Tibet.

Sogno spesso il Tibet. Lo sogno libero. Sogno di camminare tra le vette innevate sfiorando i tetti dorati e le bandiere della guarigione interiore. Sogno la sua musica, i canti dei bambini e le pagode come case.

Sogno di leggere insieme ai monaci gli antichi testi, camminare nel cuore delle montagne, sentire il vento e la saggezza del mondo. Mi vedo vivere tra loro, mangiare a terra, cantare e ridere, mentre le donne in vesti tradizionali cucinano e ballano, nella semplice vita dei villaggi, del colore rosso della pelle e degli abiti, del silenzio assordante, della pace della mente.

Mi vedo li, sotto i tetti di paglia, bere acqua al fiume e mangiare ravioli di verdure.

Mi vedo con la mala al collo, riversare i miei pensieri al dolore del mondo.

Sento travolgermi il cuore dalla cultura del tibet, sento di farne parte ed esserno figlio. Ho ancora sul palmo della mia mano l'odore del Dalai Lama, il suo sorriso lo sento ancora addosso, come fosse una casa dove dimorare la mia mente.

Quel senso di pace, di dorata quiete, tra le ruote che girano e i simboli tantrici, nella culla di Padmasambhava, sotto il cielo più alto del mondo, in quel freddo che trova calore solo nel cuore, quel senso di fine del mondo, di ogni tragedia interiore e inutile affanno, quella fine misteriosa e pura è la meta che ogni giorno mi allieta.

Il Tibet è il sorriso del mondo; nel suo fare divertito e nel camminare leggero ci insegna a giocare con la vita e a prenderci meno sul serio, ci illustra la via per restare incantati come bambini e saggi come anziani. Ci indica la strada per ridere ogni giorno e divertirci con quello che abbiamo, grati per tutto ciò che viviamo. La via della gentilezza che dimentica cosa sia la rabbia e il conflitto. Aldilà della paura scompare il dolore, oltre ogni attaccamento sorge la vita. Vivendo questo viaggio come fosse un sogno non ha più senso evitar la morte, la si accoglie come parte del gioco.

Solo oltre il nostro nome identificato ma privo di verità, si cela la più viva essenza, la gemma candida della nostra vita, la reale natura di ogni cosa, che scivola e si sgretola, che non trova morte ma conosce solo passaggio, interminabile passaggio come fosse vento, che cambia continuamente ma torna sempre, in forme diverse, sulla via dell'amore compassionevole.

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