#stareacasa

Mentre scrivo la gente fuori sta facendo file kilometriche davanti ai supermercati.

È una fase storica veramente delicata. Abbiamo l'opportunità straordinaria di fare ordine nelle cose che veramente contano in questa vita.

Sarà paradossale ma la gente sembra più serena.

Monopattini, bici, chi a piedi, chi si gode il parco e i bambini.

In questa improvvisa emergenza che sta mettendo a dura prova la pazienza e in ginocchio l'economia, si riscopre la fortuna di andare lenti, avere più tempo per sé e per i figli, uno spazio libero dove riprogrammare le giornate, facendo altro.

Le coppie si stringono sulle panchine, si guardano con dolcezza, in strada si tengono la mano... ed è cosi tenera e forte la stretta che la puoi sentire da lontano.

C'è un silenzio spettrale, che rigenera l'anima.

Vedo le persone accogliersi con gentilezza, riscoprendo la calma e la cura degli altri.

Una dolcezza improvvisa, nei modi e nelle parole, vedo risorgere un lieto ritrovarsi, una condivisione delle emergenze che ci fa sentire uniti.

Le strade semideserte, la preoccupazione lascia spazio ad un dolce e lento andare.

La comunicazione diventa compassione, sentirsi sulla stessa barca; nel mettersi i guanti, nello scambiarsi gesti, nel salutarsi e guardarsi, nel mantenere uno spazio civile che diventa una gentilezza.

Tutto cambia, tutto diventa nuovo, per molti non è facile accettare i cambiamenti, per altri una scoperta.


Le nostre abitudini sono sempre state il vero punto di rottura davanti ad ogni possibile cambiamento. Per non rinunciare alle nostre abitudini ci accontentiamo di continuare a fare una vita che non vogliamo, per paura di lasciare ciò che ci da conforto e comodità, per paura di ciò che non conosciamo. Siamo abituati al calcio, non ci possiamo rinunciare. Siamo abituati al telefono, non ci possiamo rinunciare. E non vogliamo rinunciare alla scarpa nuova, alla vacanza, alla macchina, all'orologio, ai social, alla moto, alla carne, alla plastica, al consumo infinito e incontrollato. Crediamo di averle scelte noi tutte queste cose, e invece ce le hanno imposte. Con i modelli che ci propongono ogni giorno, con i prodotti che studiano per farci comprare cose di cui non abbiamo reale bisogno. Occhiali, cappotti, telefoni, scarpe, viaggi.. Improvvisamente.. a tutto ciò, siamo costretti a rinunciarvi. E non certo per una nuova consapevolezza umana, purtroppo, ma per paura di ammalarsi. Altra cosa a cui non vogliamo mai abituarci, cosi come al fatto di essere fragili, soggetti a decadenza vecchiaia e morte. Vogliamo continuare a vivere senza riflettere sul senso del nostro vivere. Quante persone se lo chiedono quale è il senso profondo di questa esistenza?

Tornare alla normalità non è certo riprendere a correre da un punto all'altro della città come dei robot che non riescono a vivere di altro se non di ufficio e palestra.

Stare a casa per molti è perdere tempo e annoiarsi. Io invece credo che in casa si può produrre e creare più che in una situazione di stress.

Possiamo parlare di più, stare con la propria compagna o compagno, scrivere, leggere un libro, guardarsi un film, fare esercizi, dipingere suonare disegnare ballare cantare, ascoltare musica, riflettere fare yoga meditare, stare in silenzio, studiare, fare ricerche, approfondire, cucinare. La casa può essere un luogo creativo piu di un ufficio dove le distrazioni ostacolano la nostra serenità.

Spesso noi non riusciamo a stare soli, a stare in silenzio, a stare a casa. Abbiamo paura di guardarci dentro e quindi cerchiamo ossessivamente la distrazione, il ritmo accelerato, l'acquisto impulsivo e continuo.


 Stiamo imparando a prendersi cura di se stessi e degli altri stando a casa per quanto possibile,   seguire scrupolosamente le direttive delle autorità relative all’igiene e sul comportamento da tenere, per il nostro benessere e come atto di gentilezza e compassione nei confronti di chi è più vulnerabile.


Ogni malattia porta incertezza e offre un’opportunità per sviluppare gentilezza, presenza mentale e saggia riflessione.


Quello che di fondamentale stiamo imparando è la necessità di stare insieme e prendersi cura della nostra salute. Perché se siamo in salute possiamo essere utili agli altri, a chi è piu debole e ha bisogno.

La nostra responsabilità è ora quella di fare attenzione. Per proteggersi e proteggere gli altri.

Le persone anziane sono quelle più a rischio e abbiamo un dovere verso chi è nato prima di noi, verso chi è un punto di riferimento per figli e nipoti.

Le persone anziane sono la saggezza del nostro tempo, troppe volte sprecato davanti ad uno schermo, facendo male all'altro nelle relazioni, troppo assenti nella solidarietà, troppo presi da noi stessi, troppo distanti da uno sguardo sensibile e compassionevole nei confronti della vita.


Fate una telefonata ad un amico, un parente, chiedete scusa, dite grazie. Amate e amatevi. Siate gentili, onesti, sinceri, veri.

Non c'è mai troppo tempo.

Il futuro è adesso.

Il passato è servito per capire e migliorarci, non per ripensarci.

Amate la bellezza della vita, che è dentro.

È li la casa, è li la felicità.

Se sei libero li, non ti sentirai mai rinchiuso.

Ne in casa, né in carcere, né in ufficio.

Pensate a ciò che volete essere, diventare, a cio che veramente siete.

E ridete. Di fronte ad ogni evento.

Giocate.

Divertitevi.

Siate leggeri. 

Usate parole gentili e tirate fuori il vostro lato bambino. 

Da quel bambino escono i sogni e i colori della vita, il vostro talento naturale, la creatività che può fare del bene.


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