Scegli di essere felice.

Parlando con mia madre ho viaggiato in una profonda Italia, piu semplice e autentica. Mi ha raccontato di nonna e nonno al cinema, di una vespa che portava in giro mamma e i suoi 3 fratelli, (in 6 su due ruote!!!), del Natale tra centinaia di parenti, dei regali fatti in casa, della carne come un piatto da gustare una volta al mese, le torte fatte in casa,  del latte da conservare, il pane da dare ai vicini.

Dei mariti che uscivano da soli per giocare a carte, delle mogli sole, dei silenzi lunghi e i mobili antichi, dell'odore della legna e delle canzoni d'amore.

Ho viaggiato come se stessi guardando un film. Gli occhi di mamma mostravano le immagini come uno schermo cinematografico, la luce che usciva dal suo sguardo aveva la forma dei sogni, era come un proiettore che ti fa sentire dentro la sala, seduto con tutti loro.

Ho pensato spesso.. Forse ho preferito stare solo nella vita anziché impegnarmi in una storia d'amore?

Abbiamo parlato dell'infanzia di papà, della sensibilità di mio fratello, di come i media ci hanno modificato i comportamenti, di come è bello tornare a sedersi tutti insieme in una tavola e giocare a carte in un giorno normale, come fosse Natale.

È allegro il momento magico del ritrovarsi.

Apro la finestra ed è rincuorante sentire la gente cantare, vederla ridere, condividere.

Abbiamo l'opportunità di guardarci dentro, ogni sfida è una preziosa opportunità per vincere le nostre paure.

Abbiamo la grande occasione per calmare ogni ansia e rilassarci.

Il cittadino, ride canta scherza, nonostante la paura di ammalarsi e impoverirsi. Ma sentendo i media, sembra sempre colpa del cittadino. Le strade sono vuote, col terrore stanno mettendo a tacere ogni opinione e movimento delle idee. È criminale anche un anziano che va a farsi due passi. Non i governi che ci hanno ammalato con polveri sottili, cemento, 5g, cibo intensivo, sanità al collasso, medicine e farmaci tossici e sperimentati sugli animali. La colpa è del cittadino. Lo stesso che non sa come arrivare a fine mese, chiuso in casa, con la paura di respirare.

Mi manca correre sotto il palco di un concerto. Mi manca la spensieratezza dei tempi del liceo. Mi manca fuggire dalla polizia dopo aver appeso su un manifesto la mia idea del mondo.

La vita ha milioni di facce, un mondo di straordinarie sorprese ogni giorno.

Mi scrive preoccupato un amico colombiano conosciuto in India. Sua moglie, che conosco appena, gli ha detto: senti valerio, senti se va tutto bene. Il suo messaggio é così caloroso e affettuoso da commuovermi; e mi colpisce sentire vicina una persona appena conosciuta in viaggio due anni fa.

Il viaggio non solo ti porta a conoscerti, non solo ti porta a conoscere, ti porta a capire. A capire il miracolo che si cela dietro il mistero di ogni giorno. A sentire la vita in ogni suono, in ogni silenzio, in ogni parola, in ogni odore, in ogni sorriso.

Abbiamo la possibilità di scegliere: se essere felici,se essere grati o oppure lamentarsi e non saper guardare con incanto ogni momento che ci attraversa il petto e ci trafigge il cuore.

"In mezzo a quelle cose che ogni giorno
Nella vita mi deludono
C'è spazio sufficiente anche per quelle
Che sapevi dare tu..."

In questi giorni che non troviamo nemici cui dare la colpa sentiamo disagio.

Il virus non ha un volto. Quindi lo cerchiamo in quello che corre, quello che fa un post, quello che non ha la mascherina.

La libertà scorre dentro di sé, anche dentro casa, dentro una cella, dentro un ufficio.

Tra il fruttarolo e il supermercato un mio amico fa il fischio nostro di sempre: in quel suo richiamo sotto la mascherina ho sentito battere il cuore della vita.

Parlo davanti un bellissimo sole con alcuni condomini e in questa paziente e rilassata conversazione ci trovo il senso di comunità, lo stringersi nelle difficoltà, la serena accettazione di ogni evento che ci costringe a riflettere.

Ogni tempesta è destinata a diventare giornata di sole, ogni dolore è destinato a far spazio alla pace.


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