, del politico da insultare. Viviamo in perenne stato di conflitto, anche senza guerra alle porte, come ci fosse un bisogno di morte e nessun senso della sorte.  Le popolazioni che hanno vissuto la guerra sanno cosa vuol dire pace e amore, calma e silenzio, nessun sparo, nessun conflitto. Dovremmo vivere più a contatto coi fiori che coi telefoni, per capire l'amorevole eleganza di una scelta di pace. Dovremmo scegliere di amare la vita non solo scrivendo un post ma vivendo grati e amando ogni attimo, ogni parola, ogni persona, ogni cosa ricevuta.

Abbiamo paura di persone giovani come Greta che non hanno paura: di dire la verità, di amare il pianeta, di scegliere la vita. Preferiamo stare  a guardare, giudicare anziché fare, anziché scegliere un piccolo coraggio al giorno, un piccolo grazie, un pezzo di carta che diventa un portafogli.

Ogni giorno è un possibile ricordo di un perfetto mondo, dove noi guardiamo tutto con occhi diversi, dove rovesciamo ogni abitudine e proviamo a fare tutto in maniera diversa, seguendo cosa sentiamo e non cosa fanno tutti.

Il cuore porta le persone a stare insieme. I social, la politica, le economie del capitale vogliono solo che le persone stiano lontane. Che votino partiti che si odiano senza mai cambiare, che lascino le cose come fossero normali. Bisognerebbe ogni giorno ricordare chi questo paese lo ha voluto preservare da un clima di odio. La verità non la scopriremo mai nei social e sui giornali. La scopriremo nel profondo del nostro essere, nella nostra storia personale, nel sguardo al presente, una gigante lente che gaurda tutto e non si perde niente.

Siamo figli e fratelli di alberi e foglie, siamo uniti ad ogni odore, siamo un solo respiro che calma e ferma ogni grido di dolore.

La sola e sana voglia che dovremmo conservare è quella di vivere ogni giorno in pace una vita tranquilla, che cura ferite rabbia e ansie non contemplando mai il conflitto, dimenticando quello che abbiamo conosciuto, rimuovendo il negativo con la cultura del sorriso. 

Tutto quello che ci tormenta è il pensiero dell'altro, di cosa abbiamo bisogno, di cosa ci manca. Dovremmo pensare invece a cosa dovremmo dare, di cosa ha bisogno l'altro, a cosa possiamo fare per migliorare anche un solo granello di mondo.

Le relazIoni, i soldi, i conflitti politici e sociali, la solitudine, la noia, la depressione, il lavoro che manca o non ci piace, la famiglia, le nostre reazIoni, il giudizIo di sé e degli altri, le ingiustizie, il tempo, le malattie, la vecchiaia e la salute, la nascita e i dolori del corpo, i desideri e cosa ci manca, cosa hanno gli altri e cosa pensano di noi, le pubblicità, i bisogni, i prodotti, sensi di colpa e inadeguatezza, le paure, i tormenti, il sonno, la libertà, le prigioni mentali, i disturbi caratteriali, i posti dove vivere, la casa, le spese, il ruolo da mantenere, i rapporti, la reputazione.. una vita tormentata da dolori che potrebbe essere guarita in un solo istante operando chirurgicamente dentro di sé e iniettando una dose infinita di amore.

La sola pillola che fa abbandonare ogni timore, la cura per felicità. Una medicina che non conosce controindicazioni, che rimuove il terrore della fine, che non ha paura di vivere né di morire.


Commenti

Post popolari in questo blog

Il sole della mia vita.

Impara ad amarti.

E allora vai.